Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Solo 41 vittime avevano meno di 65 anni
I ricoveri diminuiscono per il quinto giorno, nelle Terapie intensive sono scesi sotto i 300. E il Qatar regala al Veneto un ospedale da campo
VENEZIA Secondo i dati della Regione, che ha preso in esami i morti negli ospedali, solo 41 vittime avevano meno di 65 anni.a
I dati della Protezione civile nazionale sono in linea con quelli della Regione: ormai da cinque giorni consecutivi la curva del contagio da coronavirus Covid-19 scende. In tutta Italia, ma nel Veneto, una delle tre realtà più colpite insieme a Lombardia ed Emilia Romagna, il rallentamento è più evidente: ieri il segno meno ha toccato sia i ricoveri nelle Pneumologie e nelle Malattie infettive, con un -30 mai visto che li abbassa a 1528, sia le degenze nelle Terapie intensive, parametro di riferimento:
-12. Per un totale di malati che finalmente va sotto i 300 e si ridimensiona a 277. Le vittime sono diminuite rispetto alle 24 ore precedenti da 38 a 28 e ora sono 750. Di queste, 75 sono anziani delle case di riposo. L’età media è di 82 anni ma attenzione, come si evince dai report diffusi dalla Regione, il
Covid-19 non uccide solo gli over 75, benché rappresentino la fascia più colpita, con 594 morti. L’infezione partita dalla Cina ha tolto la vita pure a otto veneti tra 45 e 54 anni e a 33 di età compresa fra i 55 e i 64. «Erano pazienti con patologie pregresse — avvertono i medici — cioè asma, tumore, cardiopatie. Ciò non significa che l’infezione non interessi i giovani e sani, purtroppo in Rianimazione ce ne sono, anche trentenni».
Tornando alla curva del contagio, un solo indicatore è in continua ascesa, cioè il numero dei positivi al virus, che con altri 601 casi confermati sale a quota 12.622. «Ma ciò dipende dai molti tamponi effettuati — spiega il governatore Luca Zaia — dal 21 febbraio, inizio dell’emergenza, sono 163.247. E riguardano pure molti asintomatici, però ugualmente infettivi. In ogni caso il miglioramento della situazione non deve far abbassare il livello di prudenza, anch’io non vedo l’ora di farmi una bella passeggiata tra i campi, il contatto con la natura mi manca, però dobbiamo ancora resistere. E continuare a stare a casa».
Ma quanto durerà l’emergenza? L’Istituto superiore di Sanità prevede il «contagio zero» tra un anno, ma uno studio del professor Giorgio Palù, professore emerito di Virologia all’Università di Padova e consulente della Regione, apre una nuova finestra. Pubblicato a febbraio sulla prestigiosa rivista scientifica FEMS Jour
Luca Zaia
Quando l’emergenza sparirà, prima di tutto andrò a farmi un giro per i campi. La natura mi manca
nals di Oxford Academy, l’elaborato ipotizza tre scenari per il Covid-19: o si estingue come la Sars, a cui assomiglia per
l’80%; o torna in casi sporadici come la Mers, presente nel
2012 e nel 2013 e tornata in piccoli episodi negli anni 2017 e
2019; oppure finisce e si ripropone in autunno in forma meno aggressiva, come i quattro coronavirus influenzali, per i quali è stato formulato il vaccino. «Il Covid-19 è un virus molto antropizzato, cioè riconosce bene l’ospite umano, al quale si è adattato nonostante il suo progenitore sia un pipistrello e non si conosca ancora il passaggio intermedio — chiarisce Palù —. E allora, essendo un bioparassita obbligato, ha tutto l’interesse a co-esistere con il suo ospite, non a ucciderlo, perché per sopravvivere ha bisogno delle sue cellule. Perciò è possibile che torni in autunno in forma meno virulenta».
E mentre il professor Palù studia il genoma del Covid-19, il professor Mario Plebani dell’Università di Padova continua a lavorare sul progetto condiviso con il professor Giuseppe Lippi dell’Ateneo di Verona per individuare nel sangue di pazienti e operatori sanitari gli anticorpi protettivi che potrebbero rendere immuni alla malattia. Sotto i riflettori i test sierologici, che suscitano qualche perplessità soprattutto in merito alla durata dell’immunità stessa. «Nei primi 40 soggetti esaminati abbiamo trovato una rispondenza degli anticorpi protettivi pari al 100% — rivela Plebani — ma è una casistica troppo bassa per giungere alle conclusioni. E’ vero, ancora non sappiamo se l’immunità durerà qualche mese, un anno o per sempre. Ci stiamo lavorando».
Quel che è certo è lo slancio dei veneti nel supportare la Regione, che finora ha speso 100 milioni in attrezzature e dotazioni sanitarie: sono arrivate 29.058 donazioni, per un valore che supera i 30 milioni di euro (5 versati dalla Banca d’Italia). L’ultimo aiuto giunge dal Qatar, che ha regalato al Veneto un ospedale da campo, da allestire a Schiavonia. Una prima parte dei materiali che lo compongono è atterrata ieri all’aeroporto di Verona, accompagnata da dodici ingegneri qatarioti che assisteranno al montaggio, affidato alla Protezione civile regionale.