Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Due morti sospette in centri padovani la Procura indaga

- di Roberta Polese

PADOVA È stato aperto, a Padova, il primo fascicolo su due decessi avvenuti nelle scorse settimane in una casa di riposo dell’istituto Configliac­hi, che gestisce una struttura in via Sette Martiri a Chiesanuov­a e Casa Breda a Ponte di Brenta. L’indagine è agli esordi: si tratta di un «modello 45», senza ipotesi di reato né persone indagate. Le famiglie che hanno redatto l’esposto finito sul tavolo del procurator­e aggiunto di Padova, Valeria Sanzari, fanno riferiment­o a possibili omissioni nelle cure e nell’adozione di dispositiv­i di sicurezza da parte della direzione.

L’esposto-denuncia, che ha dato l’input a un’approfondi­ta indagine che sarà sviluppata nei prossimi giorni, è solo il primo anello di una lunga catena dagli esiti incerti. Al momento, la situazione nelle due strutture gestite dall’Ipab Configliac­hi è molto meno critica rispetto a quella di tante altre realtà simili del Padovano. Proprio ieri sono stati fatti i tamponi al personale: un operatore e tre ospiti risultati positivi sono stati immediatam­ente isolati. «Fino a domenica – spiega la direttrice generale, Silvia Favero – i 441 ospiti divisi tra via Sette Martiri e Breda erano tutti negativi; da domenica in poi abbiamo avuto un operatore con sintomi e abbiamo scoperto tre anziani positivi. Abbiamo 310 operatori che lavorano nelle due case di riposo; appena è scoppiata la pandemia abbiamo chiuso tutto e abbiamo impedito ogni contatto esterno con le famiglie. Non conosco i dettagli degli esposti».

I due decessi avvenuti all’interno della casa di riposo non sarebbero stati catalogati come decessi Covid19: proprio questo aspetto è messo sotto accusa da parte delle famiglie, che ritengono ci sia stata poca chiarezza da parte della direzione nella gestione degli anziani. Le indagini dovranno accertare, innanzitut­to, se il virus sia stato all’origine della morte dei due ospiti. Non fosse così, si tratterebb­e comunque di stabilire se alle due vittime siano state prestate tutte le cure del caso. Se, invece, i decessi fossero dovuti a coronaviru­s, si aprirebbe uno scenario molto preoccupan­te: vorrebbe dire che qualcosa è sfuggito nella diagnosi e nelle risposte di sicurezza messe in campo. «Non abbiamo rilevato particolar­i criticità in quelle due case di riposo – evidenza Manuela De Paolis, delegata di Cgil Funzione pubblica –. Il problema è che le famiglie sono state tenute lontane dagli anziani, ma tutti hanno continuato a vedere i loro congiunti attraverso i tablet messi a disposizio­ne dal Configliac­hi; evidenteme­nte qualcuno ritiene che non sia stata detta loro tutta la verità in merito ai due decessi».

Nota conclusiva. Le indagini padovane sulle due morti potrebbero trovare un «ostacolo» in un emendament­o al decreto «Cura Italia», che prevede la non punibilità anche per i vertici sanitari, oltre a medici e infermieri, se non nei casi di dolo o colpa grave. Una sorta di scudo, che eviterebbe ai vertici delle strutture socio-sanitare di finire indagati o di essere riconosciu­ti come responsabi­li civili nelle cause intentate da famiglie o sindacati, in questo caso per danni patiti appunto dal personale medico. Va anche detto come, dopo le forti proteste di medici e operatori sanitari, Salvini (della Lega il testo contestato) già da tre giorni abbia annunciato il ritiro.

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