Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«Bene il decreto liquidità Possiamo aiutare le imprese»
Castagna (Banco Bpm): credito, il Veneto sfrutta i nostri plafond
VENEZIA «In attesa dei decreti attuativi, decisivi sul piano operativo, mi pare un decreto che tocca tutto il mondo delle imprese. Decisamente più ampio del primo, che riguardava soprattutto le moratorie». È positivo il primo giudizio di Giuseppe Castagna, amministratore delegato di Banco Bpm, sul provvedimento del governo per l’ossigeno alle imprese. I giorni scorrono accelerati, anche per il terzo polo bancario, dove l’operatività nell’emergenza coronavirus deve affrontare nuove priorità. E dove passa quasi in sordina, nell’assemblea a porte chiuse di sabato scorso, il passaggio epocale alla presidenza tra Carlo Fratta Pasini e Massimo Tononi. Fine di un’epoca, inizio di una nuova. Dai connotati stravolti dall’emergenza.
Partiamo dalla liquidità: si rischia il cortocircuito? Per il governo tutti potranno avere 25 mila euro. Ma le banche non possono derogare alle regole minime sulla concessione del credito.
«Per questo metto l’accento sui dettagli applicativi. E l’interpretazione va fatta a livello di sistema e non di singola banca: altrimenti rischiamo di dare servizi diversi ai clienti. Però, in generale, si potranno fare istruttorie molto più rapide: è il vero vantaggio delle garanzie al 100%. Se i dettagli arrivano subito, siamo ancora in tempo per intervenire e dare una mano alle aziende».
Le banche poi stanno lavorando con filiali in parte chiuse e possono ricevere i clienti con il contagocce.
«Vero solo in parte. Abbiamo limitato l’afflusso per tutelare la salute di clienti e colleghi. Ma è stato anche un modo, lavorando a distanza, di spiegare ai clienti che la maggior parte delle operazioni si possono fare da remoto. Stiamo lavorando tantissimo e non mi pare che le presenze scaglionate dei colleghi che lavorano a turni stiano creando disagi particolari; e le
” Fratta Pasini ha avuto coraggio nella fusione e ha gestito tre anni tutt’altro che facili
operazioni da remoto sono aumentate del 50%».
E le misure sul credito? «Chiaro, cerchiamo di sfruttare le agevolazioni governative. Ma le banche non stanno ferme: noi abbiamo già messo a disposizione 5 miliardi - 3 alle imprese e uno ciascuno a professionisti e commercianti e stiamo già erogando; il Veneto è una delle regioni che più ne sta approfittando: abbiamo già un centinaio di milioni di euro in istruttoria».
Si è detto che la ricezione fredda del vostro piano industriale fosse legata a una poco realistica previsione dell’impatto della crisi. Come state rivedendo i dati?
«Il 3 marzo l’emergenza non era ancora estrema. Considerando possibile una ripartenza già nel secondo semestre, non avevamo toccato le stime, già molto molto prudenti. Le cambieremo, quando avremo una visione più chiara sull’uscita da questa fase. In questo momento quel che più ci manca sono le commissioni su risparmio gestito e bancassicurazione. Il resto va bene: il margine d’interesse, anche per gli interventi sulla liquidità, migliorerà; e le garanzie dello Stato potrebbero ridurre l’impatto sul costo del credito».
C’è davvero margine per rivedere lo stop ai dividendi?
«Oggi una settimana vale come un mese in periodi normali. Ottobre è lontano: ci lasciamo aperta l’opportunità. La chiave sarà il momento di graduale riavvio delle attività produttive, con tutte le cautele del caso. Penso che agroalimentare e servizi, come le banche, abbiano mostrato che si può fare. Quanto prima si riparte, tanto prima avremo risposte sugli effetti della crisi».
Il governo sta varando norme a tutela da scalate ostili. Come le guardate?
«La Golden Share riguarda più il cuore strategico dell’industria e della finanza, con l’obiettivo di preservare le attività principali del nostro Paese. Siamo sul mercato, siamo una public company, forse l’unica banca italiana senza una proprietà diretta. Ora siamo molto più concentrati sulle iniziative per famiglie e imprese. Credo sia anche la risposta giusta più immediata rispetto a concentrarsi su quel che succederà in futuro del sistema bancario».
L’uscita di Fratta Pasini e passata quasi in sordina.
«La gratitudine nei suoi confronti è forte, sia per l’impegno nella fusione, per cui ci è voluto un gran coraggio da parte di tutti, sia per come ha gestito i primi tre anni di Banco Bpm: con un cda tutto nuovo, frutto di due banche popolari e senza una proprietà di riferimento, in cui era necessario mediare al meglio, per ottenere risultati. Sono stati tre anni complicati. Ma il bilancio 2019, con uno straordinario risultato economico dopo la messa in sicurezza degli attivi, è stato la miglior cornice per un passo d’addio»
L’arrivo di Tononi, con il suo passato in Mps, rende automatico immaginarvi orientati verso Siena. Ma la crisi congela tutto sulle fusioni?
«Guardi, ho sempre detto che abbiamo fatto una fusione per primi, per esser più pronti alla seconda fase. Da fare dopo esserci messi il vestito buono, dopo aver ripulito il bilancio ed esser tornati a guadagnare: le fusioni si fanno quando si sta bene in salute. Vediamo questa crisi come ci lascerà, quanto capitale riusciremo a conservare. Io sono ottimista; ma bisogna superarla, questa fase. Vedremo poi se sarà ancora un momento buono per pensare al consolidamento».
Nel piano industriale avete dichiarato interesse per l’area centrale del Veneto. Come vi muoverete?
«Intanto potremo far leva sulla nuova capacità di colleghi e clienti di lavorare più a distanza. Pensiamo di crescere nelle regioni dove siamo più forti principalmente sul mondo imprese, con presìdi specialistici, aumentando appunto i colleghi con competenze profonde d’impresa, nelle province dove siamo meno presenti. In Veneto penso innanzitutto a Vicenza, Padova e Treviso. In questa fase possiamo far vedere ai clienti che velocità e professionalità nel seguirli contano più della vicinanza fisica».
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A Vicenza, Padova e Treviso puntiamo a crescere aumentando gli specialisti del mondo corporate