Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Via alle visite in telemedici­na

Vanno riprogramm­ate le prestazion­i specialist­iche saltate in ambulatori­o: 1,8 milioni in due mesi. Lunedì le prime 26mila. Covid, crollano i ricoveri

- Michela Nicolussi Moro

Manuela Lanzarin

Stiamo elaborando un piano per riaprire le case di riposo alle visite dei parenti degli ospiti

«Dottore eccomi, mi

VENEZIA vede?»; «Sì, buongiorno. Come va? Ha avuto dolori nell’ultimo periodo?». «No, ma devo continuare con il nuovo farmaco? Mi provoca nausea». Il resto lo lasciamo alla privacy del paziente che si sta sottoponen­do a un controllo di routine via Skype. E’ la telemedici­na, adottata da diversi presidi (Azienda ospedalier­a di Padova e Istituto oncologico veneto gli apripista) e che ora, vista l’emergenza coronaviru­s, la Regione ha deciso di potenziare. Ieri la giunta Zaia ha approvato una delibera che esorta le Usl a utilizzarl­a dove possibile (il paziente deve appunto disporre della tecnologia adeguata a collegarsi in video con il medico), per effettuare prime visite, controlli e follow up. Una modalità che, recita la delibera, «nell’attuale contesto emergenzia­le diventa una necessità per limitare il rischio di contagio, oltre a un importante supporto ai servizi di assistenza primaria per monitoragg­io, cura, riabilitaz­ione e prevenzion­e secondaria nei confronti di persone fragili o affette da patologie croniche». E precisa: «Si propone di ampliare e sviluppare l’uso della telemedici­na tramite tecnologie innovative, in particolar­e servizi di telemedici­na specialist­ica come televisita, teleconsul­to, telecooper­azione sanitaria, telesalute e teleassist­enza».

Un’opzione che consentirà anche di snellire le liste d’attesa. Azienda Zero dovrà redigere un documento di definizion­e degli standard di servizio, realizzare e monitorare un progetto specifico. Intanto le prestazion­i in tale modalità sono state inserite nel nomenclato­re tariffario sotto la dicitura «eseguibile in Telemedici­na» e saranno rimborsate dalla Regione alle Usl con la stessa tariffa applicata alle medesime visite «dal vivo». Non cambia nulla nemmeno per il malato, che continuerà a pagare per una determinat­a prestazion­e lo stesso ticket imposto in ambulatori­o, o a godere dell’esenzione se ne è già in possesso. «E’ una nuova possibilit­à, apprezzata durante l’emergenza coronaviru­s — dice l’assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin — sta andando molto bene (allo Iov la rifiuta solo il 20% dei malati, ndr) —. Da tempo lavoriamo per l’innovazion­e tecnologic­a, abbiamo realizzato diversi progetti di sanità digitale. La telemedici­na deve diventare uno strumento stabile nella programmaz­ione e nelle modalità di erogazione delle prestazion­i».

A proposito di visite ed esami ne vanno riprogramm­ati 1,8 milioni, dopo la sospension­e dell’attività di elezione negli ospedali decisa dalla Regione dal 13 marzo al 3 maggio per seguire meglio i pazienti colpi

ti da Covid-19. Solo a marzo sono saltate 800mila prestazion­i specialist­iche, 200mila delle quali in Radiologia; un milione quelle «congelate» in aprile. Hanno tutte priorità a 30 e 60 giorni. Soddisfatt­e invece le prestazion­i urgenti e a 10 giorni. Lunedì, nel primo giorno di riapertura degli ambulatori, le strutture pubbliche ne hanno erogate 26.713, oltre a 760 interventi chirurgici. Anche di fronte a questi dati, a chi gli chiede se per fronteggia­re il coronaviru­s è giusto il modello svedese che, in caso di scarsità di letti in Terapia intensiva escluderà gli 80enni e i pazienti tra 60 e 70 anni con altre patologie, il governator­e Luca Zaia risponde: «A me risulta che in Svezia ad una certa età non ti presenti nemmeno in ospedale. Se questo è un buon modello di sanità... Noi abbiamo dimesso ultra 90enni dalle Terapie intensive, pensate a cosa sarebbe accaduto se queste persone avessero avuto la sfortuna di nascere in un Paese diverso».

Intanto la curva del contagio continua a scendere dal 10 aprile: i casi confermati sono 18.443, 65 in più nelle ultime

24 ore, ma i guariti salgono a

9939 e i ricoveri diminuisco­no ancora. Nelle Malattie infettive sono 912 (-14) e nelle Terapie intensive 90 (-8). Cominciano a rallentare molto anche i decessi, ieri 18 (9 in ospedale, gli altri nelle case di riposo), in tutto

1557. E sulle case di riposo annuncia l’assessore Lanzarin: «Stiamo pensando di tornare ad aprirle alle visite dei parenti, è in elaborazio­ne un piano. E’ diventato un problema sociale e umano per il morale degli anziani, ma il pericolo del contagio è ancora alto, dobbiamo capire fin dove possiamo spingerci. Siamo intervenut­i in un momento di estrema emergenza, chiudendo l’accesso a metà marzo, ma alcune strutture lo avevano interdetto prima. Oggi finiremo il primo giro di tamponi su ospiti e operatori».

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