Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Via alle visite in telemedicina
Vanno riprogrammate le prestazioni specialistiche saltate in ambulatorio: 1,8 milioni in due mesi. Lunedì le prime 26mila. Covid, crollano i ricoveri
Manuela Lanzarin
Stiamo elaborando un piano per riaprire le case di riposo alle visite dei parenti degli ospiti
«Dottore eccomi, mi
VENEZIA vede?»; «Sì, buongiorno. Come va? Ha avuto dolori nell’ultimo periodo?». «No, ma devo continuare con il nuovo farmaco? Mi provoca nausea». Il resto lo lasciamo alla privacy del paziente che si sta sottoponendo a un controllo di routine via Skype. E’ la telemedicina, adottata da diversi presidi (Azienda ospedaliera di Padova e Istituto oncologico veneto gli apripista) e che ora, vista l’emergenza coronavirus, la Regione ha deciso di potenziare. Ieri la giunta Zaia ha approvato una delibera che esorta le Usl a utilizzarla dove possibile (il paziente deve appunto disporre della tecnologia adeguata a collegarsi in video con il medico), per effettuare prime visite, controlli e follow up. Una modalità che, recita la delibera, «nell’attuale contesto emergenziale diventa una necessità per limitare il rischio di contagio, oltre a un importante supporto ai servizi di assistenza primaria per monitoraggio, cura, riabilitazione e prevenzione secondaria nei confronti di persone fragili o affette da patologie croniche». E precisa: «Si propone di ampliare e sviluppare l’uso della telemedicina tramite tecnologie innovative, in particolare servizi di telemedicina specialistica come televisita, teleconsulto, telecooperazione sanitaria, telesalute e teleassistenza».
Un’opzione che consentirà anche di snellire le liste d’attesa. Azienda Zero dovrà redigere un documento di definizione degli standard di servizio, realizzare e monitorare un progetto specifico. Intanto le prestazioni in tale modalità sono state inserite nel nomenclatore tariffario sotto la dicitura «eseguibile in Telemedicina» e saranno rimborsate dalla Regione alle Usl con la stessa tariffa applicata alle medesime visite «dal vivo». Non cambia nulla nemmeno per il malato, che continuerà a pagare per una determinata prestazione lo stesso ticket imposto in ambulatorio, o a godere dell’esenzione se ne è già in possesso. «E’ una nuova possibilità, apprezzata durante l’emergenza coronavirus — dice l’assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin — sta andando molto bene (allo Iov la rifiuta solo il 20% dei malati, ndr) —. Da tempo lavoriamo per l’innovazione tecnologica, abbiamo realizzato diversi progetti di sanità digitale. La telemedicina deve diventare uno strumento stabile nella programmazione e nelle modalità di erogazione delle prestazioni».
A proposito di visite ed esami ne vanno riprogrammati 1,8 milioni, dopo la sospensione dell’attività di elezione negli ospedali decisa dalla Regione dal 13 marzo al 3 maggio per seguire meglio i pazienti colpi
ti da Covid-19. Solo a marzo sono saltate 800mila prestazioni specialistiche, 200mila delle quali in Radiologia; un milione quelle «congelate» in aprile. Hanno tutte priorità a 30 e 60 giorni. Soddisfatte invece le prestazioni urgenti e a 10 giorni. Lunedì, nel primo giorno di riapertura degli ambulatori, le strutture pubbliche ne hanno erogate 26.713, oltre a 760 interventi chirurgici. Anche di fronte a questi dati, a chi gli chiede se per fronteggiare il coronavirus è giusto il modello svedese che, in caso di scarsità di letti in Terapia intensiva escluderà gli 80enni e i pazienti tra 60 e 70 anni con altre patologie, il governatore Luca Zaia risponde: «A me risulta che in Svezia ad una certa età non ti presenti nemmeno in ospedale. Se questo è un buon modello di sanità... Noi abbiamo dimesso ultra 90enni dalle Terapie intensive, pensate a cosa sarebbe accaduto se queste persone avessero avuto la sfortuna di nascere in un Paese diverso».
Intanto la curva del contagio continua a scendere dal 10 aprile: i casi confermati sono 18.443, 65 in più nelle ultime
24 ore, ma i guariti salgono a
9939 e i ricoveri diminuiscono ancora. Nelle Malattie infettive sono 912 (-14) e nelle Terapie intensive 90 (-8). Cominciano a rallentare molto anche i decessi, ieri 18 (9 in ospedale, gli altri nelle case di riposo), in tutto
1557. E sulle case di riposo annuncia l’assessore Lanzarin: «Stiamo pensando di tornare ad aprirle alle visite dei parenti, è in elaborazione un piano. E’ diventato un problema sociale e umano per il morale degli anziani, ma il pericolo del contagio è ancora alto, dobbiamo capire fin dove possiamo spingerci. Siamo intervenuti in un momento di estrema emergenza, chiudendo l’accesso a metà marzo, ma alcune strutture lo avevano interdetto prima. Oggi finiremo il primo giro di tamponi su ospiti e operatori».