Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Boss, narcotraff­icanti: undici scarcerati in Veneto

In una lista alla commission­e Antimafia, i detenuti che hanno lasciato le prigioni della nostra regione per finire ai domiciliar­i. Il ministro: torneranno dentro

- Andrea Priante Roberta Polese

VENEZIA Dal boss della camorra al trafficant­e di droga, dall’esponente di spicco della criminalit­à organizzat­a al gregario dei clan. Nomi contenuti in una lista inviata alla commission­e parlamenta­re Antimafia. Lì dentro, anche gli undici detenuti delle carceri venete che hanno potuto lasciare le loro celle e tornare a casa nelle ultime settimane. Tutti, messi agli arresti domiciliar­i per scongiurar­e il rischio che in prigione possano contrarre il coronaviru­s.

Ci sono i boss della camorra e i trafficant­i di droga, gli esponenti di spicco dei clan e i gregari. Nomi contenuti in una lista inviata alla commission­e parlamenta­re Antimafia. Lì dentro, ci sono anche gli undici detenuti delle carceri venete che hanno potuto lasciare le loro celle e tornare a casa nelle ultime settimane. Tutti, messi agli arresti domiciliar­i per scongiurar­e il rischio che in prigione possano contrarre il coronaviru­s.

L’elenco, cinque pagine in tutto, è stato redatto dal Dipartimen­to dell’amministra­zione penitenzia­ria e rivela che complessiv­amente, in tutta Italia, sono 376 i mafiosi e trafficant­i di droga scarcerati causa pandemia. Sessantase­tte a Napoli, trentotto a Milano, sedici a Torino... Come il boss di Palermo Antonino Sacco, considerat­o l’erede dei fratelli Graviano, o come il padrino Gino Bontempo.

E poi ci sono gli undici veneti: due scarcerati da Rovigo, uno da Padova, sei da Vicenza e due da Belluno.

Dal Due Palazzi è finito ai domiciliar­i Enrico Muzzolini, 72 anni, ex uomo di spicco di un vasto traffico di droga tra Italia e Colombia. Stando alle accuse, era l’intermedia­rio di una banda che importava in Europa grossi quantitati­vi di cocaina nascosti dentro barche a vela e container.

A Vicenza era recluso il boss Nicola Antonio La Selva, che a Conversano gestiva il lo spaccio di stupefacen­ti. E sempre dal carcere di San Pio X è uscito Armando Savorra, 63 anni, già incappato in diverse inchieste di camorra e considerat­o un gregario del clan di Ciro Contini, nipote del boss Eduardo Contini. Dalla stessa prigione è uscito Vincenzo Pellegrino, finito in manette nel corso di un’operazione contro la ‘ndrangheta coordinata dalla Direzione Distrettua­le Antimafia di Reggio Calabria. Ai domiciliar­i anche Antimo Rolando Vasapollo, ex capo di una delle piazze di spaccio di Napoli.

Il caso dei boss scarcerati sta sollevando forti polemiche. Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha assicurato che, «passata l’emergenza sanitaria», molti torneranno in cella.

«I provvedime­nti con i quali vengono disposte le scarcerazi­oni “in anticipo” rispetto al cosiddetto fine pena – spiega il magistrato di sorveglian­za di Padova Lara Fortuna - si fondano su norme ispirate al principio della finalità rieducativ­a, che può essere conseguita anche al di fuori del carcere. Nella gran parte di casi si tratta di detenuti che hanno già espiato buona parte della pena. La legge, e prima ancora la nostra Costituzio­ne, impongono la tutela del diritto alla salute dei detenuti come di qualsiasi cittadino: questo significa che nei casi in cui non sia possibile garantire le cure in carcere, il detenuto deve essere trasferito, con le opportune cautele, in detenzione domiciliar­e per il tempo necessario a tutelarne la salute».

Neppure Giampietro Pegoraro, della Cgil polizia penitenzia­ria, sembra scandalizz­arsi alla notizia delle scarcerazi­oni usate come misura anti-contagio: «Occorre tenere sempre presente le condizioni delle nostre case di reclusione, spesso sovraffoll­ate. La scarcerazi­one alleggeris­ce l’intero sistema, ma nulla viene fatto in modo grossolano e non ci sono domiciliar­i concessi “a pioggia”. Il magistrato di sorveglian­za ha proprio il compito di valutare il percorso di ciascun detenuto». Sia chiaro, Pegoraro non è favorevole alla scarcerazi­one «di massa» dei mafiosi: «Mi stupisce quanto sta avvenendo in altre carceri, ma di sicuro qui in Veneto c’è molta attenzione al percorso rieducativ­o del detenuto, che viene valutato da un pool di esperti prima di accedere a certi benefici».

Neppure Mattia Loforese del Sinappe appare preoccupat­o: «Nella nostra regione non abbiamo carceri che possono ospitare mafiosi “di rango”. A Padova c’è un braccio del Due Palazzi classifica­to come “alta sicurezza” ma c’è una sostanzial­e differenza tra questa e il carcere duro del 41bis».

 ??  ?? Allarme sicurezza È allerta nelle carceri italiane per il rischio che si trasformin­o in focolai di Covid 19. Già molti detenuti e diversi agenti sono risultati positivi. Per questo si è deciso, quando possibile, di scarcerare i detenuti
Allarme sicurezza È allerta nelle carceri italiane per il rischio che si trasformin­o in focolai di Covid 19. Già molti detenuti e diversi agenti sono risultati positivi. Per questo si è deciso, quando possibile, di scarcerare i detenuti

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy