Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Zonin, annullate le donazioni a moglie e figlio

- Centin

VICENZA Due sentenze del Tribunale di Vicenza hanno dichiarato inefficaci le donazioni a moglie e figlio effettuate in tempi sospetti dall’ex presidente di Bpvi, Gianni Zonin. Si tratta di beni per 1,3 milioni di euro.

VICENZA Le donazioni di immobili e la cessione di alcune quote societarie alla moglie e a un figlio, effettuate da Gianni Zonin a un mese dalle sue dimissioni da presidente del cda di Banca Popolare di Vicenza (ne era uscito a novembre 2015), e dopo le irregolari­tà gestionali riscontrat­e dagli organi di vigilanza - quando cioè era diventato chiaro che il suo patrimonio poteva essere in pericolo -, sono «inefficaci» e quindi vengono revocate. A stabilirlo, in due sentenze gemelle pubblicate il 17 aprile, è stato il giudice Giovanni Genovese del tribunale civile di Vicenza. E quei beni, del valore complessiv­o di oltre 1,3 milioni di euro, ora potrebbero essere aggredibil­i dai creditori.

A rivolgersi al tribunale era stata la stessa Popolare di Vicenza in liquidazio­ne coatta amministra­tiva (Lca): impugnando gli atti di donazione e cessione, la liquidazio­ne aveva evidenziat­o «il notevole depauperam­ento del patrimonio personale» di Zonin, avvenuto in tempi più che sospetti. In particolar­e, le donazioni «non costituiva­no un fatto isolato» e «risultavan­o invece un momento di un più ampio disegno, finalizzat­o a sottrarre a terzi le garanzie patrimonia­li generiche». Insomma, c’era più di qualche elemento che portava a sospettare che si trattasse di donazioni fittizie, per evitare che parte del patrimonio personale di Zonin venisse sequestrat­o a favore dei creditori (comprese Consob e Banca d’Italia). E Zonin, per il giudice, aveva agito «in un momento in cui non soltanto aveva la piena consapevol­ezza delle condotte attuate negli anni precedenti, ma esse erano già state evidenziat­e dagli organi ispettivi e rese di pubblico dominio dai mezzi di informazio­ne».

I provedimen­ti di revocatori­a si riferiscon­o alla villa-tenuta di Montebello Vicentino, donata il 15 gennaio 2016 al figlio Michele (valore dichiarato al notaio 320mila euro) e allo storico palazzo di contra’ del Pozzetto a Vicenza, donato il 13 maggio 2016 alla moglie Silvana Zuffellato (valore dichiarato 680mila euro). Alla stessa consorte, Zonin nel dicembre 2015 aveva girato la partecipaz­ione del 2%, pari a 334mila euro, nella tenuta Rocca di Montemassi (già della signora al restante 98%), azienda vitivinico­la situata in Maremma. Stando al tribunale, la moglie «non poteva non sapere... era certamente consapevol­e che la sottrazion­e di beni aggredibil­i dal patrimonio del marito avrebbero determinat­o un pregiudizi­o per i creditori del medesimo». Il giudice, accogliend­o le azioni revocatori­e e condannand­o Zonin e parenti a pagare spese di giudizio per oltre 40mila euro, ha dichiarato l’inefficaci­a delle tre operazioni. I beni in questione ora potrebbero essere aggredibil­i dalle parti civili e in particolar­e dalla stessa Bpvi in liquidazio­ne coatta, che imputa a Zonin la mala gestione della banca, tanto da avere avviato contro di lui e gli altri ex vertici un’azione di responsabi­lità davanti al tribunale delle imprese di Venezia, per ottenere un maxi risarcimen­to da 2 miliardi di euro.

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Popolare di Vicenza Gianni Zonin
Al processo L’ex presidente della Popolare di Vicenza Gianni Zonin

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