Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Curiose e sofisticat­e Le donne del Grand Tour

Un saggio di Brilli e Neri dedicato alle viaggiatri­ci. Da Hester Thrale a Mary Shelley: vita quotidiana, mode e salotti delle tappe venete

- Tortato

«I l nome dell’Italia contiene una magia in ogni sillaba, ogni luogo nominato soddisfa qualche desiderio e risveglia cari ricordi». A lasciarci questo nostalgico appunto non è uno dei tanti nobili facoltosi, giovani o vecchi, appassiona­ti d’arte e archeologi­a, che nel corso nel Settecento intraprese­ro il cosiddetto Grand Tour, il viaggio di istruzione in Italia che ogni rampollo europeo compiva per completare la sua formazione. Lo scrisse infatti una donna, Mary Shelley, nata Mary Wollstonec­raft Godwin, grande scrittrice britannica. Per quanto numericame­nte molto inferiori alle folte schiere di uomini, non sono così rare infatti le nobili e ricche signore che si avventurar­ono nelle strade del Grand Tour, dimostrand­o peraltro un approccio particolar­mente peculiare, come dimostra l’interessan­te volume di Attilio Brilli, con Simonetta Neri Le viaggiatri­ci del Grand Tour. Storie, amori, avventure (Il

Mulino, 243 pp., 16 euro).

Nessuna di essa, come sottolinea l’autore, si era infatti mossa nei luoghi comuni tipici dell’altro sesso (donne più disponibil­i, vino migliore...). Anzi: «narrando di sé stesse e delle proprie esperienze, queste aurorali viaggiatri­ci espletano ai nostri occhi la non secondaria funzione di far risaltare le angustie mentali, i pregiudizi, le ubbie e la spocchia della contropart­e maschile». Scrivono di loro e di ciò che vivono in modo estremamen­te moderno, le viaggiatri­ci del Grand Tour. Raccontano momenti cruciali delle loro vite dimostrand­o una sorprenden­te obiettivit­à e serenità.

Qualche esempio. Madame du Boccage, raffinata scrittrice francese, è una delle prime donne a compiere il rito del viaggio in Italia. Esponente della cultura sasatasi lottiera francese dell’epoca, sensibile all’atmosfera libertina che allora vi imperversa­va, quando nel 1757 giunge a Venezia, resta ammaliata da quella che allora era la più rinomata stazione erotica d’Europa. Osserva la carnagione delle dame, bianca come la neve, segno che se ne stanno in casa tutto il giorno ed escono di notte. Anche le monache godono di una libertà mai prima riscontrat­a: le più belle vengono corteggiat­e in parlatoio da veneziani e «foresti». Bizzarro personaggi­o invece Hester Thrale, intraprend­ente quarantenn­e britannica, rimasta vedova con quattro figliole, e rispocon Gabriele Piozzi, cantante e musicista italiano. Nel 1784 se ne viene in Italia con il marito che in carrozza ha sistemato un clavicemba­lo per poter intonare l’aria giusta al momento giusto. Andarsene da Londra è anche un modo per mettere a tacere lo scandalo suscitato dalle sue seconde nozze, piuttosto improvvise e inaspettat­e. Ama i confronti, la Thrale. Non c’è osteria italiana che non proponga una zuppa migliore di quelle scodellate nelle tavole più lussuose d’Inghilterr­a. Riconosce i luoghi attraverso la loro raffiguraz­ione dell’arte. Venezia è veramente la Venezia del Canaletto.

Tornando a Mary Shelley, la sua discesa in Italia nel 1818 si compie con il marito Percy e con la sorellastr­a Claire Clairmont. Il soggiorno si svolge per lo più in Toscana ma nell’estate Claire, che vuole ottenere notizie di Allegra, la figlia avuta da Lord Byron, chiede di raggiunger­e il grande poeta ad Este. Qui i Shelley vengono ospitati nella Villa dei Cappuccini, residenza estiva di Byron nei Colli Euganei, che Mary descrive come un castellacc­io gotico abitato da gufi e pipistrell­i che non la fanno dormire. Un ambiente lugubre che pare presagire la tragedia: al ritorno in Toscana,

Percy annegherà durante una traversata con la sua barca. Mary Shelley rientra allora a Londra e lascia nelle pagine del suo diario la nostalgia del soggiorno italiano ed in particolar­e di Venezia con «le sue strade pavimentat­e dall’oceano sempiterno, le belle cupole e i maestosi palazzi».

Pagine profonde di un’anima affranta, sempre più ispirata: «Ora sono sola. Le stelle possono vedere le mie lacrime e i venti bere i miei sospiri, ma i miei pensieri sono un tesoro segreto che non posso confidare a nessuno».

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Pietro Longhi «Il Ridotto».
Sopra, un ritratto di Mary Shelley
Avventure Nella grande foto Pietro Longhi «Il Ridotto». Sopra, un ritratto di Mary Shelley

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