Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Dalle imprese 300 mila euro per il Piano di screening «Alleanza pubblico-privato»
Vescovi: «Una scelta all’avanguardia per sostenere sanità e lavoro»
VENEZIA Trecentomila euro sull’unghia messi insieme, fra gli altri, da due corazzate di Confindustria, Assindustria Venetocentro e Vicenza. Obiettivo? Rinsaldare «l’alleanza pubblico-privato per lo screening dei veneti». La scelta di una compagine che se non riassume l’intero organismo del tessuto produttivo regionale ci va vicino, sembra essere l’ultimo tassello di quel «modello veneto» che nelle settimane terribili del contagio dilagante è emerso con forza. Fino ad essere riconosciuto sullo scenario internazionale, fino a trasformare il microcosmo di Vo’ Euganeo in un laboratorio fondamentale per la comprensione del Covid-19.
Perché ora la scelta di destinare queste risorse alla campagna per i tamponi di massa (seppur a cerchi concentrici) che ha trasformato i palasport in centri prelievi giganti? Da quattro giorni è stata sancita la fine ufficiale del lockdown con quasi tutte le imprese aperte ma lo scatto di reni degli imprenditori fa pensare che quel modello abbia attecchito in profondità. Colpisce, soprattutto, che l’«alleanza pubblico-privato» come è stata battezzata dagli stessi imprenditori, afferisca a un comparto - la sanità - al centro di furiose polemiche negli ultimi dieci anni proprio per una presunta deriva verso il privato. Fra i ribaltamenti a 180 gradi che l’emergenza sanitaria da Covid-19 è in grado di scatenare c’è anche questo: il sostegno della quintessenza dell’iniziativa privata al bene (e alla sanità) pubblica. L’interconnessione stretta, l’effetto domino fra la salute collettiva e la tenuta economica è il drammatico binomio per cui la primavera 2020 sarà ricordata.
«Dispositivi di protezione individuale distribuiti in massa, tamponature diffuse della popolazione per isolare gli asintomatici, test sierologici,diagnostica precoce. Questi sono i capisaldi alla base del contenimento dell’epidemia in Veneto - scrivono gli industriali - e questo è il modello di riapertura in sicurezza da implementare nella Fase 2, per consentire riaperture estese delle attività economiche e sociali, evitando una possibile seconda ondata di contagio e nuove misure di chiusura a quel punto ancor più disastrose». La molla, nei primi giorni di sollievo legato ai dati in discesa del contagio, è proprio lo spettro di un «ricaduta», di un secondo lockdown potenzialmente letale. Così la parte «privata» dell’alleanza con Regione del Veneto e Croce Rossa Italiana, vale a dire Assindustria Venetocentro
-Imprenditori Padova Treviso, Confindustria Vicenza, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e Unioncamere Veneto hanno deliberato il sostegno e il co-finanziamento del Piano, per un importo complessivo pari a 300.000 euro, con un contributo di 75.000 euro ciascuno. Difficile dire se sia un atto disinteressato o meno proprio alla luce dell’interconnessione non più discutibile L’attività di screening è cominciata il 20 aprile da Padova, dai lavoratori della sanità, operatori delle case di riposo, lavoratori dei «servizi essenziali» più esposti (addetti alle casse dei supermercati, Vigili del Fuoco, Forze dell’Ordine) e da un campione di aziende. Questa la popolazione di Taliercio a Mestre, Palaverde a Villorba, al Palazzetto dello sport e alla Fiera per Verona. Su migliaia di tamponi effettuati i risultati positivi sono stati vicini allo zero facendo sbottare il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, che in quello «zero» ha visto il viatico per «riaprire tutto e subito». Il Piano di tamponamenti massivi proseguirà fino al 14 maggio ed è stato attuato dai Dipartimenti di Prevenzione della Regione con la collaborazione dell’Azienda Ospedaliera di Padova e della Croce Rossa. In totale sono state schierate 15 squadre con il coordinamento della Direzione Prevenzione, Sicurezza Alimentare e Veterinaria della Regione, la guida scientifica della Scuola di Medicina del Bo e del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Azienda Ospedaliera. Per tutti parla il capo degli industriali berici, Luciano Vescovi: «questo avanguardistico progetto rappresenta un contributo alla salute pubblica e allo stesso tempo è una risposta concreta e pragmatica alle necessità delle imprese e delle persone di andare a lavorare».
E, a proposito di tamponi, il governatore Luca Zaia ma anche l’assessore regionale alla Sanità Manuela Lanzarin spiegano che si parla di tamponi massivi non di massa. Perché la macchina da guerra della diagnostica arriva a 9.000 tamponi al giorno, si punta ai 20 mila, si sognano i 30 mila ma per tamponare 5 milioni di veneti servirebbero 166 giorni. «Non è tanto un problema di costi quanto di opportunità e logistica - spiega Lanzarin». E per i tamponi prescritti dal medico di famiglia, ci fosse la necessità ma non la possibilità, conclude l’assessore, «ci si potrà rivolgere ai centri privati inseriti fra gli accreditati dalla Regione perché dotati di un laboratorio di microbiologia».