Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«Coin, nei giorni di riapertura scontrini più ricchi del 25%» Il presidente Rossi parla degli effetti contradditori della crisi. Nel 2020 ricavi ridotti del 30%
VENEZIA «Fino al 31 gennaio eravamo contenti: stavamo rispettando alla perfezione, e pure con una piccola crescita sulle previsioni, il piano industriale. Ma nell’ultima settimana di febbraio siamo scesi di oltre il 10%, quando le oscillazioni non si discostano generalmente dal punto percentuale in più o in meno». Giorgio Rossi, presidente di Coin, ha in mente con chiarezza il momento in cui tutti dovettero realizzare che il Covid-19 non si sarebbe ridotto a poca cosa. I clienti smisero d’un tratto di frequentare i negozi e ora il nuovo amministratore delegato nominato giusto ieri, il tedesco Roland Armbruster, si trova di fronte ad una proiezione sul 2020 che vede una flessione dei ricavi compresa fra il 30% e il 35%. Vale a dire 110-140 milioni in meno.
«E pensare che l’esercizio 2019, che abbiamo chiuso il 31 gennaio – prosegue Rossi confermerà il fatturato dell’anno prima, intorno ai 436 milioni, e con un Ebitda in salita dai 12 ai 13,1 milioni. Una strada che sembrava spianata per i progetti di nuove aperture e di ristrutturazioni dei negozi sostenuti anche dall’ingresso, lo scorso novembre, in aumento di capitale, di Marco Marchi, di Moda Liu Jo. A febbraio avevamo sei cantieri aperti. Per fortuna, due giorni fa sono stati sbloccati».
Presidente, personale a parte la voce che pesa di più nei vostri costi fissi sono gli affitti. Come per altre catene del fashion una rinegoziazione appare ineludibile.
«Abbiamo fatto della nostra capacità di rivitalizzare i centri storici un punto d’orgoglio e ciò significa essere inquilini di palazzi molto spesso di prestigio ed appartenenti a ‘padroni di casa’ complessi come fondi, banche, società immobiliari. Non è così facile dialogare, ma dobbiamo chiedere a tutti, senza eccezioni, di azzerare i canoni di marzo ed aprile, essendo stati nulli i nostri ricavi. Da maggio in poi chiederemo di parametrare gli affitti in modo proporzionale al fatturato». Accetteranno?
«In questo momento o si lavora in squadra o non si va da nessuna parte. Del resto credo che anche per i proprietari non sarebbe così semplice trovare rapidamente altri locatari per spazi compresi mediamente fra i 3 e i 5 mila metri quadrati su più piani».
Ci sono insegne del vostro settore, vedi H&M, che hanno già iniziato a chiudere pacchetti di negozi e a licenziare i dipendenti.
«Con noi non accadrà. Ogni punto vendita riaprirà e ciascuno dei nostri 1.700 dipendenti conserverà il posto di lavoro. Ritengo sarà così pure per gli altri almeno tremila indiretti che operano al servizio delle 40 sedi italiane. Collaboratori, fornitori, manutentori, eccetera».
In questi ultimi due mesi per loro com’è andata?
«Tutti i dipendenti hanno avuto da noi l’anticipo della cassa integrazione in deroga. Siamo noi, piuttosto, a non avere ancora ricevuto nulla».
La regola di queste settimane, per chi ha potuto, è di compensare un po’ la chiusura dei punti vendita fisici con l’e-commerce.
«Abbiamo il polo logistico a Piacenza, ovviamente è stato chiuso quasi subito. Due giorni fa è ripartito e gli ordini già evasi sono centinaia».
I primi step della Fase 2 come stanno andando?
«Il 27 aprile ha riaperto il reparto profumeria di Trieste, il giorno dopo quello di Treviso. Potevamo farlo anche prima, ma abbiamo preferito rispettare i timori dei dipendenti. Il 5 maggio è stata la volta di Padova e di altre 20 città. I dati aggiornati quotidianamente in nostro possesso sono incoraggianti. Pur contingentando i clienti, gli scontrini battuti valgono il
25% in più rispetto agli stessi giorni dello scorso anno». Sorprende?
«No. Un’indagine della Doxa che abbiamo fatto eseguire sui nostri 1,2 milioni di possessori di Coin Card ci anticipa che il 97% di essi entrerà in uno dei nostri negozi, se non lo ha già fatto, non appena ne avrà la possibilità».
Veniamo all’abbigliamento. Che ne sarà delle collezioni primavera-estate
2020?
«Saranno riposte in magazzino e torneranno in vendita il prossimo anno. La mia speranza è che ci sia una disciplina sui saldi e che quest’anno si cominci almeno a fine agosto, al netto delle normali promozioni per i clienti affezionati».
Fosse lei al governo quale provvedimento assumerebbe da subito per ridare fiato al Paese?
«Per incentivare la spesa occorre che i lavoratori dipendenti e autonomi abbiano più soldi in tasca. Perciò ridurrei a zero le tasse per i primi due scaglioni e questo significherebbe già 5-6 mila euro ciascuno in più a fine anno. Per le fasce superiori un taglio del 50% fornirebbe ulteriore spinta ai consumi di beni durevoli. Oggi chi se la sente di acquistare un’automobile nuova?».
” Noi non licenzieremo. Gli affitti? La revisione è ineludibile
” Quest’anno sarà fondamentale posticipare la stagione dei saldi