Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Magalì, quel volo da record nell’estate di Marilyn
La trevigiana Vettorazzo, nel 1962, prima azzurra a superare la barriera dei 6 metri nel lungo
Domenica 19 agosto 1962, mentre il mondo piange la morte per overdose di Marilyn Monroe, gli italiani appassionati di sport scoprono di quali voli è capace un’irresistibile tuttofare dell’atletica leggera, Maria Magalì Vettorazzo, trevigiana di Preganziol, dove è nata il 16 marzo 1942.
Allo stadio Tesolin di Aosta tocca a questa longilinea ventenne trascinare la nazionale azzurra a una clamorosa vittoria contro la Francia. L’impresa le riesce battendo due volte il record italiano di salto in lungo. Ma se con il primo balzo di 5 metri e 91 si «limita» a superare il precedente primato, è con il secondo che Magalì fa scattare in piedi tutto il pubblico presente, perché con la misura di 6 metri e un centimetro diventa la prima italiana a superare un limite fin lì invalicabile. Forse è nata una stella che negli stadi potrà brillare come Marilyn sugli schermi, pensa più di qualcuno, irretito anche da quel nome francese, che in realtà l’anagrafe fascista del 1942 non accettò, costringendo i genitori a iscriverla come Vettorazzo Maria. «Non era affatto azzardato scommettere su di lei», assicura il marito Andrea Pistolesi, ex martellilimite sta con cui Magalì ha vissuto a Firenze fino alla morte, il 18 giugno 2018.
Un caso unico, la Vettorazzo, che nel corso dell’anno va ad allenarsi dopo ore di ufficio alle Stiore, dove la segue l’istruttore federale Carlo Mazzotti, e nella bella stagione strappa una settimana di raduno collegiale al centro federale di Formia. Ma è quanto le basta per giostrare da una gara all’altra, collezionando diciotto titoli nazionali nel giro di dieci anni: sette nel lungo, sette nel pentathlon e quattro nei 100 ostacoli. Viene di conseguenza che, nonostante Magalì porti a 6,11 il suo nel lungo, ai Giochi di Tokyo del 1964 la federazione le preferisca una specialista come la torinese Maria Vittoria Trio, nuova primatista italiana con 6,14. Il debutto olimpico è rinviato al 1968, in Messico. Qui, per partecipare alle prove del pentathlon, trascorre cinquanta giorni di acclimatamento all’altura. Due settimane dopo è in gara, ventunesimo posto: pur essendo infatti a livello delle più forti nel lungo, negli ostacoli e nei 200 metri, la campionessa trevigiana ha un rapporto infelice con il getto del peso, mentre nel salto in alto non trova tecnici in grado di disciplinare quella sua gamba dalla forza prorompente. E nel 1971, ad appena 29 anni, Magalì opta per il ritiro anticipato dall’agonismo. «Questa è l’atleta, umana e carismatica, che ci piace onorare con il memorial Vettorazzo, inaugurato nel 2019 nell’impianto trevigiano di San Lazzaro», spiega il presidente della Federazione trevigiana di atletica, Oddone Tubia.
Salti e lanci riservati ad allievi e ragazzi: il modo più intenso di ricordare un’irresistibile e trascinante tuttofare di nome Magalì.