Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Zaia: troppo potere agli scienziati
Il governatore attacca: «Basta, non siamo irresponsabili, ci sia data l’autonomia per aprire come in Alto Adige»
Sfuriata del governatore Zaia contro il Comitato scientifico nazionale che chiede prudenza sulle riaperture: «Decidono tutto loro - si lamenta Zaia - vengano a gestire anche gli ospedali. Basta, serve un punto di equilibrio: il rischio zero non ci sarà mai». E mentre il ministro Speranza non recede e invoca un’altra settimana di prudenza Zaia chiede autonomia decisionale: «La vogliamo come a Bolzano, bisogna ripartire da negozi e laboratori: non sono più pericolosi delle grandi aziende».
Lite sui tempi della riapertura il ministro Speranza non cede «Mi fido di loro»
VENEZIA Cominciano a dargli sui nervi i paletti imposti dal Comitato tecnico scientifico nazionale per la riapertura delle varie attività produttive. Dopo aver ripetuto per due mesi che «tutti i nostri provvedimenti devono avere il via libera dalla scienza», ora il governatore Luca Zaia, pressato dall’ondata di proteste e sit-in animati da parrucchieri, estetiste e commercianti condannati dai «saggi» all’inerzia fino al primo giugno, accusa una certa insofferenza nei confronti di troppa scienza. Già tre giorni fa era sbottato: «Menomale che non ci siamo fidati degli scienziati che bollavano il coronavirus come una normale influenza ed erano contrari alla sperimentazione di farmaci salva-vita». Ieri è esploso: «Siamo vittime delle scelte scientifiche prese a livello nazionale. Rispetto gli uomini di scienza e ho molta pazienza, ma è difficile spiegare alla gente che un’azienda con mille dipendenti può lavorare e un negozio di 40 metri quadri non può aprire, che realtà con assembramenti di centinaia di operatori sono autorizzate ma non lo è il parrucchiere a fare la piega a una persona alla volta. Vorrei una spiegazione epidemiologica, a meno che non si decida di correre il rischio per alcune attività considerate più strategiche di altre. Invece hanno tutte uguale dignità, questo Paese lo hanno fatto grande gli artigiani, gli agricoltori, i negozianti, non è giusto bistrattarli».
Un fiume in piena, che travolge il principio di precauzione invocato da chi deve decidere della pelle di 60 milioni di italiani. «Non siamo irresponsabili, se la curva del contagio risale, richiudiamo tutto — incalza Zaia —. Ma il rischio c’è oggi e ci sarà il primo giugno: anche se sei a zero contagi basta un solo infetto per tornare in emergenza, può accadere in ogni momento finché non si spegne il virus. Siamo chiamati a fare il bene della comunità pure con scelte dolorose, come quella di cancellare il Carnevale di Venezia, però ci vogliono equilibrio e buonsenso. Abbiamo fatto una battaglia per tenere aperte le chiese e ora si è trovato un accordo per la ripresa delle messe il 18 maggio — insiste —. Mi chiedo: in quel caso il Comitato scientifico nazionale cos’ha fatto? Si possono rispettare le norme in maniera più estensiva». I medici studiano l’infezione, ci dicono come proteggerci, l’obiezione generale. Benzina sul fuoco: «Se devono decidere tutto gli scienziati, quando il Covid-19 ritornerà prendano loro le decisioni. Diamo in mano agli scienziati le chiavi degli ospedali, la sanità, tutto, decideranno ciò che vogliono. Non ce l’ho con loro, però bisogna trovare un punto di equilibrio. Il rischio zero non ci sarà mai».
Qualche ora dopo arriva il monito del ministro della Salute,
Roberto Speranza: «Dobbiamo gestire con grande attenzione e gradualità la fase delle riaperture. Nessuna fuga in avanti, ci vuole ancora tanta responsabilità, altrimenti finiremo col vanificare i sacrifici fatti finora. Dobbiamo ascoltare i nostri scienziati e il monitoraggio costante che si sta facendo. Solo tra qualche giorno misureremo esattamente gli effetti delle aperture operate finora». La sfuriata di Zaia è anche figlia della santificazione di ricercatori lanciati proprio da lui. «Il piano per arginare il coronavirus l’ha scritto Francesca Russo,
medico ospedaliero che ora lavora in Regione — precisa il presidente — e quel famoso 21 febbraio dei primi due infetti a Vo’ Euganeo, io ho deciso di fare tamponi a tutti i residenti, io, contra legem. E sono stato criticato. Il professor Andrea Crisanti (ormai l’idolo dei tamponi nel mondo, ndr) mi ha chiamato il 3 marzo per poter avviare un nuovo campionamento e adesso che nessuno più ci critica, il merito è di tutti. Invece no, è mio».
Tolto il sassolone, lancia una pietra contro la resistenza del governo a concedere l’autonomia alle Regioni, almeno in tema di riaperture (il Veneto preme per l’11 maggio, il governo media sul 18). «Non c’è programmazione — attacca Zaia — siamo in una paurosa incertezza. Ci vuole il coraggio di dire che l’autonomia è l’unico modo di gestire questa fase dell’emergenza, deleghiamo le Regioni e finiamola di considerare l’autonomia sempre un problema». Forte proprio dell’autonomia, l’Alto Adige ha riaperto tutto ieri. «Non è una fuga in avanti ma una scelta in linea con il processo autonomista — nota il presidente. — Potrebbe essere il cavallo di Troia, l’artifizio per aprire un varco. Con gli altri governatori concordiamo nel dire che il primo giugno è una data troppo distante, non possiamo più aspettare. Chiedo un decreto del governo che dica: lasciamo alle Regioni la facoltà di aprire sulla base di un piano da sottoporre alla nostra attenzione. Lasciamo l’ultima parola giuridica a Roma. Se pensa di fare un provvedimento valido per tutti, prima o dopo ognuno andrà per conto proprio». Intanto Arno Kompatscher, presidente di Bolzano, avverte: «La legge provinciale rimarrà in vigore anche se dovesse essere impugnata davanti alla Corte Costituzionale». Massimo Fugatti, governatore del Trentino, annuncia di aprire i negozi l’11 e il resto il 18 maggio e lavora ad un accordo con il Veneto per consentire ai rispettivi abitanti di visitare i congiunti nei Comuni di confine.