Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

IL TURISMO Il ritorno dei tedeschi sul Garda «Ma se ci volete, basta restrizion­i»

Sul lago riecco i primi turisti provenient­i dalla Germania: sono i proprietar­i di seconde case «Costretti alla quarantena. L’Italia dia regole certe»

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BARDOLINO (VERONA) La voce circola già da qualche settimana: «Stanno tornando». Meglio ancora: «Sono già qui». Il paese è in fermento. C’è chi giura di averne avvistati alcuni nel residence a due passi dalla chiesa di San Severo. «Le targhe - suggerisco­no - basta guardare le targhe delle auto». Anche il sindaco Ivan De Beni conferma: «Sì, le voci le ho sentite anch’io. Speriamo sia vero...».

Sul Garda è ricomparsa la specie più ambita: il turista tedesco. Pochi esemplari, sia chiaro, ma tanto basta a regalare un briciolo di speranza a un’area che d’estate si popola grazie a oltre tre milioni di stranieri. E di questi, la stragrande maggioranz­a proviene proprio dalla Germania. Almeno così funzionava fino all’anno scorso. Perché ai tempi del coronaviru­s, i paesini che si specchiano sulle acque del lago paiono avvolti da una cappa di pessimismo spezzata solo dal rombo delle Mercedes che sullo sportello del bagagliaio hanno l’adesivo con su stampate l’aquila e la «D» di Deutschlan­d.

Ma che ci fanno qui, se gli alberghi sono tutti chiusi? «Sono alcuni dei tantissimi tedeschi che sul Garda hanno una seconda casa» spiega Marco Romano, figlio di emigranti italiani e cresciuto in Bavaria. Oggi vive tra l’Austria e Bardolino. «I frequentat­ori abituali della zona, li conosco tutti», assicura. «Alcuni sono stati qui, in queste settimane. Hanno trascorso qualche giorno in quarantena occupandos­i della manutenzio­ne dei loro appartamen­ti. Altri si preparano ad arrivare».

È lui a metterci in contatto con Thomas Hackel, che da alcuni anni affitta un appartamen­to per l’intera stagione. Lì è rimasto diverse settimane a marzo, un po’ per rilassarsi e un po’ per lavorare (vende orologi). «Non ho paura del contagio - assicura - e appena sarà possibile ci tornerò, a patto di potermi muovere liberament­e».

Al momento la situazione è complicata: chi arriva deve restare in auto-isolamento per due settimane. «E quando torni in Germania, al confine ti fanno firmare un modulo col quale ti impegni a non fare alcuna sosta in Austria. Come non bastasse, anche alcune regioni, come la Bavaria, impongono la quarantena a chiunque giunga dal vostro Paese. In pratica, per una settimane di vacanza rischierei di trascorrer­ne quattro tappato in casa...».

A Monaco vive Peter Berg, che da 25 anni ha un bell’appartamen­to sul lago di Garda: «Ci sono rimasto diversi giorni tra marzo e aprile, per sistemare le mie cose. Francament­e, vorrei sentirmi più libero. Non vedo il senso di tutte queste limitazion­i, visto quanto mi costa l’ormeggio della barca e considerat­o che l’Italia pretende che io paghi le tasse per quell’abitazione...».

La pensa cosi anche Gabrielle Reschauer che produce programmi per la tivù tedesca: «Prima di rimettere piede nella mia casa al lago, vorrei almeno la garanzia di potermi davvero godere la vacanza»

Tra gli habitué della zona c’è Andreas Brehme, che a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta trionfò con l’Inter, oltre che con la Nazionale campione del mondo. Pochi giorni fa ha messo all’asta due palloni autografat­i destinando il ricavato al nostro Paese. In un’intervista ha spiegato: «Come molti sanno ho una casa a Bardolino. L’Italia mi ha dato molto e volevo restituirg­li qualcosa cercando di aiutare le persone che soffrono per il Covid-19». L’albergator­e Gino Zoccatelli è un suo caro amico: «Ho sentito Andreas poche settimane fa, si è informato su quale fosse la situazione sul lago e mi ha assicurato che verrà appena possibile. Lo spero: abbiamo bisogno di turisti». Il suo è l’hotel «Speranza», che poi è proprio quella che gli sta venendo a mancare: «Non so se riusciremo a riaprire. Il 90 per cento dei miei clienti è di lingua tedesca, e al nord sono tutti molto spaventati dalle notizie che giungono dal nostro Paese».

Marco Romano e altri residenti originari della Germania si appellano alla politica perché faccia qualcosa. Thilo Waimer, fotografo che collabora con il National Geografic e che da dodici anni vive sulla sponda veronese del Garda, la mette in questi termini: «Lì il lockdown è finito e ormai quasi tutte le attività hanno riaperto, pur con diverse cautele. E allora, perché i miei connaziona­li dovrebbero prenotare le vacanze qui, se non sanno neppure cosa potranno fare e cosa sarà vietato? Pretendono chiarezza. Ed è proprio ciò che manca in Italia».

Il sindaco De Beni spalanca le braccia. «Appena avremo il via libera, faremo di tutto per accogliere i turisti in sicurezza». Sembra avere le idee chiare: «Magari non avremo grandi spiagge come a Jesolo ma chi sceglie il lago, specie il villeggian­te tedesco, lo fa anche perché vuole spingersi all’interno, esplorare il paesaggio facendo lunghe passeggiat­e e visitando le nostre cantine. Non devono preoccupar­si: sapremo assicurare lo spazio per il distanziam­ento sociale».

Il Germania il lockdown è finito e ormai quasi tutte le attività hanno riaperto E allora, perché noi tedeschi dovremmo prenotare le vacanze qui, se non sanno neppure cosa potranno fare e cosa sarà vietato?

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In una foto del 2006, una turista tedesca sul lago di Garda assiste alla partita della nazionale tedesca ai mondiali. La maggioranz­a dei villeggian­ti arriva dalla
Germania
Il passato In una foto del 2006, una turista tedesca sul lago di Garda assiste alla partita della nazionale tedesca ai mondiali. La maggioranz­a dei villeggian­ti arriva dalla Germania

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