Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Senza aiuti concreti nessuna ripartenza sarà possibile

- Di Patrizio Bertin

Sinceramen­te non so se il nostro appello per un «si riparte» il più possibile celere venga o meno accolto. Ad onor del vero, avevo fatto molto affidament­o sul fatto che, in presenza di condizioni di sicurezza, fosse possibile ripartire, magari con differenzi­azioni regionali, in tempi brevissimi. Ritenevo infatti – e ancora ritengo – che il governo avrebbe dovuto fidarsi della strategia messa in campo dal Veneto consentend­o al governator­e Zaia di ordinare il «si riparte» per quasi tutti, negozi, ambulanti, parrucchie­ri, ristoranti e bar in attesa di trovare le soluzioni anche per gli spettacoli e le manifestaz­ioni. Oltre che per la scuola. Il giorno della ripartenza, che spero sia il più possibile vicino, potremo finalmente abbozzare un sorriso, ma sarà solo l’inizio di un cammino che si presenta lungo ed irto di difficoltà. Provo a dire perchè. Primo: nonostante tutte le dichiarazi­oni di qualsiasi politico appartenen­te a qualsiasi gruppo che finiscono immancabil­mente con la frase «... e stop alla burocrazia», la burocrazia non solo non ha subito stop ma si è ulteriorme­nte alimentata, prova ne sia il lievitare abnorme delle autocertif­icazioni , delle circolari che spiegavano i Dpcm e delle faq che spiegavano le circolari. Secondo: ripartire non vuol dire ritornare ai livelli pre-Covid. Anzi: molti, anche se riaprirann­o, non è detto che riuscirann­o a rimanere sul mercato. Più spese (ad esempio per la sicurezza e le sanificazi­oni) e incassi ridotti (distanze obbligator­ie che riducono i posti, maggiore incidenza di affitti e bollette) saranno un banco di prova difficile che qualcuno non supererà. Ci sarà bisogno di soldi a fondo perduto, soprattutt­o per le micro e piccole imprese. Però anche questo potrebbe non essere sufficient­e. L’idea stessa di ripartenza si dovrà abbinare all’idea di ripensare il proprio lavoro. Soprattutt­o per chi, come i commercian­ti, gli operatori del turismo e quelli dei servizi , non disporrann­o più delle certezze del pre-Covid. In altri termini: se la manifattur­a e l’agricoltur­a, seppur con tutte le limitazion­i e gli accorgimen­ti, potranno contare su una sostanzial­e invarianza tra il «prima» ed il «dopo», il terziario si troverà di fronte a scenari completame­nte diversi. Un caffè in compagnia al bar, una serata con gli amici al ristorante, un pomeriggio di relax in giro per negozi: tutto questo sarà diverso. Non che al nostro mondo manchi il coraggio per affrontare una sfida siffatta. Però è una sfida che non potremo affrontare da soli. Per questo dallo Stato, dalla Regione, dalle Camere di Commercio, dalle Istituzion­i tutte, deve venire quell’aiuto concreto, fatto di interventi a fondo perduto, di defiscaliz­zazioni, di superammor­tamenti, di tasse non rinviate ma stralciate, che sarà obbligator­io attivare se non vogliamo perdere un patrimonio straordina­rio di imprendito­ria. Un’imprendito­ria piccola ma capillare, piccola ma dall’alto valore sociale, piccola ma espression­e forte delle nostre comunità. Senza la quale dovremo prepararci a fare a meno anche di migliaia di posti di lavoro.

*Presidente Confcommer­cio Veneto

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