Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Senza aiuti concreti nessuna ripartenza sarà possibile
Sinceramente non so se il nostro appello per un «si riparte» il più possibile celere venga o meno accolto. Ad onor del vero, avevo fatto molto affidamento sul fatto che, in presenza di condizioni di sicurezza, fosse possibile ripartire, magari con differenziazioni regionali, in tempi brevissimi. Ritenevo infatti – e ancora ritengo – che il governo avrebbe dovuto fidarsi della strategia messa in campo dal Veneto consentendo al governatore Zaia di ordinare il «si riparte» per quasi tutti, negozi, ambulanti, parrucchieri, ristoranti e bar in attesa di trovare le soluzioni anche per gli spettacoli e le manifestazioni. Oltre che per la scuola. Il giorno della ripartenza, che spero sia il più possibile vicino, potremo finalmente abbozzare un sorriso, ma sarà solo l’inizio di un cammino che si presenta lungo ed irto di difficoltà. Provo a dire perchè. Primo: nonostante tutte le dichiarazioni di qualsiasi politico appartenente a qualsiasi gruppo che finiscono immancabilmente con la frase «... e stop alla burocrazia», la burocrazia non solo non ha subito stop ma si è ulteriormente alimentata, prova ne sia il lievitare abnorme delle autocertificazioni , delle circolari che spiegavano i Dpcm e delle faq che spiegavano le circolari. Secondo: ripartire non vuol dire ritornare ai livelli pre-Covid. Anzi: molti, anche se riapriranno, non è detto che riusciranno a rimanere sul mercato. Più spese (ad esempio per la sicurezza e le sanificazioni) e incassi ridotti (distanze obbligatorie che riducono i posti, maggiore incidenza di affitti e bollette) saranno un banco di prova difficile che qualcuno non supererà. Ci sarà bisogno di soldi a fondo perduto, soprattutto per le micro e piccole imprese. Però anche questo potrebbe non essere sufficiente. L’idea stessa di ripartenza si dovrà abbinare all’idea di ripensare il proprio lavoro. Soprattutto per chi, come i commercianti, gli operatori del turismo e quelli dei servizi , non disporranno più delle certezze del pre-Covid. In altri termini: se la manifattura e l’agricoltura, seppur con tutte le limitazioni e gli accorgimenti, potranno contare su una sostanziale invarianza tra il «prima» ed il «dopo», il terziario si troverà di fronte a scenari completamente diversi. Un caffè in compagnia al bar, una serata con gli amici al ristorante, un pomeriggio di relax in giro per negozi: tutto questo sarà diverso. Non che al nostro mondo manchi il coraggio per affrontare una sfida siffatta. Però è una sfida che non potremo affrontare da soli. Per questo dallo Stato, dalla Regione, dalle Camere di Commercio, dalle Istituzioni tutte, deve venire quell’aiuto concreto, fatto di interventi a fondo perduto, di defiscalizzazioni, di superammortamenti, di tasse non rinviate ma stralciate, che sarà obbligatorio attivare se non vogliamo perdere un patrimonio straordinario di imprenditoria. Un’imprenditoria piccola ma capillare, piccola ma dall’alto valore sociale, piccola ma espressione forte delle nostre comunità. Senza la quale dovremo prepararci a fare a meno anche di migliaia di posti di lavoro.
*Presidente Confcommercio Veneto