Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Test sierologici al via per tredicimila lavoratori
Lanzarin: «Sperimentazione sul campo per 71 aziende, risultati in due settimane» Le aziende però puntano sul privato
VENEZIA Mentre i laboratori privati vengono presi d’assalto da aziende e studi professionali che chiedono test sierologici, è ai blocchi di partenza la fase sperimentale su 71 aziende di tutta la regione. Il test sierologico e, nel caso di esito dubbio, anche il tampone, saranno somministrati a tredicimila lavoratori nell’ambito del progetto pilota regionale di screening sul Covid-19. Intanto a Padova e Verona continua l’altra sperimentazione, quella sui kit migliori.
Refosco (Cisl)
Abbiamo chiesto unitariamente linee guida regionali perché ormai sui test sierologici è un Far West ovunque
Lanzarin
Abbiamo chiesto a Speranza chiarimenti sulle linee guida da adottare. Intanto prosegue la sperimentazione negli ospedali
I dubbi Al momento il tampone resta la via più sicura, molti i nodi da sciogliere
La chimera del «patentino di immunità» viene inseguita con tenacia da aziende e anche da studi professionali, non ultimi i commercialisti alle prese con l’impegnativa stagione delle dichiarazioni dei redditi. Lo confermano i tanti laboratori medici privati che offrono il servizio e vengono subissati di telefonate. Ma, al momento, il test sierologico resta questo: una chimera. O, meglio, una strada promettente ma che ancora ha bisogno di tempo per studiare a fondo i meccanismi che regolano la risposta anticorpale.
In Veneto sono in corso due fasi di sperimentazione, una scientifica negli ospedali di Padova e Verona con il coordinamento di Mario Plebani e Giuseppe Lippi su 3.000 soggetti. I due esperti sono alla caccia della metodologia migliore per rilevare la risposta anticorpale veloce (immunoglobuline IgM) e ritardata (IgG). Da un mese a questa parte, infatti, le «big pharma», le grandi case farmaceutiche, hanno scatenato una vera e propria guerra per produrre e commercializzare il kit perfetto (col risultato positivo di abbassarne il prezzo). In più la Regione sta portando avanti anche, in seno al progetto pilota di screening, una seconda tranche di sperimentazione sul campo di cui fanno parte anche 71 aziende di tutte le province per un totale di 13 mila lavoratori. La prima tranche aveva coinvolto una decina di aziende del solo territorio padovano su 1.200 lavoratori e i test avevano rilevato solo 4 soggetti positivi. Perché, spiegano i virologi, la percentuale di veneti che è non è entrata in contatto con il virus arriva al 97%. Fra le tante domande, poi, per cui si cerca ancora una risposta, c’è la durata dell’eventuale immunità. Nonostante le domande superino le risposte, il tessuto produttivo veneto, ansioso di lasciarsi alle spalle l’emergenza sanitaria e quindi economica, spesso decide di scommettere sulle immunoglobuline. Prudenti, invece, le associazioni di categoria. Cna, ad esempio, ribadisce ai suoi associati che al momento l’unico strumento diagnostico certo è il tampone.
Un po’ di comprensibile confusione c’è. Non a caso i sindacati avevano già posto il problema. «Serve una regia almeno regionale visto che abbiamo capito che nazionale sarà dura - chiosa Gianfranco Refosco, segretario Cisl Veneto - tanto che unitariamente, come parti sindacali, nelle nostre osservazioni al progetto pilota di screening avevano chiesto di fare una riflessione più ampia. In poche settimane è nato il Far West dei test sierologici visto che a inizio aprile il ministero della Salute aveva “deciso di non decidere”. Si pone un problema di affidabilità. La questione scientifica è che il test sierologico, se non c’è anche il tampone a conferma, rischia di dire poco».
«Il mercato è libero - spiega l’assessore regionale alla Sanità
Manuela Lanzarin - ma va sottolineato che la Regione ha accreditato una decina di laboratori privati per lo screening dopo averne verificato i requisiti. Aggiungo che, proprio nell’ultimo incontro nazionale, abbiamo chiesto al ministro Roberto Speranza una serie di chiarimenti fra cui uno, specificamente, per i test sierologici. Anche a livello nazionale si sta sperimentando per arrivare all’avallo della tecnologia più adeguata, mi aspetto che arrivino indicazioni chiare. Nel frattempo, però, noi andiamo avanti. Il 30 aprile si sono chiusi i termini per la manifestazione di interesse delle aziende intenzionate a partecipare, abbiamo già scritto a tutte di contattarci per iniziare il protocollo del test sierologico rapido seguito, in caso di risultato dubbio, dal tampone. In quindici giorni avremo i risultati».
Le aziende, intanto, scalpitano. Alla Paramedica di Padova, per dire, i telefoni hanno squillato a tutto spiano negli ultimi giorni. «Solo nelle ultime 72 ore, - spiega il titolare Cristian Borella che si appoggia al laboratorio Analisi Arcella ma si è inventato la modalità “a domicilio” per i prelievi a casa o direttamente in azienda - abbiamo avuto 40 richieste. Si va dall’ufficio con 4 commercialisti all’azienda da 100 dipendenti». Intanto, si è arrivati a 18.702 casi dall’inizio dell’emergenza ma solo 53 di nuovi sui 10.441 tamponi delle ultime 24 ore. Sono 5.814 gli attualmente positivi, 77 quelli in terapia intensiva e 726 i ricoveri. Si contano, infine, 9 nuovi decessi.