Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«Stagionali, centomila posti perduti»
Occupazione a termine: già ad aprile 61 mila posti in meno. E Veneto Lavoro fa previsioni nere
VENEZIA Già oltre 60 mila contratti a termine bruciati. Che con il turismo azzerato e gli stagionali a casa, a giugno diventeranno centomila. L’analisi è di Veneto Lavoro.
VENEZIA Le assunzioni di lavoratori a termine fra febbraio ed aprile, in Veneto, sono inferiori di 61 mila unità rispetto a quelle dello stesso bimestre 2019. E di questo passo si prevede che, a giugno, il gap toccherà quota 100 mila. Trattandosi in larga misura di addetti normalmente impiegati nel mondo del turismo e della ristorazione, la ragione è semplice da capire e non ci sono elementi per poter immaginare che il dato si possa modificare in modo sostanziale nel resto dell’estate. I calcoli sono dell’agenzia regionale Veneto Lavoro e si fondano sull’andamento divergente della dinamica nei mesi iniziali dei due anni considerati.
Nel 2019 fra febbraio ed aprile i contratti a scadenza comprendendo tempo determinato, intermittenza e apprendistato - erano passati da 270 mila a quasi 294 mila, ad una velocità di tremila nuovi ingressi a settimana e con una crescita ancor più accentuata a maggio e giugno, dunque nell’imminenza della riapertura delle strutture ricettive soprattutto balneari. Quest’anno il dato più contenuto già in partenza (256 mila a febbraio), due mesi dopo era sceso a poco più di 232 mila. E sul pronostico secondo cui un confronto fra i due anni da eseguire a giugno possa portare la cifra a oltre 100 mila sono d’accordo le categorie del turismo. «Secondo le mie stime – rileva Marco Michielli, presidente di Confturismo e Federalberghi del Veneto – i lavoratori stagionali ‘puri’ sono 110 mila e non ho dubbi che 100 mila se ne perderanno. È gente che lavora per quattro mesi ogni dodici e che, già in condizioni normali, fatica a coprire con il proprio reddito un intero anno, nonostante la Naspi. Quando li assumiamo, a maggio, di norma la prima cosa che chiedono è un anticipo sul primo stipendio, ad esempio per pagare bollette arretrate».
Una riflessione sulle possibilità residue di una riaccensione della stagione restituisce poche speranze, sopratche
” Michielli Gli addetti estivi sono 110 mila La cifra indicata come bruciata è del tutto realistica
tutto perché non si può prescindere dall’azzeramento pressoché totale di flussi di turisti stranieri i quali, per le spiagge, pesano fra il 60% ed il 70%. La quota rimanente di potenziali viaggiatori italiani è zavorrata da un lato, per i lavoratori dipendenti, dalla forte erosione delle ferie collegata al lockdown e, dall’altro, per gli autonomi, ad un’ovvia contrazione di entrate che si protrarrà per i prevedibili ritardi nei pagamenti dei clienti. «Avremo una stagione in cui ci saranno avvocati che non si possono permettere le ferie – prosegue Michielli – e gli unici a poter considerare una vacanza saranno dipendenti pubblici e pensionati, hanno continuato a ricevere le loro entrate».
L’ipotesi che almeno parte dei lavoratori a termine del turismo possa riciclarsi in ambiti in cui non c’è stagionalità come le città d’arte, è altrettanto remota, perché le agenzie di viaggio straniere hanno di fatto cancellato le destinazioni italiane per tutto il 2020. «Mi piacerebbe esser smentito – interviene il presidente regionale di Confcommercio, Patrizio Bertin – ma sono convinto che anche il turismo nazionale si chiuderà in posizioni di prudenza. Fino a quando non vi saranno risposte farmacologiche al virus l’impostazione psicologica verso una vacanza spensierata sia compromessa».
Un ulteriore motivo di preoccupazione per la piattaforma dei lavoratori a termine giunge da Elena Donazzan, assessore regionale al Lavoro: «La metà degli occupati a tempo determinato ad aprile, circa 121 mila lavoratori – evidenzia, riportando altri numeri elaborati da Veneto Lavoro - ha il contratto in scadenza entro giugno; inevitabile collegare un eventuale rinnovo alle prospettive economiche generali e aziendali». E non è il turismo l’unico ambito in cui i contratti a termine risultano in flessione rispetto allo scorso anno. Il segno meno riguarda anche altri settori, quali ingrosso e logistica (-16%), le produzioni Made in Italy (-12%) e commercio e costruzioni (-11%). Unica eccezione l’agricoltura, che tra febbraio e aprile fa registrare un +12% di occupati, percentuale comunque inferiore al +16% dello stesso periodo del 2019.
” Donazzan Preoccupa anche che 121 mila lavoratori a tempo siano in scadenza entro metà anno