Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Prime escursioni in montagna Scialpinista muore sotto la valanga
La vittima aveva 22 anni e si era appena laureato in ingegneria civile a Trento. L’incidente mentre scendeva dalla Tofana di Tozes. Sotto choc il fratello
Lo sciatore professionista Tommaso Redolfi, 22 anni, ha perso la vita, ieri dopo essere stato travolto da una valanga a Cortina. Con lui il fratello Francesco che si è salvato.
CORTINA D’AMPEZZO (BELLUNO) Tommaso Redolfi, ventiduenne di Belluno, si era laureato ad aprile dalla sua cameretta a causa dell’emergenza coronavirus. Sciatore professionista, aveva la montagna nelle gambe e nel cuore così come il fratello Francesco. Una passione di famiglia che, ieri mattina, è stata fatale per uno dei due. Tommaso è stato travolto da una valanga mentre scendeva con gli sci dalla Tofana di Rozes a Cortina d’Ampezzo. Mentre il fratello, di 27 anni, si trovava più a monte ed è riuscito a salvarsi ma ora è sotto choc. I due sono partiti all’alba e hanno raggiunto presto una delle vette più belle della Regina delle Dolomiti. Poi hanno indossato gli sci e cominciato la discesa. Davanti Tommaso, dietro Francesco. Invece di prendere il rientro classico dallo «spallone», sono scesi a destra dello «Spigolo Zero» raggiungendo un canale che porta dietro Punta Marietta. È stato in quel momento, verso le 9.30 del mattino, che una valanga di medie dimensioni si è staccata a monte, infilandosi nel canalone e travolgendo il ventiduenne. Il corpo senza vita di Tommaso Redolfi è stato trovato duecento metri più a valle dai soccorsi chiamati prontamente dal fratello che l’ha visto precipitare davanti ai suoi occhi. «Purtroppo sono le classiche valanghe primaverili – chiarisce Alex Barattin, delegato della zona Dolomiti bellunesi del Soccorso alpino –. La neve superficiale comincia a sciogliersi e a staccarsi soprattutto lungo il versante sud-est dei monti. Se si infila in un canalone e ti trovi in mezzo non puoi fare nulla: ti porta via la neve da sotto i piedi e ti travolge. La valanga è stata provocata quasi sicuramente dalle temperature più alte del periodo». Ieri infatti il tempo era ottimo e tanti escursionisti hanno deciso di farsi un giro in montagna. Francesco e Tommaso avevano l’attrezzatura e l’abbigliamento consoni alla scalata. «È una via impegnativa – continua Barattin –. Ma chi va spesso in montagna la fa senza problemi. Sono situazioni che purtroppo capitano e non c’è scampo». Quando l’elicottero del Suem di Pieve di Cadore, insieme a personale del Soccorso alpino e della Guardia di finanza di Cortina, è giunto sul luogo dell’incidente non c’era più nulla da fare. Il corpo del giovane è stato individuato a circa 2.550 metri di quota, recuperato con un verricello di 70 metri e trasportato a Cortina. «Tommaso ha cominciato a sciare prestissimo – ricorda il presidente dello Sci Club di Ponte nelle Alpi Oliseo Salvagno -. Per me è difficile parlarne perché lo conoscevo bene. Ha seguito tutti gli step: dall’avviamento, alle categorie dei baby cuccioli, ragazzi e poi settore giovani junior vincendo molte gare. Era un ragazzo positivo, solare e bravo». Uno sport di famiglia: il papà Marco ha gareggiato nel settore giovanile negli anni ’80 e il fratello Francesco è maestro di sci. L’altra grande passione di Tommaso Redolfi era quella per l’ingegneria civile che studiava all’Università di Trento. Ad aprile, a causa dell’emergenza epidemiologica, si era laureato in video-conferenza da casa. «Era un bravo ragazzo – racconta il suo compagno di studi Alberto Padovan –. Una persona d’oro sempre disponibile con tutti. Devo ancora metabolizzare quello che è successo: per me è stato uno shock».
La tragedia che ha coinvolto Tommaso è avvenuta a pochi giorni dalla decisione della Regione di consentire le escursioni in montagna. Questo ha portato, inevitabilmente, a una ripresa anche degli incidenti. Soltanto ieri sono rimasti feriti un vicentino e un trevigiano in Comelico Superiore, un bellunese a Domegge e due sciatori (sempre bellunesi) a Cima d’Ambata ad Auronzo. «Sono stati due mesi di scarsa attività fisica – conclude Alex Barattin, del Soccorso alpino – Ripartite con gite alla vostra portata. Sconsigliamo l’uscita solitaria: informate sempre qualcuno dei vostri spostamenti e tempi presunti di rientro, avvertendo in caso di cambiamenti nel programma. Se in difficoltà contattate il 118. Ricordiamo che i rifugi in quota sono chiusi e i bivacchi possono essere utilizzati solo in caso di emergenza».