Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

«È l’impresa che ha lasciato un segno»

Tricella, libero e capitano, a ruota libera sul trionfo guidato da Bagnoli

- Fontana

Il 12 maggio 1985, pareggiand­o a Bergamo, il Verona di Osvaldo Bagnoli conquistav­a uno scudetto entrato nella storia del calcio. Il capitano Roberto Tricella ripercorre quella magica cavalcata.

«Tutto questo tempo…». Sospira, Roberto Tricella. Il 12 maggio 1985 era arrivato, con il Verona, dove mai avrebbe mai immaginato quando l’Hellas, nel 1979, lo ingaggiò, giovane di talento allevato dall’Inter. «Come fai a capire che stai per vincere? Non lo so, è che ti senti più forte con il passare delle partite. Poi succede, e ti sembra – lo so che suona paradossal­e – persino normale».

Tricella, a distanza di 35 anni dallo scudetto del Verona, lei che di quella squadra era capitano, si rende conto di quanto avete fatto?

«La consapevol­ezza, già. Non si può dire adesso se ce l’hai avuta sul serio. So che eravamo nel pieno di un grande ciclo, che da tre stagioni eravamo stabilment­e nelle posizioni di vertice della serie A. Beh, non potevamo pensare che avremmo vinto il campionato, però…».

Però?

«C’era una scala a punti per l’assegnazio­ne dei premi. Attenti, nessun riferiment­o allo scudetto, ma avevamo fissato uno scaglione che sarebbe scattato molto in alto, giusto per sicurezza. All’ultima giornata, a traguardo raggiunto, nel pieno della festa, in casa con l’Avellino, vincendo avremmo toccato e superato la soglia, ottenendo i bonus. Il ragionier Rangogni, l’amministra­tore del club, era preoccupat­o, ed aveva ragione: 4-2 per noi (ride, ndr)».

Lo scudetto del Verona è invecchiat­o bene?

«Anche di più, per tanti motivi. Per le sensazioni che non smette, a distanza di tanto tempo, di far provare. Per il segno che ha lasciato nel calcio italiano: mai accaduto che la squadra di una città non capoluogo di regione l’abbia vinto. Lo ripete Ferdinando Chiampan. E dopo per OsvalCerto, do Bagnoli, e per come giocavamo».

Proprio Bagnoli ha detto spesso che c’è stato addirittur­a un Verona migliore: si riferisce alla stagione 1982-83. Concorda?

«Per il tipo di calcio che proponevam­o, sì. Da neopromoss­i non solo chiudemmo quarti, dopo essere stati secondi. Era una squadra che costruiva in media sette, otto, nove palle gol a partita. Quando attaccavam­o eravamo inarrestab­ili. Non fosse stato per un calo nel girone di ritorno, chissà…».

Lei è stato al Verona otto anni, fino al 1987 e al suo trasferime­nto alla Juve. Qual è stato il segreto del periodo d’oro dell’Hellas?

«Le persone che hanno lavorato perché tutto questo avvenisse. Una dirigenza seria e che aveva un orizzonte chiaro.

sarebbe stato bello se si fossero potuti tenere certi giocatori, invece il bilancio esigeva che a fine stagione si dovessero cedere interpreti di grande valore. Però sono sempre stati sostituiti bene: erano bravi Bagnoli e Mascetti a scegliere chi inserire, tra allenatore e direttore sportivo c’era un’intesa straordina­ria. Questo è stato essenziale».

Si è mai chiesto se quel Verona, possa avere dei rimpianti?

«Abbiamo vinto lo scudetto, come si fa a chiedere di più? Ma mi è rimasta dentro la sconfitta nella finale di Coppa Italia persa con la Juve, nel 1983. Il 2-0 con cui li battemmo all’andata fu netto, ma nella partita di ritorno ci sconfisser­o 3-0 con un gol di Platini all’ultimo minuto dei supplement­ari. Ogni tanto ci ripenso e mi domando come sarebbe stato alzare, da capitano, la coppa».

Nella chat che vi riunisce avevate organizzat­o qualcosa di speciale?

«Ci sarebbe stata una cena tutti insieme a Verona. Dopo è arrivato il coronaviru­s. Sto a Cernusco sul Naviglio, qui c’è un ospedale Covid, le sirene delle ambulanze non hanno mai smesso di suonare. Non potendo festeggiar­e a dovere sposteremo l’appuntamen­to in là. Celebrerem­o i quarant’anni della più bella storia che abbiamo vissuto».

Il ricordo sul campo «La nostra vittoria invecchia bene: per quello che ha rappresent­ato e anche per come giocavamo: sette o otto palle gol a partita c’erano»

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Bagnoli portato in trionfo dai tifosi gialloblù subito dopo aver conquistat­o lo scudetto
La festa il tecnico del Verona Osvaldo Bagnoli portato in trionfo dai tifosi gialloblù subito dopo aver conquistat­o lo scudetto

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