Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Fausto Pinarello, Zwift non basta: «Bello, ma senza contatti umani...»
TREVISO La quarantena globale ha imposto nuove parole. Alcune cadranno, altre magari no. Una di queste è zwifter: l’appassionato di ciclismo che, tappato in casa, ha trovato in Zwift, metà app e metà video game, il modo per allenarsi e frenare l’astinenza da asfalto. Può stupire che sia uno zwifter Fausto Pinarello? Il figlio di «Nani», il fondatore del marchio trevigiano che oggi vuol dire bicicletta per eccellenza, ama le due ruote come la vita, dunque… E stupirà, telefonandogli di sabato mattina, sentirlo sbuffare su una rampa del Montello?
Fausto, parliamo di quarantena? Com’è stata?
«Per me cinquantena. Cinquanta giorni al chiuso e non ho giardino .
Al mattino smart work coi ragazzi dell’azienda: una riunione via l’altra e, dalle tre, libero. Poi bici sui rulli davanti alla finestra e Zwift. A volte sfide col team virtuale e amici, ogni tanto allenamento coi ragazzi del Team Ineos (team partner di Pinarello, ndr), che mi danno un’ora, ma ci sta. Alla fine, tra sella, poltrona e televisore, ‘na pastasciutta de qua e un bicer de vin de là, due-tre chili li ho messi su…».
Due o tre?
«Tre...».
Bici a parte, cosa le è mancato di più?
«Il contatto con le persone. Di gente ne vedevo anche prima ma tra mascherine, che se fai una battuta non si capisce, devi ripeterla e non si ride più, e il resto… I primi 15 giorni era tutto surreale, poi l’umore è cambiato. Alla fine bisogna reagire…».
Domani (oggi) è domenica. Cosa farà?
«Pranzo in famiglia, da mio cugino Graziano. Tavolata da quattro, anche se il tavolo sarebbe da dodici…».