Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Meccanica, comitato di sorveglianza Covid in 4 aziende su dieci
VENEZIA (g.f.) La metà delle aziende metalmeccaniche del Veneto è ripartita, questa settimana, con tutti i dipendenti. Ma solo nel 42% della platea totale risulta creato il Comitato di sorveglianza composto da rappresentati aziendali, sindacali e della sicurezza, per disciplinare l’attuazione delle misure previste dal protocollo per il contenimento del Covid-19. È l’esito di un’indagine della Fim Cisl regionale su un campione di 542 realtà con poco meno di
75 mila addetti complessivi. In vari casi, riferiscono inoltre i dirigenti del sindacato, è stato riscontrato un cambio delle mascherine solo ogni tre o quattro giorni.
Rispetto al rientro in fabbrica, risulta che un quarto delle imprese interpellate non abbia richiamato più del 70% dei propri addetti mentre altrettante avrebbero dichiarato appena la riattivazione di operazioni molto ridotte.
Sulle previsioni di produzione, il campione interpellato restituisce un’immagine di forte incertezza. In particolare, i comparti del termomeccanico e dell’ automotive, che impiegano circa 30 mila lavoratori tra diretti e indotto, denunciano un calo degli ordini tra il 60% e
l’80% e lamentano ritardi nella fornitura delle materie prima e dei semilavorati. Risulta poi ancora molto utilizzata la modalità di «lavoro agile», ma che si sta caratterizzano sempre più come telelavoro e non come Smart working, modello, quest’ultimo, in cui il lavoratore dovrebbe svolgere la propria prestazione anche con un grado di autonomia oraria e di gestione della prestazione. La Fim Cisl ritiene pertanto urgente «recuperare la via del confronto tra azienda e lavoratore per concordare le modalità di attuazione dello Smart working, prevedendo anche il diritto alla disconnessione del lavoratore».