Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Algoritmo per i turisti le categorie insorgono
Rischio spiagge libere, Caner: «i sindaci hanno poteri emergenziali». L’esperto: «Anche in vacanza serve senso civico»
L’algoritmo che apre e chiude le attività sul territorio vale, di fatto, anche per il turismo con l’ipotesi di spostamenti per vacanza solo fra regioni con lo stesso grado di «contagiosità». Ma le categorie insorgono «già la domanda sarà bassissima, gli italiani si devono muovere». Anche l’infettivologo Viale spiega: «L’unica via sono i comportamenti responsabili dei singoli».
VENEZIA Immaginare il «turismo distanziato» dal Covid-19 è un esercizio di fantasia che oscilla facilmente dal pragmatismo virante al nero («sarà tanto se avremo veneti sulla spiagge venete») a chi spera ancora di attrarre i fedeli austro-tedeschi sul litorale veneto. Nella fattispecie, le categorie del turismo professano uno stoico realismo. Poi c’è la Regione che dal governatore Luca Zaia («serve uno Schengen sanitario europeo per l’apertura delle frontiere») al suo assessore Federico Caner («sugli stranieri non abbiamo ancora mollato»)non si sottraggono alla sfida e premono sull’acceleratore.
Timori e speranze che si agitano, però, all’interno di una griglia luciferina fatta di 21 indicatori tessuti dal ministero della Salute nell’«algoritmo» che regola aperture e chiusure delle attività sui territori. Turismo incluso. Fra quei 21 indicatori che spaziano dal numero dei tamponi alla percentuale di occupazione delle terapie intensive, c’è Rt. Si tratta dell’evoluzione di quel R0 che indicava la capacità di contagio di un singolo ma a «popolazione vergine», cioè in lockdown, mentre Rt misura la potenziale trasmissibilità del virus nel tempo. L’ipotesi al vaglio del governo è che dal 3 giugno ci si possa spostare fra regioni con un indice Rt simile.
Pierluigi Viale è primario di Malattie infettive al Sant’Orsola di Bologna e membro attivo della cabina del presidente emiliano Stefano Bonaccini. «Dobbiamo aprire progressivamente - spiega Viale - fino a capire il punto di rottura, qual è il livello di apertura su cui si innesta una ripresa del virus. L’unico criterio sensato, e vale anche per gli spostamenti turistici, è un monitoraggio quasi in tempo reale di Rt. Dovessi decidere io, non farei tanti calcoli, se sei in una zona verde e vai in una zona verde ma passi in una zona rossa il principio ipotizzato degli spostamenti fra regioni omogenee cade. Ogni regione metta in atto le misure di sorveglianza e contenimento in grado di produrre un Rt affidabile,un parametro in tempo reale con una deriva di 5 giorni.In questo momento le regioni italiane stanno andando tutte allo stesso modo». Si è parlato di quarantena per andare in vacanza (ipotesi della Sardegna poi tramontata). «Dubito che avremmo tutti tre settimane di ferie di cui due da dedicare alla quarantena da fare dove poi? In barca? In un campo profughi? Così come il passaporto biologico non la si può fare. - conclude Viale - Bisogna essere ragionevoli. Bisogna mantenere livelli accettabili di Rt. Per combattere il Covid serve una battaglia di educazione civica: indossare mascherina e guanti per proteggere gli altri oltre che sé stessi. Lo stesso spirito di un vaccino». Albergatori e stake holder del turismo veneto sono disincantati. Consapevoli che il vagheggiato «certificato di immunità» non esiste. «Io considero persa la stagione fino a metà luglio. Per salvare il salvabile serve la libertà di movimento in Italia senza vincoli dal 3 giugno e la riapertura delle frontiere internazionali ma su questo fronte se fosse il 15 o fine giugno sarebbe già tanto» dice Marco Michielli di Federalberghi. Un punto su cui concorda anche Francesco Mattiazzo di Assoturismo-Confesercenti: «I dati ci dicono che possiamo accogliere turisti da fuori regione nella massima sicurezza». Michielli addirittura prevede che «sul mare veneto ci saranno soprattutto veneti». «Di turismo straniero ne vedremo gran poco. Non voglio giocare a fare il virologo ma è una questione di buon senso e di livelli di rischio. - continua Michielli - Ci sono ambienti più pericolosi, come un locale in cui passano mille persone in una sera e altri, come un albergo, in cui ci sono 110 ospiti in stanze che sanificheremo due volte al giorno fino a ottobre come minimo. A preoccuparci davvero sono le spiagge libere che coesistono con quelle attrezzate. Se i giovinotti che abbiamo visto in piazza per l’aperitivo, ammassati l’uno sull’altro, saranno gli stessi che andranno nelle spiagge libere e facile prevedere che una foto di assembramenti finita sul tavolo del prefetto porterebbe alla chiusura tout court di tutta la spiaggia, inclusa quella attrezzata. Perché non creare varchi d’accesso, solo per quest’anno, con un pagamento simbolico di 2-3 euro con cui finanziare la vigilanza?». Caner spiega che lo stato emergenziale in vigore fino al 31 luglio dà poteri speciali ai sindaci anche in questo senso. «Le linee guida per le spiagge libere sono le stesse degli stabilimenti - spiega l’assessore regionale al Turismo - 12 mq intorno all’ombrellone e comunque 1,5 mq da telo a telo. Quanto agli spostamenti, abbiamo spinto col governo sui corridoi europei e si va verso altri accordi bilaterali più ampi con le regioni confinanti. Ma sul turismo straniero non ce la siamo messi via. Stiamo lavorando anche col ministero per capire se il turista può fare il tampone nel proprio paese ed esibirlo quando arriva qui. Servono ancora 15 giorni per definire tutto ma già a giugno partirà una forte campagna social di promozione».
” Caner Non abbiamo ancora gettato la spugna sui turisti stranieri, tampone in patria