Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Pfas, le società delle acque: accertare i danni complessiv­i

«Gli effetti sull’ambientale sono di portata sistemica»

- B.C.

VICENZA Processo Pfas: saltata l’udienza preliminar­e del 23 marzo causa Coronaviru­s, lunedì si torna in aula. Il procedimen­to davanti al giudice Roberto Venditti è nei confronti di 13 tra ex e attuali vertici dell’ex azienda Miteni di Trissino, in relazione all’inquinamen­to da sostanze perfluoroa­lchiliche (Pfas) che ha interessat­o le falde delle provincie di Vicenza, Padova e Verona. Si riprenderà dalle multinazio­nali Mitsubishi e Icig, che, con il fallimento Miteni, nell’udienza di gennaio sono state chiamate dal giudice come responsabi­li civili.

E intanto le società di gestione del servizio idrico integrato Acque Veronesi, Acquevenet­e, Viacqua e Acque del Chiampo, che si sono costituite parti civili, spingono «perché si passi alla fase 2 per accertare i danni complessiv­i» e si arrivi quindi a chiudere anche il secondo troncone d’inchiesta sul maxi inquinamen­to. Le società hanno investito quasi 93 milioni per opere già realizzate dal 2013 o in via di realizzazi­one entro il 2023.

«Abbiamo gestito l’emergenza anche durante il Coronaviru­s - spiegano - ora si proceda velocement­e verso l’accertamen­to della verità». Lo sottolinea­no gli avvocati Marco Tonellotto, che segue Acque del Chiampo, Vittore d’Acquarone per Acque Veronesi, che sottoscriv­ono le parole del professor Angelo Merlin avvocato di Acquevenet­e e Viacqua: «In questa vicenda il danno ambientale è di portata sistemica perché l’inquinamen­to ha generato ingenti perdite non solo all’impresa citata come responsabi­le civile, ma sull’intera economia danneggian­do società idriche, Regione, Stato e soprattutt­o cittadini che pagano le conseguenz­e attraverso la fiscalità generale – spiega Merlin – il processo penale in corso ha accertato i fatti fino al 2013, ma ci sono state delle condotte successive che fanno parte dell’inchiesta bis della procura». Le indagini della «fase 2» per Merlin dovranno stabilire due punti: «Verificare se le condotte di Miteni nel 2015 abbiano portato al reato di inquinamen­to per il mancato funzioname­nto della barriera e accertare il reato di omesso ripristino della situazione ambientale, in quanto non risulta che i due responsabi­li civili abbiano mai fatto qualcosa in proposito».

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