Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
I FIGLI E IL FUTURO FRAGILE
C’è una generazione che è nata mentre crollavano nel 2001 le Torri Gemelle a New York e con loro andava in macerie anche la sicurezza che l’Occidente non avrebbe più avuto a che fare con una guerra. Una generazione che ha passato le elementari a disegnare le torri che venivano giù e i bombardamenti su Kabul, e poi è cresciuta con la paura degli attentati mentre entrava nell’età più bella e spensierata, prima al Bataclan di Parigi e poi sulla Rambla di Barcellona, due luoghi simbolici per tanti ragazzi di ieri e di oggi. E ora, ormai grandi, fuori dal liceo, hanno vissuto l’era del coronavirus che ha per tre mesi spazzato via ogni rapporto personale. Niente abbracci, niente baci, niente feste, niente amici, ma anche niente lezioni all’università, niente laurea con la corona d’alloro, niente di niente. Solo instagram, facebook e whatsapp.
Questa generazione che ha visto cancellare anno dopo anno ogni certezza è quella dei nostri figli, che sono i figli più sfortunati che abbiamo avuto dal dopoguerra. Fino al 2001 tutto andava bene. Gli adulti erano più ricchi anno dopo anno, i figli vivevano in un mondo di pace e di opportunità.
Il mondo, e con il mondo i desideri, non avevano confini. Tutti i sogni erano possibili. Al contrario questi figli si son visti portar via un sogno dopo l’altro. Per loro, il futuro non è come per noi: un territorio come il vecchio west da conquistare, un paese da inventare, un’america insomma.
Il loro futuro è pieno di incertezze, a cominciare dagli scricchiolii del pianeta Terra fra ghiacciai che si sciolgono, mari che si alzano e imprevisti atmosferici persino sulla nostra Italia dove quando noi eravamo ragazzi l’estate era l’estate e ora hai a che fare con la grandine a giugno.
Quando leggiamo che nel 2050 alcune delle nostre coste saranno sott’acqua loro ci saranno, per dire.
Ma soprattutto continuano a vivere una vita di preoccupazioni e senza leggerezze. E il virus ha frantumato anche le ultime certezze. Molte famiglie hanno, o dovranno, far fronte a una crisi economica. E oggi è molto difficile far programmi per il futuro della propria vita. Un master all’università, un piccolo lavoro per cominciare, un’avventura a Londra o a Berlino per diventare grandi. Loro oggi sanno che tutto può essere spazzato via da un vento imprevedibile che fa chiudere i confini dei Paesi, fermare gli aerei e i treni, cancellare dalla sera alla mattina persino le nostre abitudini di vita.
Noi questo non lo avevamo neanche immaginato.
Sarà difficile, ma sicuramente una cosa l’hanno imparata. Nulla è garantito. Oggi meno di ieri.