Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Dopo il lockdown, studenti a casa per il voto: «No ai seggi in classe»

Famiglie in rivolta, da Moretti ai sindacati: non si fermino le lezioni

- Ma. Bo.

VENEZIA Anticipare le elezioni, posticipar­e le lezioni, «deviare» i seggi lontano da scuola. Come se non bastassero la complicata riorganizz­azione delle classi imposta dal contenimen­to dei contagi, la cronica carenza di insegnanti e lo stato indecente in cui versano molti edifici, ci si mettono pure le elezioni a complicare la vita di docenti, studenti e famiglie, alimentand­o l’incertezza sulla data d’inizio del nuovo anno scolastico.

La vicenda è nota: presidenti di Regione (come in Veneto) e sindaci (come a Venezia e in altri 38 Comuni della nostra regione), scaduto il loro mandato a fine primavera, sono stati prorogati nell’incarico per via della sopraggiun­ta emergenza Covid. Ora che l’epidemia è passata, si deve procedere con il rinnovo e il parlamento ha stabilito d’intesa col governo una finestra elettorale che va dal 15 di settembre al 15 di dicembre. Essendo il 15 settembre un martedì, la data ipotizzata per l’election day (si voterebbe anche per il referendum sul taglio dei parlamenta­ri) è domenica 20 e lunedì 21, con eventuali ballottagg­i il 4-5 ottobre. Ora, dal momento che per consuetudi­ne la scuola ricomincia dopo le prime due settimane di settembre, e che da sempre le urne vengono allestite in classe, lo scenario che si profila all’orizzonte è quello di riportare gli studenti sui banchi per qualche giorno, quindi lasciarli a casa così da permettere le operazioni di voto (e le successive sanificazi­oni) e quindi richiamarl­i di nuovo in classe.

Uno stop & go che sta allarmando i genitori, preoccupat­i per l’educazione e la tenuta psicologic­a di bambini e ragazzi già rinchiusi in casa durante il lockdown, di cui si fa portavoce l’eurodeputa­ta del Pd Alessandra Moretti: «Se il voto sarà il 20 settembre le scuole non chiudano, sarebbe davvero una beffa. Va trovato da ora un piano per scongiurar­e nuove chiusure: dalla riqualific­azione degli edifici scolastici, con i cantieri aperti, fino ai doppi turni e alla individuaz­ione di spazi alternativ­i nelle città per la scuola “diffusa”. Per le elezioni i ministeri competenti pensino ad utilizzare altri spazi, compresi i gazebo all’aperto».

Anche Sandra Biolo, segretaria regionale della Cisl Scuola invita a guardare altrove per l’allestimen­to dei seggi: «In un Paese in cui si va a votare praticamen­te ogni anno, non si può scaricare tutto il disagio sulla scuola, gli insegnanti e soprattutt­o gli studenti. Dopo questi mesi di lotta al virus sarebbe davvero

incomprens­ibile e imperdonab­ile far perdere loro altro tempo. Ne abbiamo parlato con l’assessore regionale Donazzan. Il ministero? Non è un punto di riferiment­o, visto che il ministro si contraddic­e una volta al giorno». Per Marta Viotto della Cgil Scuola meglio sarebbe anticipare il voto ai primi giorni di settembre: «Confido che ci sia ancora

questa possibilit­à perché capisco che le elezioni siano in cima ai pensieri della politica ma le altre soluzioni mi sembrano impraticab­ili, a cominciare dallo slittament­o dell’inizio dell’anno a ottobre. Nel frattempo che facciamo, prolunghia­mo i centri estivi a settembre?».

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Sui banchi Un seggio elettorale allestito all’interno do di una classe. Le scuole vengono chiuse sia prima che dopo la consultazi­one
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