Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«Ho portato in giardino una bombola di gas Quando sono tornato, il fuoco era altissimo»
La difesa dell’uomo che si è salvato: avrebbe provato ad aiutare le vittime, inutilmente
PAESE «Sono tornato per aiutarle, ma c’era solo fuoco davanti a me. Non ho capito più niente». Sergio Miglioranza è disperato per non essere riuscito a salvare la moglie Franca e l’amica Fiorella, bruciate nella casa nella quale i tre vivevano a Paese.
Un dramma che il 69enne ha raccontato così a Martina Sandre, la figlia di Fiorella che, svegliata nel cuore della notte dai carabinieri, è corsa a chiedergli perché la sua mamma non c’era più. L’uomo era in stato confusionale, e ai vigili del fuoco non è riuscito a spiegare con chiarezza dove fossero le due donne.
Solo in ospedale, dove è stato curato per un principio d’intossicazione da fumo, ha ricordato qualcosa. «Mi ricordo solo che avevo dato da mangiare al cane – ha raccontato ieri pomeriggio agli inquirenti che l’hanno interrogato -, poi mi sono addormentato fino a quando ho sentito le urla di Fiorella e gli scoppi delle bombole. Ma le fiamme erano già alte». Quel che è seguito dopo è durato pochi tragici minuti, sufficienti a cancellare due vite. A raccontarlo è Martina: «E’ stata mia mamma a chiamare il 113, Sergio ha detto che le tremavano le mani dalla paura mentre componeva il numero. Ha chiesto aiuto. Poi gli ha detto di aiutarla a cercare Franca per portarla fuori, perché tutte e due faticavano a camminare». Per questo le due amiche dormivano al piano terra dell’abitazione, mentre Sergio al piano superiore dove c’è una scala che porta in giardino. Ma il 69enne non l’ha ascoltata: «Ha avuto paura che la bombola collegata allo scaldabagno scoppiasse ed è corso a portarla fuori – continua la figlia della vittima -. Ma nel tempo in cui è salito di sopra ed è uscito in giardino l’incendio è diventato ancora più forte e lui non è più riuscito a entrare». Secondo Martina: «In quei momenti è difficile capire cosa fare. Lui credeva di fare in tempo a tornare, invece purtroppo non c’è riuscito». Per le due donne è stata la fine. Con la porta d’ingresso sbarrata dal fuoco e le inferriate alle finestre non potevano scappare. Intrappolate dal fuoco che avanzava sempre di più, si sono rifugiate in bagno e in lavanderia. E lì sono morte, per il fumo e per le fiamme che le hanno completamente carbonizzate.
Per tutta la mattina, Martina è rimasta vicino al nastro messo dai carabinieri per interdire l’accesso all’abitazione distrutta. Abbracciata al figlio Davide ha aspettato, perché la sua mamma era ancora lì, tra le macerie di una casa completamente arsa dal fuoco: «Si volevano bene lei e Franca, per questo mia mamma era venuta qui. Era in pensione, dopo aver lavorato come bidella al liceo artistico di Treviso – racconta commossa -. Si facevano compagnia e si aiutavano. Non si meritavano questa fine».