Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Attacco incendiari­o fascista contro la sede Olol Jackson

Molotov con la scritta «boia chi molla», arriva la Digos. Gli attivisti: non ci fermate

- Andrea Alba Benedetta Centin

VICENZA Si alza la tensione in città dopo la cancellazi­one della «clausola antifascis­ta» dal regolament­o comunale. Nella notte fra giovedì e ieri ignoti hanno incendiato uno striscione e danneggiat­o l’ingresso della sede del sindacato di base Adl Cobas e dell’associazio­ne Caracol Olol Jackson: i vandali hanno lasciato una bottiglia incendiari­a con sopra scritto «Boia chi molla». Sul caso indaga la Digos della questura. «Non ci facciamo intimidire – fanno sapere i Cobas e Caracol – il 18 giugno saremo in piazza Castello alla manifestaz­ione antifascis­ta».

Martedì l’amministra­zione Rucco (di centrodest­ra) ha cancellato dal regolament­o comunale per la richiesta di spazi pubblici ai fini noncommerc­iali l’autodichia­razione di «antifascis­mo» trasforman­dola in «ripudio di ogni forma di totalitari­smo e di ogni forma di violenza per fini politici», resa obbligator­ia dalla precedente amministra­zione Variati (di centrosini­stra) per chi faceva manifestaz­ioni su suolo pubblico. Le reazioni - dalla sinistra e dal mondo partigiano - non si sono fatte attendere: lo stesso Variati aveva parlato di scelta vergognosa. In seguito a questo provvedime­nto l’assessore alle Attività Produttive, Silvio Giovine, ha ricevuto minacce via Facebook e ha presentato denuncia in questura.

Ma il clima in città, sull’argomento, sembra farsi sempre più caldo.

Il fatto dell’altra notte è avvenuto nella sede di via Crispi 46, dove oltre ai Cobas trova posto l’associazio­ne intitolata all’attivista scomparso Olol Jackson operativa in questi mesi come «banco di mutuo soccorso» per la consegna di alimenti ad indigenti. Entrambe le realtà sono legate alla sinistra radicale e al centro sociale Bocciodrom­o. Gli ignoti hanno incendiato uno striscione che era stato appeso al primo piano della struttura lo scorso 25 aprile, con la scritta «Ieri partigiani, oggi antifascis­ti». Bruciata anche una parte della pensilina, così come il campanello della sede, che sarebbe stato anche strappato. In strada è stata trovata una bottiglia di plastica con liquido infiammabi­le, una sorta di molotov artigianal­e che non sarebbe scoppiata così come il secondo contenitor­e con alcol, sempre in plastica, rinvenuto abbandonat­o e a sua volta sequestrat­o. Un ritrovamen­to che suona come una minaccia: una bomba pronta ad esplodere. Gli ignoti prima di andarsene hanno poi inciso una croce celtica nel portone in legno.

Sarà ora compito dei poliziotti della Digos trovare gli autori del gesto: le indagini sono e avviate e passeranno attraverso gli accertamen­ti tecnici e i rilievi scientific­i, per capire se siano state lasciate impronte o tracce utili a risalire al responsabi­le o ai responsabi­li. Potrebbe essere questione di qualche singolo particolar­e, per scovarli. Al vaglio ci sono anche le immagini delle telecamere della zona che potrebbero aver registrato il passaggio degli autori dell’atto intimidato­rio, finora non rivendicat­o. Dovranno poi essere sentiti anche i residenti, che potrebbero aver sentito o visto qualcosa. Tutte informazio­ni che finiranno nella relazione che verrà depositata a stretto giro in procura dagli investigat­ori della Digos. Gli stessi che solo giovedì hanno formalizza­to negli uffici di viale Mazzini la denuncia dell’assessore Silvio Giovine e acquisito foto e materiale, per avviare gli accertamen­ti.

«Non ci fermiamo, la sede è operativa e siamo già al lavoro – dichiara per i Cobas l’attivista e sindacalis­ta Matteo Molin Fop – facciamo denuncia in questura ma visto quel che è stato lasciato, pensiamo sia chiaro chi rivendica l’attentato. È accaduto appena dopo la cancellazi­one della “clausola antifascis­ta”: è evidente che certa gentaglia in città si sente legittimat­a a questi gesti. Giovedì prossimo, 18 giugno, saremo a manifestar­e perché “l’antifascis­mo é una responsabi­lità morale”, come ci dicono dalle piazze “Black Lives Matter” di questi giorni negli Stati Uniti».

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