Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Attacco incendiario fascista contro la sede Olol Jackson
Molotov con la scritta «boia chi molla», arriva la Digos. Gli attivisti: non ci fermate
VICENZA Si alza la tensione in città dopo la cancellazione della «clausola antifascista» dal regolamento comunale. Nella notte fra giovedì e ieri ignoti hanno incendiato uno striscione e danneggiato l’ingresso della sede del sindacato di base Adl Cobas e dell’associazione Caracol Olol Jackson: i vandali hanno lasciato una bottiglia incendiaria con sopra scritto «Boia chi molla». Sul caso indaga la Digos della questura. «Non ci facciamo intimidire – fanno sapere i Cobas e Caracol – il 18 giugno saremo in piazza Castello alla manifestazione antifascista».
Martedì l’amministrazione Rucco (di centrodestra) ha cancellato dal regolamento comunale per la richiesta di spazi pubblici ai fini noncommerciali l’autodichiarazione di «antifascismo» trasformandola in «ripudio di ogni forma di totalitarismo e di ogni forma di violenza per fini politici», resa obbligatoria dalla precedente amministrazione Variati (di centrosinistra) per chi faceva manifestazioni su suolo pubblico. Le reazioni - dalla sinistra e dal mondo partigiano - non si sono fatte attendere: lo stesso Variati aveva parlato di scelta vergognosa. In seguito a questo provvedimento l’assessore alle Attività Produttive, Silvio Giovine, ha ricevuto minacce via Facebook e ha presentato denuncia in questura.
Ma il clima in città, sull’argomento, sembra farsi sempre più caldo.
Il fatto dell’altra notte è avvenuto nella sede di via Crispi 46, dove oltre ai Cobas trova posto l’associazione intitolata all’attivista scomparso Olol Jackson operativa in questi mesi come «banco di mutuo soccorso» per la consegna di alimenti ad indigenti. Entrambe le realtà sono legate alla sinistra radicale e al centro sociale Bocciodromo. Gli ignoti hanno incendiato uno striscione che era stato appeso al primo piano della struttura lo scorso 25 aprile, con la scritta «Ieri partigiani, oggi antifascisti». Bruciata anche una parte della pensilina, così come il campanello della sede, che sarebbe stato anche strappato. In strada è stata trovata una bottiglia di plastica con liquido infiammabile, una sorta di molotov artigianale che non sarebbe scoppiata così come il secondo contenitore con alcol, sempre in plastica, rinvenuto abbandonato e a sua volta sequestrato. Un ritrovamento che suona come una minaccia: una bomba pronta ad esplodere. Gli ignoti prima di andarsene hanno poi inciso una croce celtica nel portone in legno.
Sarà ora compito dei poliziotti della Digos trovare gli autori del gesto: le indagini sono e avviate e passeranno attraverso gli accertamenti tecnici e i rilievi scientifici, per capire se siano state lasciate impronte o tracce utili a risalire al responsabile o ai responsabili. Potrebbe essere questione di qualche singolo particolare, per scovarli. Al vaglio ci sono anche le immagini delle telecamere della zona che potrebbero aver registrato il passaggio degli autori dell’atto intimidatorio, finora non rivendicato. Dovranno poi essere sentiti anche i residenti, che potrebbero aver sentito o visto qualcosa. Tutte informazioni che finiranno nella relazione che verrà depositata a stretto giro in procura dagli investigatori della Digos. Gli stessi che solo giovedì hanno formalizzato negli uffici di viale Mazzini la denuncia dell’assessore Silvio Giovine e acquisito foto e materiale, per avviare gli accertamenti.
«Non ci fermiamo, la sede è operativa e siamo già al lavoro – dichiara per i Cobas l’attivista e sindacalista Matteo Molin Fop – facciamo denuncia in questura ma visto quel che è stato lasciato, pensiamo sia chiaro chi rivendica l’attentato. È accaduto appena dopo la cancellazione della “clausola antifascista”: è evidente che certa gentaglia in città si sente legittimata a questi gesti. Giovedì prossimo, 18 giugno, saremo a manifestare perché “l’antifascismo é una responsabilità morale”, come ci dicono dalle piazze “Black Lives Matter” di questi giorni negli Stati Uniti».