Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Covid, un vicentino su dieci senza lavoro
In marzo e aprile a casa in cassa integrazione o altri ammortizzatori sociali più di 70mila dipendenti della provincia. Buonomo (Inps): «In ufficio anche i festivi per liquidare tutti»
VICENZA Settantamila vicentini, quasi uno su dieci, sono rimasti a casa dal lavoro fra marzo e aprile con cassa integrazione o altre forme di ammortizzatori sociali. Sono i numeri che emergono dai resoconti dell’Inps di Vicenza e dell’Ebav, ente bilaterale regionale. «Marzo è stato interamente pagato, ora si procede per aprile – osserva il direttore dell’Inps di Vicenza Dario Buonomo – riteniamo che il numero di aziende richiedenti sarà simile per maggio».
Nella provincia di Vicenza le domande di cassa integrazione ordinaria sono state
9.182 per altrettante aziende (solitamente industrie). Di queste la maggior parte
(6.817) a conguaglio, cioè con pagamento della Cig anticipaRegione ta dai datori di lavoro.
I dati Inps dicono poi che a queste realtà imprenditoriali ne vanno aggiunte altre 3.285 in Fis (un ammortizzatore sociale che copre le ditte molto piccole o che non hanno diritto alla cassa integrazione) e altre 6.102 che hanno ottenuto la cassa integrazione in deroga. «In totale, questi ammortizzatori sociali hanno riguardato 47mila lavoratori in provincia di Vicenza – riprende Buonomo – nonostante qualcuno abbia parlato di ritardi l’istituto, in realtà, ha gestito i pagamenti in questa regione meglio che rispetto al resto d’Italia. Il punto è che la prestazione e in particolare la cassa in deroga richiedono una serie di passaggi burocratici, cinque in tutto, fra Inps, e singole aziende mentre il lavoratore ha bisogno delle risorse nell’immediato. Le varie fasi sono state compresse nel miglior modo possibile, investendo anche in nuova tecnologia. I dipendenti dell’Inps hanno lavorato anche a Pasqua e al 2 giugno: abbiamo pagato fino a tremila persone al giorno e il meccanismo e gli staff sono pronti a riattivarsi».
A questi numeri vanno aggiunti, poi, quelli delle «sospensioni», ammortizzatore sociale dell’artigianato. Lo eroga Ebav, l’ente bilaterale. «Si consideri che in Veneto le domande nel 2019 erano state in tutto 9.200, mentre dal 23 febbraio al 31 marzo sono state 96mila. Nessuno era preparato a simili aumenti» osserva
Giannino Rizzo, sindacalista che fa parte del Cda dell’ente. «Per la provincia di Vicenza le aziende interessate sono state 5.167, con 22.364 lavoratori – precisa il sindacalista – marzo è stato tutto erogato, in tutto circa 20 milioni di euro in ammortizzatori sociali, e ora si è al lavoro per aprile. Per quasi tutti i dipendenti si è trattata di una sospensione dal lavoro a tempo pieno. Il vero interrogativo – conclude Rizzo – sarà far ripartire imprese e lavoro. Il governo ha fatto bene a sospendere i licenziamenti ma il costo è finito sulla collettività. Così non può durare a lungo: bisogna trovare il modo di mantenere il sistema produttivo ad un costo accettabile».
Rizzo (Ebav) Il vero problema sarà far ripartire imprese e lavoro