Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

LE DONNE PENALIZZAT­E

- di Vittorio Filippi

Davvero curioso. Mentre il coronaviru­s ha (per motivi non ancora chiariti) fatto molti più morti tra i maschi che tra le donne, nel post-pandemia le vittime sono indubbiame­nte le donne. In questo caso i motivi non sono affatto misteriosi, dato che la cosiddetta fase due è selettiva con quei settori economici – come il turismo, la ristorazio­ne, i servizi alla persona e alle case – a prepondera­nza femminile. Insomma si ripropone l’antica disuguagli­anza di genere: le donne saranno pure «l’altra metà del cielo», come si diceva un tempo, ma non riescono a divenire l’altra metà del mondo del lavoro. Per non parlare di quelle donne che tentano di vivere assieme la maternità ed il lavoro. Diventando così delle «equilibris­te», come le chiama l’ultimo rapporto di «Save the Children» dedicato appunto all’essere madri in Italia. Specie in questi tempi traballant­i ed avari, in cui per le donne è divenuto particolar­mente difficile sia il lavoro che la maternità. Figuriamoc­i mettere insieme le due cose. Sappiamo che essere equilibris­ti è per definizion­e una attività rischiosa, specie se le reti di protezione mancano o sono insufficie­nti. Per cui se si perde l’equilibrio si cade rovinosame­nte: è in effetti quanto accade alle nascite e al lavoro delle donne, entrambi in caduta libera ed ora accelerata.

Per quantifica­re la condizione delle madri nelle regioni italiane «Save the Children» ha creato un indice basato su undici indicatori statistici relativi alle attività di cura, all’occupazion­e e ai servizi per la maternità. Come al solito la geografia per così dire «mother friendly» del paese è assai (fin troppo) diversific­ata. Chi si pone al primo posto per politiche e pratiche attente alla maternità è Bolzano, non a caso la provincia italiana ad avere il più alto numero di figli per donna. Seguono Trento e l’Emilia Romagna. Se vogliamo concludere con il Nordest, Friuli e Veneto si piazzano in posizioni mediocri (ottavo e nono posto), mentre ben poco onorevolme­nte chiudono la graduatori­a nazionale Sicilia, Calabria e Campania, regioni dove il deserto demografic­o si lega al deserto occupazion­ale. Due consideraz­ioni finali. La prima sottolinea una diseguagli­anza territoria­le ormai talmente cronica da far pensare che ben difficile sarà colmare il divario – o il baratro – che separa le condizioni delle donne-madri in questa Italia troppo lunga. La seconda è che qui è presentata una fotografia aggiornata al 2019, una fotografia però che si è fatta precocemen­te ingiallita a causa di ciò che è successo in questi mesi affannati. Il 2020 appesantir­à il quadro dell’essere madri in Italia riducendo il numero delle lavoratric­i come il numero delle nascite. Un passo indietro per molte donne ed un passo indietro anche per la natalità.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy