Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Botte e spintoni al figlio della compagna un operaio condannato a nove mesi
L’uomo respinge le accuse. A far avviare l’indagine sono state le insegnanti
VALDAGNO Schiaffi sul volto, spintoni, testa sbattuta contro il pavimento, ma anche lividi provocati su tutto il corpo. I.V., 41enne di Valdagno, era finito a processo accusato di maltrattamenti al figlio di sette anni della compagna che poi ha sposato, ma il giudice Antonella Toniolo ha riqualificato il reato in lesioni, condannandolo a nove mesi di reclusione e al pagamento di 20mila euro di danni al minorenne (a costituirsi parte civile per lui il curatore speciale, l’avvocato Anna Zanini, difeso dalla collega Anna Sambugaro).
«È un bambino difficile, con problemi comportamentali, soltanto in un’occasione ho perso la pazienza e gli ho dato uno schiaffo, non c’è stata alcuna volontà di maltrattarlo, di fargli del male, solo di aiutarlo» è stata la difesa del valdagnese, operaio in conceria.
Una versione che corrisponde anche a quella della mamma del bimbo e compagna del 41enne. La donna infatti non ha mai accusato l’uomo di aver maltrattato il primogenito. La denuncia che ha innescato l’inchiesta del pubblico ministero Angelo Parisi non è infatti partita dalla donna ma dalle insegnanti di scuola che avevano notato ecchimosi sul viso e sul fianco dell’alunno e che per questo lo hanno tenuto controllato per un periodo. Docenti che nell’aula di tribunale hanno confermato che il piccolo aveva seri problemi comportamentali, poi anche certificati. Un bambino spesso difficile da gestire, capace anche di gesti inconsulti. Ma non per questo da aggredire.
Per la procura, che aveva chiesto la condanna a due anni e tre mesi, il patrigno, tra ottobre
2016 e aprile 2017, avrebbe tenuto «reiterate condotte di aggressione verbale e fisica» verso il bambino «redarguendolo sistematicamente». Si sarebbe accanito sul piccolo «percuotendolo abitualmente con schiaffi al volto, spintonandolo, facendogli sbattere la testa sul pavimento», riporta il capo di imputazione. Con una violenza «tale da cagionargli, in più occasioni, lividi sul volto e sul busto». Accuse che appunto l’uomo, difeso dagli avvocati Raffaella Di Paolo e Manuela Ventura, ha sempre respinto con forza.
Per il giudice, che ha riconosciuto le lesioni, l’uomo potrà beneficiare della sospensione condizionale della pena solo quando pagherà i
20mila euro di risarcimento. Dovrà farlo entro un anno dal passaggio in giudicato della sentenza, liquidando inoltre anche le spese di costituzione e difesa nel processo.