Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«Liquidità, raddoppiate le pratiche. Ma soluzione usata da una Pmi su dieci»
VENEZIA Le richieste di finanziamento con copertura del Fondo centrale di garanzia da parte delle piccole e medie imprese venete stanno rapidamente accelerando. Ma, a conti fatti, ad usare questa opportunità è una quota che oscilla attorno ad appena il 13% della platea di potenziali fruitori. Le due facce della stessa medaglia si ricavano da considerazioni sulle stesse fonti ufficiali da parte della Confartigianato regionale e della Cgia di Mestre. Da un lato apprezzando le correzioni ai provvedimenti noti come decreti «Cura Italia» e «Liquidità» apportate negli ultimi giorni dal legislatore, dall’altro rilevando che sarebbe più opportuno potenziare piuttosto gli indennizzi diretti.
Relativamente ai numeri, i dati aggiornati al 25 giugno diffusi dallo stesso Fondo di garanzia riferiscono che le domande complessive arrivate dal Veneto sono state finora 62.247, pari all’8,7% del totale nazionale, per importi complessivi di circa 4,64 miliardi (11%) e una richiesta media di 70.420 euro (poco più di 57 mila euro quella su base Italia) Limitando l’osservazione al solo segmento delle istanze «senza istruttoria» garantite al 100% fino a 30 mila euro (la soglia era di 25 mila euro fino a qualche giorno fa), le pratiche trasmesse dalla nostra regione risultano essere 51.191 (8% del totale nazionale) per complessivi 1.070 milioni (8,4%) e per un ticket medio di 21 mila euro (20 mila quello italiano). Uno sguardo ai diversi comportamenti fra le province, in particolare sugli importi maggiori, vede quella di Vicenza in testa con quasi 95 mila euro richiesti per azienda mentre a Rovigo non si è andati oltre i 51 mila. Sotto i 30 mila euro, invece, l’allineamento è uniforme intorno a quota 21 mila.
L’analisi sulla dinamica dell’ultimo mese è condotta dalla Confartigianato, la quale segnala un incremento delle richieste del 108,4% fra il 21 maggio ed il 21 giugno. E ancora più rapidamente (+144%) sono cresciuti gli importi indicati nelle domande. L’associazione rileva anche come le istanze di garanzie per i finanziamenti fino a 30 mila euro siano solo l’83% del totale, contro un 89,4% rilevato su base nazionale. Questo, per il presidente veneto di Confartigianato, Agostino Bonomo, «rende sempre più urgente l’estensione delle novità introdotte (estensione del finanziamento da 6 a 10 anni in primis) anche nel caso di coloro che richiedono importi superiori, cioè quelli garantiti al 90% e all’80%. È necessario che si velocizzino i tempi di accredito delle somme richieste perché per questo taglio sono davvero pochissime le imprese che hanno ottenuto quanto richiesto anche da oltre un mese. Si riduca la burocrazia ,ad esempio eliminando la pratica istruttoria, e si crei una corsia preferenziale per il caricamento delle pratiche sul portale del Fondo».
Il tema del modesto ricorso allo strumento, considerando il numero complessivo delle Pmi venete che ne hanno diritto, è sollevato invece dal coordinatore dell’ufficio studi della Cgia del Veneto, Paolo Zabeo. «Quasi nove aziende su 10 non hanno chiesto alcun prestito. Sia chiaro, se i numeri sono così contenuti la responsabilità non è delle banche e nemmeno del Fondo di garanzia, ma è riconducibile al fatto che lo strumento ha suscitato pochissimo interesse tra gli imprenditori. Tuttavia, con un passivo bancario in capo a ciascuna piccola impresa che in Italia ammonta mediamente a circa 100 mila euro, la quasi totalità di queste realtà produttive non ha ritenuto conveniente indebitarsi ulteriormente per risolvere i propri problemi di liquidità, mentre sarebbero più utili contributi a fondo perduto che fino ad ora sono stati erogati in misura del tutto insufficiente».