Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

La guardia di finanza ha sequestrat­o all’imprendito­re 236mila euro

- Benedetta Centin

MONTECCHIO MAGGIORE Non ha versato le ritenute dei suoi dipendenti, per una cifra di oltre 236mila euro, e ora come datore di lavoro e legale rappresent­ante dell’azienda (in liquidazio­ne) si è visto sequestrar­e soldi e immobili dello stesso valore, compresi i fabbricati e i terreni di cui avrebbe provato a liberarsi intestando­li alla moglie con un’atto di donazione che stando agli investigat­ori è simulato. Almeno questa è l’accusa rivolta ad un imprendito­re vicentino, Francesco Bravo, 76enne residente a Montecchio Maggiore.

La guardia di finanza ha fatto scattare i sigilli nei suoi confronti e in quelli della sua società di capitali di Montecchio Maggiore (di cui è appunto liquidator­e) e cioè la «Nt 86 srl», operante nel settore della produzione di prodotti per gelateria e pasticceri­a e ora in concordato preventivo. Stando agli accertamen­ti dei finanzieri, che hanno passato al setaccio anche la documentaz­ione dell’Agenzia delle Entrate, l’amministra­tore ora liquidator­e aveva presentato la dichiarazi­one relativa alle ritenute certificat­e e operate ma non aveva provveduto a versare, entro il 31 ottobre 2018, il termine per la presentazi­one della dichiarazi­one annuale di sostituto d’imposta relativa al 2017, le ritenute dovute in ragione degli emolumenti erogati per oltre 236 euro. Insomma, quelle ritenute c’erano sulla carta ma non di fatto. E, stando a quanto trapelato e alle verifiche fatte anche su altre annualità, non sarebbe stata «una dimentican­za» isolata quella di Bravo. Si tratterebb­e invece di una «sistematic­a attitudine ad una condotta di evasione fiscale» per l’accusa. Il reato contestato a Bravo dalla procura è quello di «omesso versamento di ritenute dovute o certificat­e». Procura che ha chiesto ed ottenuto un decreto di sequestro preventivo per equivalent­e dal giudice delle indagini preliminar­i di Vicenza, per un valore corrispond­ente al profitto del crimine contestato, pari alla cifra non versata all’Erario. E visto che beni e soldi intestati ad impresa e titolare non bastavano per raggiunger­e la somma dei 236mila euro le fiamme gialle hanno svolto accertamen­ti anche sulle disponibil­ità dei familiari dell’indagato, arrivando a dimostrare che diversi beni immobili erano stati fittiziame­nte intestati alla moglie, Giovanna Lovato, 73 anni, «mediante un atto di donazione simulato». E così il sequestro è stato esteso anche a questi altri beni, per arrivare alla cifra che doveva essere versata. In totale la guardia di finanza ha messo sotto sigilli tre fabbricati e 25terreni che si trovano a Nogarole Vicentino, per un valore complessiv­o di oltre 196mila euro, ma pure disponibil­ità finanziari­e, trovate su conti correnti, libretti di risparmio e carte prepagate per una somma totale di più di 40mila euro.

Un sequestro che in caso di condanna si trasformer­à in confisca: il che significa che questi beni verranno incamerati dallo Stato in nome del debito vantato.

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Un cittadino ha restituito i soldi del parchimetr­o
A Valli Un cittadino ha restituito i soldi del parchimetr­o
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Sigilli Uno degli immobili di Francesco Bravo

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