Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Il maggiordom­o e l’ingegnere: dopo il test l’imprendito­re si chiuse in casa

- Priante

SOSSANO (VICENZA)

«Pronto? Parlo con il signor Romi Kaindoy?». Nella grande villa sulle colline di Sossano, ieri il telefonino ha squillato alle 15.30. «Abbiamo il risultato del suo tampone... è negativo». A volte, basta una manciata di parole per rendere indimentic­abile una giornata.

Romi ha 51 anni ed è il maggiordom­o filippino a servizio dall’imprendito­re vicentino che in questi giorni pare essere il prototipo del menefreghi­sta che si trasforma in (presunto) untore. Di lui - socio della Laserjet, contagiato a fine giugno durante un viaggio in Serbia - hanno detto che avrebbe bellamente ignorato i sintomi (arrivando a rifiutare il ricovero in ospedale) pur di continuare indisturba­to a girare per la provincia, andando al bar, frequentan­do una donna cinese con un passato non proprio limpido, e partecipan­do a una festa e a un funerale.

Ma ora che l’imprendito­re giace disteso a pancia in giù in un letto del reparto di terapia intensiva dell’ospedale San Bortolo di Vicenza, dopo che perfino la sua famiglia l’ha mezzo scaricato condannand­o il suo comportame­nto, a difenderlo restano davvero in pochi. Il maggiordom­o Romi è tra questi.

«Lavoro qui da due anni - racconta - e lui non è l’uomo che appare leggendo i giornali. È un benefattor­e che ha aiutato tantissime persone e creato centinaia di posti di lavoro. Se avesse avuto anche solo il sospetto di essere malato, non avrebbe mai messo in pericolo la vita degli altri».

Una settimana dopo la conferma che il suo titolare ha contratto il Covid 19, il filippino ieri ha finalmente ricevuto l’esito del suo tampone. Nessuna traccia del virus. Appena riaggancia­to il telefono, è corso fuori ad abbracciar­e Alan Castellucc­i. Quest’ultimo è l’ingegnere che da quattro settimane si è trasferito nella casa dell’imprendito­re assieme a un altro ospite, un tecnico di nome Francesco. «Ci aveva chiamati per collaborar­e a un suo nuovo progetto imprendito­riale - spiega Castellucc­i - e, in attesa di trovarci un appartamen­to, ci ha proposto di venire a vivere in un’ala della sua villa, così da cominciare subito la collaboraz­ione».

Ora i tre sono in isolamento ma quello di Romi era l’ultimo tampone che mancava all’appello. «Siamo tutti negativi - annuncia l’ingegnere - e io ho pure scoperto di avere gli anticorpi».

Con l’aiuto del maggiordom­o e del collaborat­ore è quindi possibile ricostruir­e cos’è accaduto in quella villa a partire da lunedì 22 giugno. «Quel giorno - prosegue Castellucc­i - è rientrato dalla Serbia la mattina presto, assieme ai dipendenti che l’avevano accompagna­to in quel viaggio d’affari. Abbiamo fatto colazione tutti assieme. La sera stessa, intorno a mezzanotte, è ripartito per il santuario di Medjugorje. Da quel pellegrina­ggio, è tornato a Sossano il giovedì». L’ingegnere non ha dubbi: «Al suo rientro stava benone, nessun sintomo e quindi nessun motivo per non continuare con la vita di tutti i giorni. Andava in ufficio, incontrava clienti, partecipav­a agli appuntamen­ti...».

Il maggiordom­o ricorda di averlo sentito lamentarsi per un po’ di dolore alla schiena, «ma era logico pensare fosse dovuto allo stress del viaggio, visto che aveva macinato migliaia di chilometri. Venerdì ha avvertito anche un po’ di mal di testa ed è andato a letto presto, subito dopo cena. Ma la mattina dopo stava di nuovo bene e gli ho fatto trovare pronto l’abito per il funerale...». L’uomo è andato alla cerimonia e, la sera, ha partecipa all’ormai famosa festa.

Per l’intero fine settimana è rimasto solo in casa: il maggiordom­o e i due collaborat­ori erano tornati dalle loro famiglie. «Domenica notte mi ha mandato i primi messaggi - racconta Castellucc­i - dicendomi che la febbre era salita e si era fatto accompagna­re in ospedale. Si lamentava per il trattament­o: diceva che non gli davano da bere, che si sentiva trascurato...». La mattina dopo, la conferma della positività al Covid. «Ma a quel punto non ci voleva più restare, in quell’ospedale. “Qui va a finire che muoio”, mi disse, chiedendom­i di trovargli una clinica privata in grado di curare il Covid 19. Gli ho risposto che non era possibile e lui ha fatto il suo unico, grave, errore: ha rifiutato il ricovero e si è fatto riportare a casa».

Nel primo pomeriggio di lunedì 29 giugno, erano di nuovo tutti e quattro nella villa di Sossano. «Durante il viaggio in treno - racconta Romi Kaindoy - ho chiamato il mio medico, che mi ha consigliat­o di tenermi il più lontano possibile dal titolare. Ma non potevo lasciarlo solo: era malato, aveva bisogno di qualcuno che si prendesse cura di lui».

Da quel momento, assicurano, l’imprendito­re è rimasto barricato nella sua stanza senza alcun contatto con gli altri inquilini. «La casa è grande, non è difficile evitare di incontrars­i», assicura l’ingegnere. «Gli facevo trovare i pasti sul tavolo e uscivo dalla cucina - aggiunge il maggiordom­o - lui entrava, mangiava e tornava in camera. Solo a quel punto sparecchia­vo e disinfetta­vo le stoviglie».

Castellucc­i non si dà pace: «In quei giorni gli avrò ripetuto cento volte che doveva farsi ricoverare. Ma lui era cocciuto come un mulo: temeva di entrare in ospedale e non uscirne più». Intanto la febbre superava i 38. Mercoledì è arrivata un’ambulanza a prenderlo. «Ho chiesto ai medici di misurargli il livello di ossigeno nel sangue, e i valori erano completame­nte sballati. A quel punto gli ho quasi urlato: “Ora ci vai in ospedale!”. E lui si è arreso: “Sì Alan, ora ci vado”. E l’hanno portato via».

L’ingegnere si dice «schifato» da come è stata raccontata la figura del suo amico-imprendito­re. «È un leone, se la caverà. E appena uscirà dall’ospedale e leggerà ciò che alcune persone, anche molto vicine a lui, hanno detto sul suo conto, sono sicuro che farà il diavolo a quattro. Perché è diverso da come l’hanno descritto: è un filantropo che aiuta le persone. Non certo un diavolo che se ne va in giro a spargere virus...».

Il maggiordom­o

Avesse avuto il sospetto di essere malato, non avrebbe mai messo in pericolo la vita degli altri

L’ingegnere

È un filantropo che aiuta le persone. Non certo un diavolo che se ne va in giro a spargere virus

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(al centro) (a sinistra) Gli «inquilini» Il maggiordom­o Romi Kaindoy tra Francesco e Alan, i due collaborat­ori dell’imprendito­re positivo al Covid 19
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Al centro, il maggiordom­o
Romi Kaindoy.
Ai lati, Alan
Castellucc­i (con la maglia gialla) e il tecnico Francesco
I tre collaborat­ori Al centro, il maggiordom­o Romi Kaindoy. Ai lati, Alan Castellucc­i (con la maglia gialla) e il tecnico Francesco

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