Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«Niente tende e giardini le lezioni saranno in aula»
La direttrice Palumbo; pronto un manuale. Il nodo paritarie
VENEZIA Niente lezioni in giardino o sotto tendoni, banditi anche i container o le classi all’aperto, a settembre in Veneto si torna a scuola, «a scuola per davvero», come dice l’assessore regionale all’Istruzione Elena Donazzan. Bambini e ragazzi entreranno nei loro istituti, magari non nella sede centrale ma in quella distaccata o in palazzi riconvertiti, ma sempre all’interno di un edificio con banchi e lavagne, palestre e, perché no, laboratori. Potrebbero essere introdotti turni, come sta valutando la Provincia di Verona, o se proprio necessario qualche giorno di lezione in aule virtuali (alla Cittadella degli studi di Vicenza sta arrivando la fibra con internet veloce) ma dalle prime ricognizioni dovrebbero essere davvero pochi i casi. «Stiamo lavorando a ranghi serrati – dice Carmela Palumbo, direttore dell’Ufficio scolastico regionale –. Vorrei che si tornasse in istituti che fossero il più normali possibile per restituire ai nostri studenti quello che si è perso da marzo».
Il tavolo tecnico dedicato alla ripartenza della scuola post-Covid si sta riunendo tutti i giorni ed è emerso un dato confortante: «Il 74 per cento delle nostre aule ha dimensioni superiori ai 50 metri quadrati (il limite definito dal Comitato tecnico scientifico del governo, ndr) – continua Palumbo – è un dato omogeneo in tutte le province della regione». Nel 74 per cento ci sono elementari, medie e superiori ed è lì che, purtroppo, c’è qualche problema, anche perché il numero degli alunni aumenta. «In generale ci sono 20,91 studenti per classe di ogni ordine e grado – aggiunge Palumbo – ma le presenze aumentano alle superiori, specie ai licei e al primo anno dove la concentrapochi: zione sale a 25,22». Decisamente troppi.
Per evitare brutte sorprese il 14 settembre, quando suonerà la prima campanella, è in corso una mappatura di tutti gli edifici («Per confinare le situazioni problematiche») e a breve l’Ufficio regionale invierà a dirigenti scolastici e amministrazioni un manuale: «Per operare in modo omogeneo – conclude Palumbo – il nostro faro è: “tutti a scuola”, possiamo allargare gli istituti a nuovi spazi dove necessario e introdurre rotazioni: se ad esempio in una classe sono 28 a turno 3 studenti possono seguire l’alternanza scuola-lavoro o altre attività, che oggi sono molte, ma non pensiamo a lezioni nei boschi, nei parchi o altrove, per quanto l’idea sia romantica non è quella da perseguire». E così, sull’ipotesi avanzata da Luigi Zennaro, dirigente scolastico del tecnico Gramsci di Camponogara nel Veneziano e presidente provinciale dell’Associazione nazionale presidi («Si potrebbero montare tende nel giardino») cala definitivamente il sipario.
Per quanto i numeri restituiscano una fotografia rosea della situazione del Veneto, le criticità non mancano. Nel Veronese, al liceo Medi di Villafranca e al polo scolastico di San Bonifacio gli spazi sono «Per il Medi lavoriamo all’ipotesi di un campus e a migliorare i sistemi informatici – dice il vicepresidente della Provincia David Dimichele –. Stiamo confrontandoci anche sui trasporti e pensando a lezioni di mattina per le prime e seconde superiori e di pomeriggio per il triennio». Altra idea scaligera è di sistemare gli studenti in due classi e usare le nuove tecnologie per fare lezioni virtuali ma in presenza. Nel Vicentino, il liceo bassanese Brocchi traslocherà otto aule in un edificio affittato da privati, lo stesso accadrà al liceo Quadri nel capoluogo berico e al tecnico Chilesotti di Thiene. «Abbiamo aumentato i fondi per le scuole da 6 a 7,5 milioni», spiega la vicepresidente della Provincia Maria Cristina Franco. Tornando a Verona, la Fondazione Cariverona metterà a disposizione tre suoi spazi per le scuole. Mentre nel Trevigiano, la Provincia ha chiesto aiuto agli industriali per reperire spazi, soprattutto per le medie. A Castelfranco, poi, il Comune sta valutando di usare il vecchio ospedale per ricavare aule e nel Veneziano la città metropolitana si è data oggi come deadline per avere un quadro completo della situazione. A Padova, infine, la settimana scorsa la Provincia ha incontrato i 60 dirigenti scolastici delle superiori e non sarebbero, per ora, emerse criticità. Non c’è però solo il pubblico a dover fare i conti con le norme anti-contagio, in Veneto sono 1.527 le classi nelle paritarie (in tutto 28.189 studenti tra elementari, medie e superiori): «Per metà mese dovremmo avere un quadro della situazione – spiega Chiara Cavaliere, presidente Fidae Veneto – per valutare come riorganizzarci».
” Carmela Palumbo Vorremmo istituti che siano il più normali possibile e restituire il tempo perduto