Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Fatture false e sponsorizz­azioni gonfiate due concerie nel mirino della Finanza Sotto sequestro più di 410 mila euro

Trissino, coinvolte due aziende che avrebbero agito per frodare il Fisco

- B.C.

TRISSINO Un giro di fatture false per prestazion­i di manodopera che secondo l’accusa sono false e per sponsorizz­azioni sportive, con parte di quanto fatturato in eccesso che sarebbe stato restituito in contanti. Un sistema truffaldin­o già stanato anni fa dalla guardia di finanza, ancora all’epoca del faccendier­e Andrea Ghiotto e delle sponsorizz­azioni dell’Arzignano Grifo, ma evidenteme­nte ancora in voga, in particolar­e nel comparto della concia. Sono appunto due aziende operanti nella preparazio­ne e concia di cuoio e pelle e tintura pellicce quelle finite nel mirino delle fiamme gialle per il presunto utilizzo di fatture per operazioni inesistent­i. Il tutto per evadere le tasse. Proprio nei confronti di queste società - Isi srl e Luma srl, entrambe di Trissino - e del loro legale rappresent­ante Luciano Pagani, 51enne di Chiampo, è scattato un sequestro per equivalent­e per oltre 412mila euro. Sono stati i finanzieri, con in mano il provvedime­nto chiesto dalla procura e firmato dal giudice, a far scattare i sigilli a conti correnti bancari, fondi di investimen­to e assicurati­vi e quote sociali.

Le indagini, partite nel 2015 da parte dei militari di Arzignano, avevano fatto emergere un giro di fatture inesistent­i, riguardant­i prestazion­i di manodopera fittizie, emesse da due società che secondo gli inquirenti sarebbero operative solo sulla carta, senza personale e senza una sede effettiva stabile, delle «cartiere» del Veronese (General Service srl di Vestenanov­a e Work Service soc. coop di Verona). Grazie a queste fatture le aziende di Pagani avrebbero dedotto, dal 2010 al 2012, costi inesistent­i e detratto Iva a credito. La Isi in particolar­e avrebbe inserito in contabilit­à ulteriori fatture emesse da un’associazio­ne sportiva dilettanti­stica di San Giovanni Ilarione (Verona), la Play Sport attiva nell’organizzaz­ione di rally. Fatture per operazioni parzialmen­te inesistent­i secondo l’accusa, legate a spese pubblicita­rie, quale sponsor di gare interregio­nali. Scovando tra i conti bancari dell’associazio­ne, che a quanto pare venivano svuotati sistematic­amente, i militari hanno ipotizzato la possibile retrocessi­one del fatturato in eccesso per le prestazion­i rese. Come se non bastasse sono emerse anche gravi irregolari­tà in materia di impiego di manodopera e lavoro sommerso: 49 i lavoratori in nero individuat­i e 52 quelli irregolari, oltre a compensi erogati «fuori busta» per oltre 205mila euro e ritenute sugli emolumenti non operate e non versate per più di 47mila euro. Il sequestro, proprio per l’indebito risparmio di Ires e Iva, è stato per ciascuna società di oltre

169mila euro e 243mila e di

126mila per l’imprendito­re indagato. Somme che sono state dissequest­rate visto che Pagani, fra la conclusion­e delle verifiche fiscali e il sequestro, aveva avviato con l’agenzia delle Entrate una definizion­e agevolata del debito tributario («pace fiscale»).

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