Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Bufera sul ponte Morandi l’amarezza dei Benetton
VENEZIA La politica nazionale si azzuffa sul nuovo ponte Morandi ancora in concessione ai Benetton ma quella veneta non è da meno. Intanto Gianni Mion, il manager della famiglia di imprenditori trevigiani allarga le braccia «Non ci sono più parole».
VENEZIA La linea dolorosa che unisce Genova al Veneto torna a sanguinare. «Colpa» del nuovo ponte Morandi ultimato a tempo di record tanto da far parlare di «modello Morandi». Alla notizia, però, che il ponte sarà gestito ancora da Autostrade per l’Italia, si scatenato il finimondo. Nel giorno in cui la Consulta avalla la scelta di escludere Aspi dalla ricostruzione, Matteo Salvini che dà dei «ridicoli» ai pentastellati, grandi censori dell’affaire Benetton. Loro si difendono citando l’ennesima dichiarazione del premier Giuseppe Conte che assicura, la decisione sulla revoca della concessione è questione di giorni se non ore. Intanto, c’è chi ricorda, sommessamente, che per far funzionare un ponte di quel tipo serve almeno un altro mese: cartelli, segnalazioni, collaudo reti dati e così via. Se fosse affidato ad altri, i tempi si allungherebbero per la necessità di fare una gara. Gianni Mion, il manager dei Benetton, ha la voce stanca: «Ormai non ci sono più parole, sono più le cose che non capisco di quelle che capisco. Certo è che non fa piacere ma senta,preferisco non commentare oltre». L’amarezza è palpabile. Intanto il Veneto già in campagna elettorale per le Regionali si scatena. Il capogruppo della Lega in consiglio regionale, Nicola Finco, attacca: «I 5s sono tutto e il contrario di tutto e lo stiamo vedendo da un anno. Mai col Pd salvo poi farci un governo, via la concessione ai Benetton e prolungato quella degli aeroporti della stessa famiglia. Per non parlare dei 5 stelle veneti: campagne elettorali costruite sulle “mangiatoie” delle grandi opere, Mose, Tav e Pedemontana in primis, e ieri ce le ritroviamo fra le opere che ritengono prioritarie». Più conciliante il candidato di centro sinistra Arturo Lorenzoni: «Credo si debba fare luce su eventuali responsabilità ma se ora la concessione prevede questo, va rispettata. Poi, se ci sono soluzioni altre vanno esplorate. Ogni passo va fatto con un forte supporto normativo. Non so fino a che punto i Benetton fossero consapevoli delle manutenzioni mancate». Contrattaccano, invece, i pentastellati. Il candidato presidente Enrico Cap
Mion Ormai non ci sono più parole, son più le cose che non capisco di quelle che capisco
pelletti dice: «Per i leghisti è sempre colpa del governo. Noi abbiamo rifatto il ponte a tempo di record. Quella concessione grida vendetta tanto che per smantellarla non serve un atto amministrativo ma ne serve uno legislativo». Il deputato 5s Alvise Maniero dice di comprendere i tempi tecnici ma aggiunge «mi sento addosso gli occhi dei genovesi e dei parenti delle vittime». Daniela Sbrollini, Iv, infine, va in difesa: «Morandi è stato l’emblema di un disastro ma anche dell’Italia che sa rialzarsi. Che siano i Benetton ad occuparsene è un segnale importante per una grande impresa di veneti. Il futuro da quel disastro si deve imparare».