Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Turismo e commercio, crollano le entrate. «Ma non chiudiamo»
VICENZA Vendite in forte calo, clientela più che dimezzata rispetto allo scorso anno e il timore diffuso che nel futuro si possa rischiare un nuovo periodo di lockdown. Ma non si chiude bottega. La fotografia dei primi sei mesi dell’anno che emerge dai dati di Confcommercio Vicenza sul terziario in provincia è un’immagine che rispecchia i dati diffusi da molte altre attività economiche, commerciali o industriali: tanti numeri con segno meno e scarsa fiducia nel futuro. I dati elaborati dall’associazione di via Faccio si riferiscono all’esito di un’indagine condotta su un campione di 550 imprese vicentine rappresentative delle varie tipologie di terziario ovvero commercio, turismo, ristorazione e altri servizi, che hanno guardato agli affari dei primi sei mesi dell’anno: tre imprese su quattro registrano un calo del fatturato con variazioni, rispetto al primo semestre del 2019, del -52% per il turismo, -39 % per la ristorazione, - 31% cento per la vendita al dettaglio di prodotti per la persona. Un tracollo reso ancora più netto dal confronto tra una giornata tipo di fine giugno 2019 con una dello stesso periodo di quest’anno: un calo della clientela del 45% con picchi del -70% sul turismo. Va da sé che con questi numeri sia alto il ricorso agli ammortizzatori sociali: il 69% delle imprese ha dichiarato di aver fatto ricorso allo strumento di welfare, che sale al 96% tra le aziende del turismo. Secondo il sondaggio di via Faccio, inoltre, il 17% delle attività prevede di dover licenziare entro il prossimo semestre, contro il 16% che, invece, prevede di assumere e nonostante il 77% delle aziende, cioè oltre 3 su 4, si siano dette «preoccupate» in merito al futuro e in particolare «per l’ipotesi di un ritorno dell’emergenza sanitaria conseguente timore di nuovi lockdown» precisano da Confcommercio. La fiducia è infatti scarsa, specie sugli aiuti giunti dalle istituzioni, che il 71% delle aziende sondate giudica tra l’insufficiente e il gravemente insufficiente. Tuttavia il 90% delle imprese intervistate non prevede di chiudere l’attività entro fine anno. «Danni e criticità sono notevoli – dichiara il presidente di Ascom Vicenza, Sergio Rebecca – ciò nonostante le nostre imprese resistono sia per la tenacia di chi le guida, sia per un territorio che ha saputo mantenere una sua “biodiversità” economica capace di salvaguardarci rispetto, ad esempio, a città e territori a prevalente economia turistica». Un’altra preoccupazione per le aziende riguarda le (molte) scadenze fiscali fissate a settembre, per le quali arriva l’appello dell’associazione di categoria: «Serve dare ossigeno al commercio – precisa Rebecca – prevedendo uno slittamento di imposte e contributi almeno sino a fine anno».