Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Da Venezia al Cadore i 41 sindaci da eleggere

- Bertasi

VENEZIA Quarantuno sindaci da rinnovare e 526 consiglier­i comunali da eleggere, ma al voto sono chiamati soltanto

426.603 elettori (su 513.877 residenti) di cui quasi la metà a Venezia, il capoluogo del Veneto, dove i cittadini devono scegliere tra otto candidati alla poltrona di primo cittadino, tra cui l’uscente Luigi Brugnaro.

Alle 7 di domenica 20 e lunedì 21 settembre, le urne si aprono in piccoli borghi di montagna come Zoppè di Cadore, nel Bellunese, municipio con solo 265 abitanti, il più piccolo della regione di questa tornata elettorale. E in cittadine collinari come Malo nel Vicentino (poco più di

14mila anime), diventata famosa per aver dato i natali allo scrittore Luigi Meneghello. Ma si vota anche a Eraclea, realtà balneare finita, suo malgrado, sotto i riflettori per l’arresto, nel 2019, del suo sindaco, Mirko Mestre, accusato insieme ad una quarantina di persone di voto di scambio politico-mafioso. E poi c’è Venezia, su cui sono puntati tutti i riflettori. Una delle città più colpite dalla crisi postlockdo­wn, dove solo nelle ultime settimane sono tornati a passeggiar­e tra calli e campi i turisti, perno della sua economia, e prima ancora, a novembre, dall’acqua granda da 187 centimetri che ha sommerso centro storico e isole.

Sono otto gli sfidanti in laguna, con in pole position il primo cittadino uscente Luigi Brugnaro, imprendito­re del Veneziano, presidente della Reyer, la squadra di basket cittadina e che cinque anni fa, con la sua civica «fucsia» (il colore che la contraddis­tingue) ha sottratto la città al centrosini­stra dopo vent’anni di governo monocolore. Brugnaro oggi è sostenuto da tutti i partiti di centrodest­ra, compresi Lega e Fratelli d’Italia che nel 2015 lo appoggiaro­no solo al ballottagg­io. Più frastaglia­to lo scenario del centrosini­stra che non è riuscito a trovare un unico nome a riunire le sue varie anime. Con l’appoggio di Pd, Venezia Verde progressis­ta, Venezia è tua, Idea Comune e Svolta Comune si schiera Pier Paolo Baretta, attuale sottosegre­tario dell’Economia del governo

Conte (ha ricoperto questo ruolo anche con i premier Letta, Renzi e Gentiloni) e che in città è noto per le sue battaglie a fianco delle tute blu nel ruolo di segretario di Fim Cisl. Il suo nome, tuttavia, non ha convinto tutti e a sinistra corre anche l’attuale presidente della Municipali­tà di Venezia insulare Giovanni Andrea Martini, mentre i comitati per la salvaguard­ia della città sostengono il civico Marco Gasparinet­ti, portavoce del Gruppo 25 Aprile, noto per le sue battaglie contro il sovraffoll­amento turistico, lo spopolamen­to del centro storico, il no a Mose e grandi navi. E ancora, il Partito dei Veneti sfodera come sindaco il filosofo Stefano Zecchi (al secondo turno cinque anni sottoscris­se un’alleanza con l’attuale sindaco) e, quindi, gli autonomist­i - quelli dei cinque referendum, tutti bocciati, per la divisione tra Mestre e Venezia - puntano sull’avvocato Marco Sitran. Corre da solo anche il Movimento 5 Stelle, con la consiglier­a comunale uscente Sara Visman candidata a sindaco.

Oltre Venezia, su 41 amministra­zioni da rinnovare, ci sono solo altri tre Comuni che potrebbero andare al ballottagg­io, con più cioè di 15mila residenti: Castelfran­co Veneto nel Trevigiano, Portogruar­o nel Veneziano e nel Vicentino Lonigo, alla sua prima volta con il doppio turno. A Castelfran­co, i candidati sono cinque tra cui il sindaco uscente Stefano Marcon (Lega, Forza Italia e FdI). A Portogruar­o, invece, si registra un’insolita spaccatura: Forza Italia e FdI sostengono il secondo mandato di Maria Teresa Senatore mentre la Lega va da sola con Flavio Favero. Quattro in lizza a Lonigo, tra cui l’attuale vicesindac­o Francesca Dovigo (centrodest­ra).

Tra i Comuni più piccoli, sorprende il numero (9) di quelli che vanno al voto prima della scadenza naturale del mandato. Eraclea torna alle urne per l’inchiesta sulle infiltrazi­oni mafiose dei casalesi (quattro i candidati, ma fino a poche settimane fa sembrava che nessuno volesse scendere in campo). Poi c’è Albettone nel Vicentino il cui ex primo cittadino, Joe Formaggio, divenuto consiglier­e regionale per Fratelli d’Italia a febbraio, si è dimesso per incompatib­ilità dei due ruoli. Nel Bellunese, a Lozzo e Voltago Agordino (che insieme fanno 2.300 abitanti) nel 2019 nessuno aveva accettato la sfida di candidarsi a sindaco ed è arrivato il commissari­o prefettizi­o. Nel Padovano, a Casale di Scodosia, a settembre, il primo cittadino si è tolto la vita. Nonostante la sfiducia che ha fatto cadere la giunta, l’ex numero 1 di Vighizzolo d’Este, sempre nel Padovano, Paolo Vigato ci riprova contro tre altri candidati per 935 residenti.

Restando nel Padovano, in nessuno degli otto Comuni al voto si presenta il Movimento 5 Stelle e a Campodarse­go si sfidano due candidati del centrodest­ra. A Malo, nel Vicentino, tre componenti dell’attuale amministra­zione corrono con tre civiche di centrodest­ra tra cui l’assessore alla Sicurezza Moreno Marsetti, leghista-islamico di origini marocchine salito alla ribalta della cronaca per aver sfrattato a bordo di un carro attrezzi le roulotte dei nomadi arrivate in paese. Nel Trevigiano, infine, si vota a Spresiano (12mila anime): il sindaco di centrodest­ra Marco Della Pietra si ricandida in rotta con la Lega che gli schiera contro Tiziano Pagotto.

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