Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Ha ucciso il padre, resta in carcere
Respinta la richiesta di domiciliari. Il giudice: «Potrebbe colpire altri parenti»
ARZIGNANO Potrebbe reagire nuovamente in modo violento, rappresenta un pericolo per i suoi familiari, quindi non può lasciare il carcere per gli arresti domiciliari. Queste le motivazioni con cui il giudice Massimo Gerace ieri, convalidato l’arresto, ha deciso che Raoul Singh, il diciottenne indiano che mercoledì ha accoltellato e ucciso il padre Arvinder in casa, ad Arzignano, debba rimanere dietro le sbarre. La difesa ha già annunciato il ricorso.
ARZIGNANO Potrebbe reagire nuovamente in modo violento, rappresenta un pericolo per i suoi familiari, quindi non può lasciare il carcere per gli arresti domiciliari. Queste le motivazioni con cui il giudice Massimo Gerace ieri, convalidato l’arresto, ha deciso che Raoul Singh, il diciottenne indiano che mercoledì ha accoltellato e ucciso il padre Arvinder in casa, ad Arzignano, debba rimanere dietro le sbarre. Nonostante la madre, che era presente quando il primogenito ha affondato la lama per tre volte nell’addome del capo famiglia, avesse detto di volere il 18enne con lei (e la sorellina). Nonostante vi fosse la disponibilità di alcuni parenti - tra l’altro da parte del padre - ad accogliere il giovane in casa visto che l’appartamento di via Tagliamento dove è avvenuto il delitto è sotto sequestro. «Faremo ricorso al Riesame» fa sapere il legale del giovane, l’avvocato Giuseppe Viggiani, ribadendo come la madre fosse pronta a riabbracciare il figlio, che aveva reagito al padre anche per tutelare lei.
Il giudice ha avvallato la richiesta del pubblico ministero Serena Chimichi, non solo per la gravità indiziaria ma anche per il rischio di reiterazione del reato da parte del 18enne, parlando di «pericolosità nei confronti di altri esponenti della famiglia», del fatto che la situazione familiare già difficile possa essere acuita con questo fatto di sangue, generando rabbia e rancore e quindi anche reazioni violente.
Il clima, tra le mura domestiche, non era infatti dei migliori: l’operaio 49enne, finito di nuovo nella spirale dell’alcol, perdeva spesso lucidità e finiva per maltrattare e aggredire moglie e figli (solo la sera prima erano scappati di casa e di recente la donna si era rivolta allo sportello antiviolenza). La procura aveva anche già chiesto l’allontanamento del padre. Ed è proprio durante una discussione con il genitore che il 18enne ha reagito. «Aveva un coltello in mano, mi ha ferito e l’ho disarmato, mi sono difeso» la versione fornita ai carabinieri dall’arrestato che la notte prima, aggredito dal capo famiglia, era finito al pronto soccorso dove gli hanno diagnosticato lesioni per venti giorni di prognosi. «Se papà non avesse colpito me se la sarebbe presa con mia mamma, l’ho fatto per tutelare lei» la spiegazione di Raoul Singh che dal carcere chiede della madre e della sorellina, preoccupandosi che ci sia qualcuno che si occupi di loro. In isolamento in carcere, il giovane verrà sentito non appena terminato il periodo di quarantena, così come da disposizioni anti covid.
Nel frattempo le indagini proseguono. Ieri mattina il magistrato titolare dell’inchiesta ha incaricato di eseguire l’autopsia al medico legale Giovanni Cecchetto, lo stesso intervenuto mercoledì sera nella casa dei Singh. La difesa ha invece nominato un propri consulente, la dottoressa Anna Aprile. L’esame, effettuato ieri pomeriggio, dovrà accertare le cause della morte del 49enne, confermare se siano state tre le coltellate all’addome, ma anche valutare se le lesioni del figlio durante la colluttazione siano compatibili con un’azione di difesa, se confermino insomma la versione dell’arrestato.