Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Regione, dieci sfidanti al trono di Zaia
Diciannove liste presentate, tre aspiranti presidente sub judice. Bagarre tra gli indipendentisti
VENEZIA Dieci sfidanti al trono di Zaia che punta al terzo mandato. In due, però, sono sub iudice in Corte d’Appello per la mancata raccolta delle firme: Ivano Spano e Loris Palmerini, entrambi indipendentisti. Contestato anche il simbolo alla lista di Simonetta Rubinato (troppo simile a quella di Zaia) che sanerà oggi come richiesto.
VENEZIA Di incandescente, nell’insolita campagna elettorale d’agosto, c’è giusto il clima. Lo Zaia ter appare talmente scontato che girano sms dell’opposizione che suggeriscono di mettere una croce sul nome del presidente uscente e di scrivere poi una preferenza in una lista d’opposizione. Al netto delle dichiarazioni ufficiali, la parola d’ordine è contenere le perdite. Ieri alle 12, intanto, si è chiusa la procedura di deposito delle liste (con relative firme dove necessario) e dei candidati alla presidenza della Regione. In campo, oltre a Zaia che punta su 5 liste (Lista Zaia, Lega, Lista Veneto Autonomia, Fratelli d’Italia e Forza Italia), per il centro sinistra, l’ex sindaco di Padova, Arturo Lorenzoni, sostenuto complessivamente da altrettante liste (può contare su Il Veneto che vogliamo, Pd, Europa Verde, + Veneto in Europa-Volt
e Sanca Veneta, ma non in tutte le province).
Nella sempre più frantumata galassia della sinistra si conta anche Daniela Sbrollini, candidata «renziana» di Italia viva (un’unica lista in cui convergono Psi, Pri e Civica per il Veneto) mentre gli ambientalisti che non sostengono Lorenzoni si sono a lora volta scissi in due movimenti. Veneto Ecologia e Solidarietà candida l’ex pentastellata e consigliere regionale uscente Patrizia Bartelle mentre l’ala che fa riferimento a Pci e Rifondazione comunista ha scelto di andare sola candidando Paolo Benvegnù con Solidarietà, Ambiente, Lavoro e raccogliendo senza problemi le firme necessarie. Un’ultima monade del Big Bang a sinistra è l’ex parlamentare Simonetta Rubinato che si candida con la lista Veneto per l’autonomia-Simonetta Rubinato
, contestato il simbolo in Corte d’Appello, troppo simile a quello di Zaia, lei ribatte: «Noi abbiamo iniziato prima ma comunque saneremo domenica». Per l’ex dem un vero e proprio tour de force la raccolta delle firme andata comunque a buon fine. Infine, si candida a presidente Enrico Cappelletti che corre in solitaria con il M5s (e più di qualche «buco» in lista soprattutto a Rovigo e Belluno mentre l’obiettivo di completare le liste a 9 nelle maggiori province viene centrato solo a Verona e Vicenza, terre no Tav e No Pfas, due storiche battaglie dei pentastellati).
Capitolo a parte merita la lotta fratricida degli indipendentisti. Antonio Guadagnini, consigliere uscente e candidato presidente eletto 5 anni fa con Indipendenza noi Veneto ha rotto i ponti quasi subito con InV correndo col Partito
dei Veneti a cui ha concesso l’esonero della raccolta delle firme. Nel reparto genio guastatori, proprio InV che ha candidato Ivano Spano cui è stata contestata la mancanza di firme in Corte d’Appello. Stessa sorte per il «candidato a sorpresa» Loris Palmerini con la lista Venetie per l’autogoverno che ha presentato mini liste senza firme e ha già ricorso in commissione elettorale invocando l’incostituzionalità della legge elettorale in Veneto, terzo mandato incluso. Ultimo e corredato di liste nutrite e firme raccolte è Paolo Girotto, veterinario candidato con il Movimento 3 V (le 3 V stanno per «vaccini vogliamo la verità»).
Nel mare magnum dei candidati si trova di tutto un po’. Nella compagine che sostiene Lorenzoni, ad esempio, ci sono due «Sardine»: Pietro Bean di Padova, 28 anni, Rachele
Scarpa, 23 di Treviso (entrambi Pd). A proposito di giovani, la palma di candidato precoce va al veronese del Partito dei Veneti Diego Lovato che ha compiuto 18 anni giusto ieri. Medaglia d’argento Eleonora Berno (Iv) che non ha ancora compiuto 19 anni. E sempre per Iv, a Padova ci riprova Antonino Pipitone, ex consigliere regionale. In casa 5s, mediaticamente più attiva del candidato governatore c’è la clodiense Erika Baldin mentre a Vicenza corre l’amazzone
Le firme Due liste indipendentiste senza firme: «Legge sbagliata» Coalizioni Centro destra unito, centro sinistra in ordine sparso
dei No Pfas Sonia Perenzoni. La parata di personaggi più consistente, forse, è però nel Partito dei Veneti che conta il padovano Piergiorgio Menapace, ex nazionale di rugby, a Venezia il conte Giancarlo Dolfin, a Treviso lo storico sindaco di Santa Lucia di Piave, Riccardo Szumski mentre Verona punta su Lucio Chiavegato fra i protagonisti del tanko dei Serenissimi. In FdI è arci nota la candidatura di Vincenzo Forte «caldeggiata» dal suocero Sergio Berlato che ha fatto sentire il suo peso anche a Padova lasciando sul campo una vittima: Silvia Carpanese che aveva già affisso i manifesti e aperto il punto elettorale a due passi da Piazza dei Signori, inutilmente: non è in lista. Non basta, di ieri le dimissioni di Damiano Stefan, membro del direttivo di Padova di FdI «poiché non riconosco più localmente i valori che ho riscontrato entrandovi». Il nome più noto per la cordata Bartelle è quello dell’ambientalista Michele Boato mentre i «compagni» di Benvegnù puntano a Rovigo su Adriano Romanelli, presidente dell’Arcigay. A Treviso lista fortemente proletaria con tre operai su 9 candidati, Venezia invece ha un nutrito drappello di avvocati afferenti ai Giuristi democratici e un artista mentre a Belluno corre l’archeologo Giancarlo Garna.