Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«Verona come Vaia». Stato di crisi
Zaia: danni per decine di milioni. La telefonata di Mattarella. E ora si muove il governo
VERONA Dallo storico Giardino Giusti, alla strada delle Torricelle devastata. Verona si risveglia con danni per decine di milioni. «Una devastatazione come Vaia». Il governatore Luca Zaia ha firmato la dichiarazione dello stato di crisi che non coinvolge solo Verona e la Valpolicella ma anche 45 Comuni del Vicentino, del Padovano e del Bellunese.
VERONA Accadde anche col tornado in Riviera del Brenta, cinque anni fa: Villa Fini rasa al suolo e poco più in là, 300 metri, giusto qualche tegola smossa sul tetto. Le foto aeree scattate dai vigili del fuoco quel dì di luglio mostrarono chiaramente sulla mappa le chirurgiche geometrie della devastazione tracciate dalla Natura. Essersi trovati sulla strada del vento era stata solo questione di sfortuna.
Così è accaduto domenica pomeriggio a Verona, nel giro di pochi minuti: una perturbazione è scesa da Nord, dalle Torricelle, per poi girare verso Nord-ovest; un’altra è arrivata da Est, quartiere Veronetta; quindi lo scontro tra le due, avvenuto proprio sopra il centro storico. Così almeno la ricostruisce l’assessore alla Protezione civile Daniele Polato. Il risultato è che ieri mattina Verona pareva due città: la solita, meravigliosa Verona inondata dal sole e innervata dai turisti affascinati; e la Verona in ginocchio nel fango, intenta a spalare. Non è stata l’Acqua Granda di Venezia, che tutto sommerse senza pietà. E non è stata Vaia, che ha raso al suolo per chilometri i boschi delle Dolomiti, anche se sia il sindaco Federico Sboarina che il governatore Luca Zaia ricorrono comunque al parallelo per spiegare a chi non l’ha visto ciò che è successo agli alberi, abbattuti a centinaia (più di 500, si dice) da raffiche fino a 100 km/h, compreso il cipresso di Goethe, il maestoso albero del Giardino
Giusti alla cui ombra lo scrittore tedesco si fermò per riposare mentre era in viaggio verso Venezia. Se ne incontrano nel mezzo delle strade (la viabilità per le Torricelle è rimasta chiusa per ore, le vie interrotte sono 150), sulle abitazioni, sulle auto in sosta, sui camper dei turisti; molti sono pericolanti e difatti Sboarina ha dovuto firmare un’ordinanza per chiudere tutti i parchi ed evitare pericoli per i curiosi. Le richiesta di intervento sono state più di 3 mila: alla fine non resta che gridare al miracolo se non c’è scappato il morto. E di miracolo, nel senso letterale del termine, parlano i cinquanta fedeli che domenica pomeriggio stavano assistendo alla messa nella chiesa di San Zeno in Monte, mentre fuori infuriava la tempesta: un pinnacolo del campanile è precipitato, ha sfondato il tetto e distrutto la sedia su cui fino a poco prima stava seduto don Giuseppe Pasini. Tutti illesi.
La zona di Santo Stefano è finita sotto un metro e mezzo di ghiaccio (lì c’è la via della foto simbolo della catastrofe, quella del ragazzo con l’acqua alla gola) e la gradine ha sfondato i vetri di Palazzo Barbieri, sede del Comune. Sono state colpite Valdonega, Borgo Trento (l’acqua è entrata in pronto soccorso e in portineria) e Veronetta, non senza polemiche da parte dell’ex sindaco Flavio Tosi, del Pd, del Movimento 5 Stelle e dello sfidante di Zaia alle imminenti elezioni regionali Arturo Lorenzoni, che ha sottolineato i danni al polo chirurgico Confortini facendo notare come la ditta che ha progettato i lavori sia «la stessa che da anni vince gli appalti di Zaia». Il giornalista di Repubblica Paolo Berizzi ha parlato di «karma» nei confronti dei «nazifascisti e dei razzisti veronesi», scatenando la rabbiosa reazione della Lega. «Sciacalli» li ha definiti furioso il sindaco, rientrato precipitosamente da Jesolo dove stava trascorrendo le vacanze con la famiglia. «Perché Tosi non ha fatto i lavori di cui parla, da Porta Borsari a Veronetta, nei 10 anni in cui è stato sindaco? Ho preteso interventi risolutivi da Acque Veronesi, ma come si fa a fare polemica in un momento simile, con la città già in ginocchio per il covid e la crisi?». Gli fa eco l’assessore Polato: «La verità è che davanti ad un evento simile gli ordinari lavori di manutenzione di tombini e caditoie, che sono 60 mila a Verona, non bastano. La grandine e le foglie hanno rapidamente intasato tutto, impedendo all’acqua di defluire in un sistema fognario realizzato cent’anni fa. Andrebbe rifatto completamente ma occorrono anni e stanziamenti straordinari per cento milioni».
Intanto il governatore Luca Zaia, ieri in città per un sopralluogo, ha firmato la dichiarazione dello stato di crisi che non coinvolge solo Verona e la Valpolicella (dove sono stati devastati 400 ettari di vigneti) ma anche 45 Comuni del Vicentino, del Padovano e del Bellunese (dove
al solito è venuta giù la frana di Acquabona a Cortina). Le associazioni degli agricoltori parlano di danni enormi ai campi. Zaia, in attesa di stime più precise, abbozza «decine di milioni». Toccherà ai Comuni, ora, raccogliere da famiglie e imprese l’elenco dei danni subiti, per poi trasmettere tutto alla Regione e, per suo tramite, al governo. Oggi, in giunta a Palazzo Balbi, sarà approvato un primo stanziamento per fronteggiare i costi dell’emergenza che ha visto impegnati 400 volontari, «ma spero che il Consiglio dei ministri si riunirà presto per varare un provvedimento di aiuto concreto. Perché le telefonate fanno piacere - chiosa Zaia - ma non bastano. Questa è una tragedia come Vaia, come l’Acqua Granda, come l’alluvione del 2010: i cittadini si sono rimboccati le maniche ma alcuni di loro avevano le lacrime agli occhi».
Lo Stato, comunque, non ha mancato di far sentire la sua vicinanza: dal Capo dello Stato Sergio Mattarella, che ha chiamato Sboarina, alla presidente del Senato Elisabetta Casellati, dal ministro per i Rapporti col parlamento Federico D’Incà ai sottosegretari Riccardo Fraccaro ed Achille Variati. Tutti garantiscono attenzione, contatti costanti col premier Giuseppe Conte e il capo della Protezione civile Angelo Borrelli, risposte efficaci, si spera in tempi rapidi.