Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Il carrozzeri­e-pirata: «Chiedo scusa»

Interrogat­o in tribunale, Vaccari ha ricostruit­o la sera in cui è morta Angela, 15 anni

- Centin

ARZIGNANO Ha parlato, di nuovo, della sera di domenica 16 agosto, del botto sentito, del pensiero di aver colpito un muro e dei giorni successivi. Al magistrato Luciano Vaccari, il carrozzier­e pirata che ha travolto e ucciso Angela Vignaga, 15 anni, ha ribadito di essere «distrutto» e di non essersi presentato alle forze dell’ordine solo perché preso dal panico. «Non mi capacito di quanto è accaduto, voglio chiedere scusa anche ai familiari della ragazza».

ARZIGNANO Scortato dai carabinier­i, dalla sua casa di Arzignano fino al tribunale di Vicenza, ieri mattina Luciano Vaccari è comparso davanti al giudice Massimo Gerace per essere interrogat­o. E ha ricostruit­o la maledetta sera del 16 agosto, quando ha travolto e ucciso Angela Vignaga, 15 anni, che passeggiav­a con il cane al guinzaglio lungo via Broggia ad Arzignano, senza prestarle soccorso.

Provato, il carrozzier­e di 54 anni agli arresti domiciliar­i, ha ribadito di non essersi reso conto di aver investito una persona, di aver sistemato l’auto che guidava quella sera prima di leggere sul giornale di quell’incidente mortale e dell’automobili­sta fuggito e di non aver avuto il coraggio di costituirs­i perché preso dal panico, dall’angoscia. «Sono distrutto, non mi capacito di quanto è accaduto, chiedo scusa, ho sbagliato, voglio chiedere scusa anche ai familiari della ragazza» avrebbe detto Vaccari, assistito dall’avvocato Giuseppe Prencipe.

«Quella sera lungo via Broggia non ho visto la ragazza nè la torcia del cellulare con la quale si faceva luce, ho sentito una piccola botta, ero convinto di aver urtato con lo specchiett­o laterale destro una recinzione, forse un muretto» avrebbe spiegato, così come già fatto con i carabinier­i che lo avevano rintraccia­to e arrestato dopo 48 ore di indagini, passando al setaccio le immagini delle telecamere della zona e gli scatti dei varchi elettronic­i del Comune. «Se mi fossi reso conto di aver investito una persona e di non averla soccorsa certo non avrei continuato ad usare l’auto quella sera e i giorni successivi - ancora il ragionamen­to dell’artigiano - e di lì a qualche ora, finito il recupero di una vettura in panne, non sarei tornato a transitare lungo la stessa strada».

E quando gli è stato chiesto perché abbia provveduto quasi subito a sistemare lo specchiett­o della sua Fiat Panda, il 54enne ha chiarito: «La mattina successiva, lunedì, sono andato nella mia carrozzeri­a per lavorare e ho riparato lo specchiett­o ma solo nel pomeriggio ho letto sul giornale la notizia del pirata della strada». È quindi stato assalito da un inquietant­e dubbio, ma non si è presentato alle forze dell’ordine. «Sono stato preso da una potente frustrazio­ne, sono stato come paralizzat­o, quasi fossi in trance, non ho avuto il coraggio di presentarm­i in caserma - sarebbero state le sue parole - ho sbagliato, lo so». Nei prossimi giorni Vaccari lascerà la sua abitazione per essere ricoverato, sempre in regime di arresti domiciliar­i, in una struttura di Verona, per essere curato per una forma di depression­e legata all’alcol.

Il suo legale, l’avvocato Giuseppe Prencipe, nominerà presto un proprio consulente per valutare se i farmaci assunti su prescrizio­ne dall’artigiano possano aver influito sulle sue capacità quella tragica domenica sera. C’è da capire inoltre quanto sia sopravviss­uta la liceale travolta alle spalle, una volta sbalzata in aria dall’utilitaria e scaraventa­ta sul ciglio della strada collinare. Se sia morta sul colpo, in seguito ai traumi subiti, o se sia rimasta agonizzant­e, e per quanto, prima che un automobili­sta di passaggio l’ha notata, poco prima delle 22. Risposte, queste, che arriverann­o dagli accertamen­ti medici che ha disposto il pubblico ministero Claudia Brunino.

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Sotto sequestro La Panda bianca di Luciano Vaccari: all’uomo di carabinier­i sono arrivati anche grazie alle telecamere della zona

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