Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
IMMIGRATI, EMERSIONE DI CIVILTÀ
Dal primo gennaio di quest’anno gli stranieri sono cresciuti in Italia di quasi il quattro per cento; un po’ meno in Veneto, Emilia Romagna, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia. Una percentuale comunque consistente che però non è il risultato di chissà quale ennesima «invasione», ma di un atto di civiltà e di legalità chiamato regolarizzazione.
Infatti nel periodo che va dal primo giugno fino al 15 agosto sono state presentate 220 mila domande di regolarizzazione, vale a dire l’emersione di 220 mila fantasmi, lavoratori stranieri che come certi personaggi di Gogol esistevano ma non si vedevano; servivano eccome ma non si volevano vedere.
Erano immigrati nell’agricoltura o nella pesca, spesso in mano a mafie e al caporalato in tanti luoghi di lavoro dove i diritti semplicemente non operavano. Ma erano soprattutto immigrati nel variegato mondo dei lavori domestici, e qui è avvenuta la stragrande maggioranza delle regolarizzazioni (l’85 per cento del totale).
Un dato quest’ultimo che deve dirci tre cose. La prima è che siamo sempre più una società che ha bisogno di assistenza, in casa come nelle istituzioni di cura.
Per il semplice fatto che la demografia ci rema contro e le famiglie, per vari e noti motivi, sono sempre meno in grado di produrre ed offrire tempi e capacità assistenziali. Ad esempio in Emilia il 90 per cento delle regolarizzazioni ha riguardato proprio il lavoro domestico. E sono le ucraine (cioè verosimilmente badanti) il più numeroso gruppo nazionale ad emergere con la regolarizzazione. La seconda osservazione che il dato ci offre è che, in realtà, nessuno in questi anni ha gridato o strepitato contro questa silenziosa «invasione» che entrava nelle nostre case e si occupava dei nostri malandati anziani. Anzi, la verità è che il più potente strumento di integrazione in Italia è proprio la famiglia ed infatti sono state le famiglie, gli anziani, i singoli datori di lavoro che, da soli (solo il 25 per cento delle domande è passata attraverso i patronati), hanno avviato le procedure di regolarizzazione in questi due mesi e mezzo concessi dalla legge. Un’ultima annotazione. Nelle quattro regioni del Nordest la percentuale di crescita degli immigrati causata dall’emersione dall’irregolarità è stata inferiore a quella media del paese; viceversa in molte province della Campania e della Puglia le percentuali di incremento degli stranieri sono notevoli, segno che la regolarizzazione ha fatto emergere soprattutto lì pezzi rilevanti di società finora invisibili e di lavori più o meno in nero. Adesso non abbiamo solo «più» immigrati da un punto di vista della statistica ufficiale (che comunque c’erano già), ma abbiamo anche maggiori spazi di civiltà e di legalità in un mondo del lavoro che ha (ed avrà) bisogno di immigrati quanto di regole. E’ un binomio inscindibile.