Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Sonda al posto del tampone: i progetti del Bo
Università in campo, quattro progetti per arginare l’impatto del Covid
PADOVA Covid, in campo gli scienziati dell’ateneo di Padova. Tra i progetti un sensore elettrochimico stampato su carta a basso costo per rilevare la presenza del Coronavirus in una manciata di minuti. Allo studio anche un modello che rileva i positivi al virus.
Un sensore elettrochimico PADOVA stampato su carta a basso costo per rilevare la presenza del Coronavirus in una manciata di minuti. È l’obiettivo di un progetto in fase di studio da parte dell’Università degli Studi di Padova in collaborazione con l’Università degli Studi di Brescia che permetterà di creare un sistema alternativo ai classici tamponi già in uso. «Stiamo parlando di un sensore realizzato con una tecnica innovativa, utilizzata spesso per l’elettronica stampata vista l’elevata risoluzione e il grande numero di materiali supportati – spiega Sarah Tonello, referente del progetto – Con questa tecnologia potremo ridurre sia la quantità di reagente utilizzato che i tempi di attesa per i risultati. Inoltre prevediamo un’elevata precisione grazie al riconoscimento di specifici legami tra gli anticorpi ed il virus. Si tratta di un test molto semplice da utilizzare, idoneo anche ad ambienti extra ospedalieri che non richiede il coinvolgimento di personale sanitario ed è caratterizzato da una bassa invasività. Questo perché i campioni di saliva non necessitano di trattamenti particolari a differenza di quanto richiesto dai tamponi odierni».
Una semplicità che secondo i ricercatori avrebbe un alto valore anche in ottica di prevenzione. «Il sistema può essere usato capillarmente su tutto il territorio – continua Tonello – Rappresenterebbe uno strumento importante per la ricerca di nuovi focolai». Salvo contrattempi, il progetto dovrebbe arrivare a conclusione entro un anno. «Stiamo lavorando in circa una decina di persone. Sono coinvolte competenze molto diverse, da ingegneri a biologi oltre ad esperti di misura ed analisi dei dati per verificare la robustezza del test. Ci siamo già trovati davanti a sfide nel campo dell’accuratezza e della sensibilità dei materiali a basso costo. Unendo i risultati raggiunti abbiamo concentrato l’attenzione sulla rilevazione del virus».
Ma l’Università di Padova sta attualmente portando avanti diverse ricerche in ambito Coronavirus, coinvolgendo un gran numero di settori e ricercatori specializzati. Luca Schenato, docente del dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, è referente di uno studio in collaborazione con dell’Università di Bruxelles che mira alla costruzione di un modello matematico per effettuare controlli più precisi per la rilevazione dei positivi. «Molti modelli odierni studiano l’evoluzione dell’epidemia a livello di popolazione, mentre noi lavoriamo a livello di persone o micro comunità – spiega Schenato – Per farlo utilizziamo due informazioni: l’ampiezza della rete di contatti di un soggetto e la positività o negatività di chi già testato al virus. In questo modo siamo in grado di dare un’idea di chi andrebbe testato o messo in quarantena e con che priorità». Un sistema che si ipotizza possa fornire informazioni utili per evitare misure drastiche nel caso si trovassero positivi in aziende o piccole realtà. «Potremmo evitare test a tappeto o chiusure totali, con un indubbio risparmio dal punto di vista economico. Questo significa che un’impresa con dei casi di positività potrebbe non essere costretta alla chiusura totale, ma limitare le restrizioni ad alcuni soggetti o settori. Stiamo ancora sviluppando lo strumento e siamo alla ricerca di contesti reali in cui verificare quando prodotto sulla base dei dati scientifici».
Indagini in corso anche sulla valutazione dell’impatto delle misure di precauzione prese nel cuore della pandemia, in modo particolare sull’uso delle mascherine: «Abbiamo applicato un modello matematico sui dati ufficiali dei casi Covid-19 in Italia per verificare i punti temporali in cui si sono rilevati dei cambiamenti, identificando così le azioni più efficaci – spiega Morten Gram Pedersen, docente e referente dello studio – Abbiamo confrontato regioni che hanno introdotto misure diverse a tempi diversi». Un quadro ampio e complesso, che permette di guardare la pandemia con un occhio più analitico. «Ad esempio abbiamo rilevato come l’obbligo dell’uso o la distribuzione di mascherine nel mese di aprile in alcune regioni coincida con un decrescere dei nuovi casi. Cruciale anche il lockdown di inizio marzo per fermare la crescita esponenziale, ma solo dopo l’introduzione delle mascherine si è registrato una discesa effettivamente rilevante, come ad esempio in Veneto o o Toscana Piemonte.
A confermare la correlazione tra l’introduzione di mascherine e il cambiamento della dinamica dell’epidemia, regioni come Marche e Lazio, che non hanno introdotto le mascherine, non mostrano un’accelerazione della discesa per aprile. Lo studio è disponibile online ed è attualmente sottoposto a revisione. Le conclusioni potrebbero ancora cambiare».
” Sarah Tonello Stiamo parlando di un sensore realizzato con una tecnica utilizzata per l’elettronica stampata