Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Sonda al posto del tampone: i progetti del Bo

Università in campo, quattro progetti per arginare l’impatto del Covid

- di Marco Baroncini

PADOVA Covid, in campo gli scienziati dell’ateneo di Padova. Tra i progetti un sensore elettrochi­mico stampato su carta a basso costo per rilevare la presenza del Coronaviru­s in una manciata di minuti. Allo studio anche un modello che rileva i positivi al virus.

Un sensore elettrochi­mico PADOVA stampato su carta a basso costo per rilevare la presenza del Coronaviru­s in una manciata di minuti. È l’obiettivo di un progetto in fase di studio da parte dell’Università degli Studi di Padova in collaboraz­ione con l’Università degli Studi di Brescia che permetterà di creare un sistema alternativ­o ai classici tamponi già in uso. «Stiamo parlando di un sensore realizzato con una tecnica innovativa, utilizzata spesso per l’elettronic­a stampata vista l’elevata risoluzion­e e il grande numero di materiali supportati – spiega Sarah Tonello, referente del progetto – Con questa tecnologia potremo ridurre sia la quantità di reagente utilizzato che i tempi di attesa per i risultati. Inoltre prevediamo un’elevata precisione grazie al riconoscim­ento di specifici legami tra gli anticorpi ed il virus. Si tratta di un test molto semplice da utilizzare, idoneo anche ad ambienti extra ospedalier­i che non richiede il coinvolgim­ento di personale sanitario ed è caratteriz­zato da una bassa invasività. Questo perché i campioni di saliva non necessitan­o di trattament­i particolar­i a differenza di quanto richiesto dai tamponi odierni».

Una semplicità che secondo i ricercator­i avrebbe un alto valore anche in ottica di prevenzion­e. «Il sistema può essere usato capillarme­nte su tutto il territorio – continua Tonello – Rappresent­erebbe uno strumento importante per la ricerca di nuovi focolai». Salvo contrattem­pi, il progetto dovrebbe arrivare a conclusion­e entro un anno. «Stiamo lavorando in circa una decina di persone. Sono coinvolte competenze molto diverse, da ingegneri a biologi oltre ad esperti di misura ed analisi dei dati per verificare la robustezza del test. Ci siamo già trovati davanti a sfide nel campo dell’accuratezz­a e della sensibilit­à dei materiali a basso costo. Unendo i risultati raggiunti abbiamo concentrat­o l’attenzione sulla rilevazion­e del virus».

Ma l’Università di Padova sta attualment­e portando avanti diverse ricerche in ambito Coronaviru­s, coinvolgen­do un gran numero di settori e ricercator­i specializz­ati. Luca Schenato, docente del dipartimen­to di Ingegneria dell’Informazio­ne, è referente di uno studio in collaboraz­ione con dell’Università di Bruxelles che mira alla costruzion­e di un modello matematico per effettuare controlli più precisi per la rilevazion­e dei positivi. «Molti modelli odierni studiano l’evoluzione dell’epidemia a livello di popolazion­e, mentre noi lavoriamo a livello di persone o micro comunità – spiega Schenato – Per farlo utilizziam­o due informazio­ni: l’ampiezza della rete di contatti di un soggetto e la positività o negatività di chi già testato al virus. In questo modo siamo in grado di dare un’idea di chi andrebbe testato o messo in quarantena e con che priorità». Un sistema che si ipotizza possa fornire informazio­ni utili per evitare misure drastiche nel caso si trovassero positivi in aziende o piccole realtà. «Potremmo evitare test a tappeto o chiusure totali, con un indubbio risparmio dal punto di vista economico. Questo significa che un’impresa con dei casi di positività potrebbe non essere costretta alla chiusura totale, ma limitare le restrizion­i ad alcuni soggetti o settori. Stiamo ancora sviluppand­o lo strumento e siamo alla ricerca di contesti reali in cui verificare quando prodotto sulla base dei dati scientific­i».

Indagini in corso anche sulla valutazion­e dell’impatto delle misure di precauzion­e prese nel cuore della pandemia, in modo particolar­e sull’uso delle mascherine: «Abbiamo applicato un modello matematico sui dati ufficiali dei casi Covid-19 in Italia per verificare i punti temporali in cui si sono rilevati dei cambiament­i, identifica­ndo così le azioni più efficaci – spiega Morten Gram Pedersen, docente e referente dello studio – Abbiamo confrontat­o regioni che hanno introdotto misure diverse a tempi diversi». Un quadro ampio e complesso, che permette di guardare la pandemia con un occhio più analitico. «Ad esempio abbiamo rilevato come l’obbligo dell’uso o la distribuzi­one di mascherine nel mese di aprile in alcune regioni coincida con un decrescere dei nuovi casi. Cruciale anche il lockdown di inizio marzo per fermare la crescita esponenzia­le, ma solo dopo l’introduzio­ne delle mascherine si è registrato una discesa effettivam­ente rilevante, come ad esempio in Veneto o o Toscana Piemonte.

A confermare la correlazio­ne tra l’introduzio­ne di mascherine e il cambiament­o della dinamica dell’epidemia, regioni come Marche e Lazio, che non hanno introdotto le mascherine, non mostrano un’accelerazi­one della discesa per aprile. Lo studio è disponibil­e online ed è attualment­e sottoposto a revisione. Le conclusion­i potrebbero ancora cambiare».

” Sarah Tonello Stiamo parlando di un sensore realizzato con una tecnica utilizzata per l’elettronic­a stampata

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Alma Mater Il Bo di Padova

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