Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Don Enrico: «È urgente una strategia condivisa»
VICENZA Dal 17 agosto sono state diverse le famiglie che, in difficoltà per l’emergenza coronavirus, hanno chiesto al Comune il contributo di 500 euro messo a disposizione nell’ambito del progetto «Ripartiamo». Persone sconosciute ai servizi sociali che, rimaste senza lavoro, sono state costrette a chiedere aiuto. Per la prima volta. Sono le nuove povertà. Il vicino di casa, l’amico, rimasto senza soldi per la spesa, incapace di pagare le bollette, che rischia di rimanere senza casa. E la preoccupazione è soprattutto per l’autunno. Secondo don Enrico Pajarin, direttore della Caritas di Vicenza, «se non ci sarà una ripartenza, se l’economia boccheggerà con conseguenti problemi a livello lavorativo, con i contratti a termine che non verranno più rinnovati, allora bisognerà fronteggiare le richieste di aiuti alimentari e di pagamento di utenze e si arriverà anche ad un’emergenza abitativa». Il riferimento è a «coloro i quali avevano già l’affitto o il mutuo da pagare, utenze ed altri piccoli indebitamenti a cui far fronte: famiglie e lavoratori autonomi, nuovo target di persone che tra marzo e maggio, con l’emergenza coronavirus, sono state in grosse difficoltà per l’approvvigionamento alimentare. In autunno - continua don Enrico ci aspettiamo nuove richieste di aiuto, anche per pagare le bollette e ma pure l’affitto o il mutuo di casa». E a parlare sono i numeri. «Stando ai dati del Comune con il Covid 19 c’è stato un raddoppio delle persone che chiedevano alimenti, di queste il 70% era sconosciuta a servizi sociali ed enti caritativi, insomma nuovi poveri - spiega don Enrico - una quota importante era rappresentata da italiani, spesso con occupazioni precarie o a chiamata, o con un lavoro dipendente ma senza più liquidità, perché in attesa dell’erogazione della cassa integrazione». E anche se persiste il blocco di licenziamenti, di pagamenti di utenze e sfratti esecutivi, di qui ai prossimi mesi la situazione potrebbe precipitare stando al referente della Caritas diocesana, che si aspetta un problema anche abitativo. «C’è già difficoltà, con tante abitazioni all’asta, 800 richieste di case popolari quando ce ne sono 300 di disponibili, e 550 famiglie con uno sfratto in essere», precisa don Enrico. A dare la dimensione della crisi il recente rapporto semestrale sulle aste immobiliari del centro studi Sogeea che