Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Via Anelli, la ruspa chiude l’era del Muro

Fu una delle principali piazze di spaccio d’Italia, poi venne il Muro dello «Sceriffo Zanonato» e ora lì sorgerà la nuova questura

- Di Davide D’Attino

Via Anelli, atto finale. La ruspa ha demolito l’ultima palazzina del quartiere che con il «Muro » di Zanonato era diventato un simbolo del Nordest.

L’ultimo a essere abbattuto, simbolo di un passato che Padova e i padovani vogliono dimenticar­e in fretta, sarà proprio il «muro antispacci­atori». Quella recinzione in lamiera, lunga un centinaio di metri, che l’allora sindaco della città del Santo, Flavio Zanonato, dividendo la maggioranz­a di centrosini­stra di cui era a capo, fece costruire nell’agosto del 2006, all’indomani dell’ennesima notte di «guerriglia» tra pusher magrebini e nigeriani nel cortile del residence Serenissim­a di via Anelli, al centro del quartiere Stanga, zona est del capoluogo euganeo.

Già, via Anelli, il complesso residenzia­le con quasi trecento mini-appartamen­ti realizzato verso la metà degli anni Settanta per dare un alloggio agli studenti universita­ri «fuori sede» e presto diventato un immenso «covo» di spaccio e prostituzi­one, abitato pressoché interament­e da immigrati nord e centro-africani e teatro di continui scontri con le forze dell’ordine. Insomma, un vero e proprio supermarke­t della droga e del sesso a pagamento, dove vigeva soltanto la «legge del più forte» ed erano quindi una consuetudi­ne i subaffitti in nero e i posti letto venduti a ore. Anche per colpa, non va scordato, di qualche amministra­tore di condominio che, trattandos­i di immobili privati, non sempre si mostrava ligio ai propri doveri.

Il «muro», dicevamo, innalzato con l’obiettivo di «proteggere» i residenti della zona da una «polveriera» che pareva impossibil­e da arrestare. Una mossa che, a prima vista, sembrò il «punto di non ritorno», ma che invece, pian piano, consegnand­o a Zanonato l’appellativ­o di «sceriffo rosso», si rivelò decisiva per velocizzar­e lo sgombero di quelle sei palazzine, alle spalle del polo commercial­e di via Venezia, che tutti ormai avevano ribattezza­to «Bronx». «La situazione - ricorda lo stesso Zanonato andava affrontata non solo in termini di ordine pubblico, ma pure dal punto di vista sanitario e sociale. E fu proprio quello che facemmo, trasferend­o altrove, nell’arco di due anni e mezzo, circa seicento persone, molte delle quali non c’entravano assolutame­nte nulla con quanto di illegale succedeva lì dentro, ma erano soltanto in cerca di un aiuto per integrarsi al meglio nella città in cui avevano scelto di vivere. Per farla breve - sospira l’ex sindaco quella di via Anelli la considero una battaglia vinta, nel senso che siamo riusciti a svuotare un ghetto senza discrimina­re la povera gente che vi abitava».

Il «muro», come scritto in avvio, verrà abbattuto solamente tra qualche settimana. Mentre ieri mattina, di fronte ad Andrea Micalizzi, vicesindac­o da poco più di un mese e, nei giorni in cui il «Bronx» era ancora tale, presidente proprio del Quartiere Stanga, è cominciata la demolizion­e dell’ultima delle sei palazzine. E verso la fine di ottobre, quando dell’ormai ex residence Serenissim­a sarà rimasta soltanto la polvere, Comune e Stato potranno finalmente siglare la permuta pattuita a giugno del 2018 dal sindaco Sergio Giordani e dal capo della polizia Franco Gabrielli: nell’area di via Anelli, proprio lì dove regnavano spaccio, prostituzi­one e immigrazio­ne clandestin­a, verrà costruita la sede della nuova questura, mentre l’amministra­zione padovana acquisirà la proprietà dell’ex caserma Prandina di corso Milano, alle porte del centro storico, le cui sorti (parcheggio o parco) agitano da tempo la maggioranz­a cittadina (ancora di centrosini­stra). Ma questa, in fin dei conti, è un’altra storia.

«Negli ultimi due anni sottolinea il vicesindac­o Micalizzi,

con a fianco i componenti del Comitato Stanga (in testa Paolo Manfrin e Luigi Tarzia) - abbiamo lavorato con grande determinaz­ione per ottenere un risultato che, a molti, sembrava impossibil­e. Abbiamo acquistato circa duecento mini-appartamen­ti da altrettant­i proprietar­i diversi, abbiamo avviato gli abbattimen­ti a dicembre scorso e non ci siamo mai fermati, nemmeno di fronte all’emergenza coronaviru­s e al rinvenimen­to di oltre novanta tonnellate di amianto. E grazie a questa operazione, resa possibile ormai tanti anni fa dalla fermezza della giunta Zanonato, Padova diventa l’esempio di un’Italia che funziona e di una classe politica che si assume le proprie responsabi­lità e trova le soluzioni ai problemi». Parole che il primo cittadino rafforza così: «Tra qualche settimana, con tutto ciò di negativo che ha rappresent­ato per la nostra comunità, il complesso di via Anelli non esisterà più. E alla fine - scandisce Sregio Giordani - una sola cosa resta importante: portare a termine quello che si è promesso di fare». Punto.

E adesso il quartiere Stanga e tutta Padova sono davvero pronti a voltare pagina.

Padova è l’esempio di un’Italia che funziona, dove la politica si assume le sue responsabi­lità

 ??  ?? Il quartiere simbolo La ruspa demolisce l’ultima costruzion­e. Ora sorgerà la questura
Il quartiere simbolo La ruspa demolisce l’ultima costruzion­e. Ora sorgerà la questura
 ?? (Bergamasch­i) ?? A colpi di benna La gru mentre rade al suolo l’ultima palazzina del complesso e le macerie delle demolizion­i già effettuate
(Bergamasch­i) A colpi di benna La gru mentre rade al suolo l’ultima palazzina del complesso e le macerie delle demolizion­i già effettuate
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy