Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Via Anelli, la ruspa chiude l’era del Muro
Fu una delle principali piazze di spaccio d’Italia, poi venne il Muro dello «Sceriffo Zanonato» e ora lì sorgerà la nuova questura
Via Anelli, atto finale. La ruspa ha demolito l’ultima palazzina del quartiere che con il «Muro » di Zanonato era diventato un simbolo del Nordest.
L’ultimo a essere abbattuto, simbolo di un passato che Padova e i padovani vogliono dimenticare in fretta, sarà proprio il «muro antispacciatori». Quella recinzione in lamiera, lunga un centinaio di metri, che l’allora sindaco della città del Santo, Flavio Zanonato, dividendo la maggioranza di centrosinistra di cui era a capo, fece costruire nell’agosto del 2006, all’indomani dell’ennesima notte di «guerriglia» tra pusher magrebini e nigeriani nel cortile del residence Serenissima di via Anelli, al centro del quartiere Stanga, zona est del capoluogo euganeo.
Già, via Anelli, il complesso residenziale con quasi trecento mini-appartamenti realizzato verso la metà degli anni Settanta per dare un alloggio agli studenti universitari «fuori sede» e presto diventato un immenso «covo» di spaccio e prostituzione, abitato pressoché interamente da immigrati nord e centro-africani e teatro di continui scontri con le forze dell’ordine. Insomma, un vero e proprio supermarket della droga e del sesso a pagamento, dove vigeva soltanto la «legge del più forte» ed erano quindi una consuetudine i subaffitti in nero e i posti letto venduti a ore. Anche per colpa, non va scordato, di qualche amministratore di condominio che, trattandosi di immobili privati, non sempre si mostrava ligio ai propri doveri.
Il «muro», dicevamo, innalzato con l’obiettivo di «proteggere» i residenti della zona da una «polveriera» che pareva impossibile da arrestare. Una mossa che, a prima vista, sembrò il «punto di non ritorno», ma che invece, pian piano, consegnando a Zanonato l’appellativo di «sceriffo rosso», si rivelò decisiva per velocizzare lo sgombero di quelle sei palazzine, alle spalle del polo commerciale di via Venezia, che tutti ormai avevano ribattezzato «Bronx». «La situazione - ricorda lo stesso Zanonato andava affrontata non solo in termini di ordine pubblico, ma pure dal punto di vista sanitario e sociale. E fu proprio quello che facemmo, trasferendo altrove, nell’arco di due anni e mezzo, circa seicento persone, molte delle quali non c’entravano assolutamente nulla con quanto di illegale succedeva lì dentro, ma erano soltanto in cerca di un aiuto per integrarsi al meglio nella città in cui avevano scelto di vivere. Per farla breve - sospira l’ex sindaco quella di via Anelli la considero una battaglia vinta, nel senso che siamo riusciti a svuotare un ghetto senza discriminare la povera gente che vi abitava».
Il «muro», come scritto in avvio, verrà abbattuto solamente tra qualche settimana. Mentre ieri mattina, di fronte ad Andrea Micalizzi, vicesindaco da poco più di un mese e, nei giorni in cui il «Bronx» era ancora tale, presidente proprio del Quartiere Stanga, è cominciata la demolizione dell’ultima delle sei palazzine. E verso la fine di ottobre, quando dell’ormai ex residence Serenissima sarà rimasta soltanto la polvere, Comune e Stato potranno finalmente siglare la permuta pattuita a giugno del 2018 dal sindaco Sergio Giordani e dal capo della polizia Franco Gabrielli: nell’area di via Anelli, proprio lì dove regnavano spaccio, prostituzione e immigrazione clandestina, verrà costruita la sede della nuova questura, mentre l’amministrazione padovana acquisirà la proprietà dell’ex caserma Prandina di corso Milano, alle porte del centro storico, le cui sorti (parcheggio o parco) agitano da tempo la maggioranza cittadina (ancora di centrosinistra). Ma questa, in fin dei conti, è un’altra storia.
«Negli ultimi due anni sottolinea il vicesindaco Micalizzi,
con a fianco i componenti del Comitato Stanga (in testa Paolo Manfrin e Luigi Tarzia) - abbiamo lavorato con grande determinazione per ottenere un risultato che, a molti, sembrava impossibile. Abbiamo acquistato circa duecento mini-appartamenti da altrettanti proprietari diversi, abbiamo avviato gli abbattimenti a dicembre scorso e non ci siamo mai fermati, nemmeno di fronte all’emergenza coronavirus e al rinvenimento di oltre novanta tonnellate di amianto. E grazie a questa operazione, resa possibile ormai tanti anni fa dalla fermezza della giunta Zanonato, Padova diventa l’esempio di un’Italia che funziona e di una classe politica che si assume le proprie responsabilità e trova le soluzioni ai problemi». Parole che il primo cittadino rafforza così: «Tra qualche settimana, con tutto ciò di negativo che ha rappresentato per la nostra comunità, il complesso di via Anelli non esisterà più. E alla fine - scandisce Sregio Giordani - una sola cosa resta importante: portare a termine quello che si è promesso di fare». Punto.
E adesso il quartiere Stanga e tutta Padova sono davvero pronti a voltare pagina.
Padova è l’esempio di un’Italia che funziona, dove la politica si assume le sue responsabilità