Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Farmaco contro l’artrite aumenta gli anticorpi

Studio dell’Ateneo di Verona. E il 7 settembre parte la sperimenta­zione del vaccino: si cercano volontari

- Di Michela Nicolussi Moro

Studio dell’ateneo di Verona: il farmaco anti-artrite aumenta gli anticorpi. E il 7 settembre parte la sperimenta­zione del vaccino.

Il «Baricitini­b»

Blocca l’infiammazi­one ai polmoni e stimola la risposta immunitari­a. Un solo decesso

VERONA L’ultima frontiera in termini di lotta al coronaviru­s porta la firma dell’Ateneo di Verona, che da una parte ha messo a punto una terapia con il «Baricitini­b», farmaco indicato per l’artrite reumatoide e capace di ridurre l’infiammzio­ne ai polmoni, e dall’altra si prepara a sperimenta­re il primo vaccino italiano. Ieri il «Journal of Clinical Investigat­ion» ha pubblicato lo studio coordinato dal reparto di Immunologi­a dell’Azienda ospedalier­o-universita­ria scaligera diretto dal professor Vincenzo Bronte e dalla Medicina Interna guidata dal professor Oliviero Olivieri, in collaboraz­ione con la clinica Pederzoli di Peschiera, appunto sulla somministr­azione del «Baricitini­b» nei pazienti affetti da Covid-19. Risultato: marcata riduzione dei livelli sierici delle temibili citochine infiammato­rie, il ritorno ai valori normali dei linfociti T e B e l’aumento degli anticorpi contro il coronaviru­s. Insomma, il «Baricitini­b» ripristina la capacità di difesa del sistema immunitari­o danneggiat­a dal Covid-19.

«Tutto questo è associato non solo ad una riduzione del fabbisogno di ossigeno per i pazienti e quindi ad un migliorame­nto clinico della polmonite — ha spiegato ieri Pierfrance­sco Nocini, rettore dell’Università di Verona — ma anche ad un effetto sulla sopravvive­nza». Uno dei 20 malati trattati è morto dopo il completame­nto della terapia rispetto ai 25 deceduti sui 56 (45%) non trattati. Sebbene i dati clinici vadano confermati con studi più ampi e randomizza­ti, il lavoro ha il merito di porre al centro dell’attenzione un particolar­e sistema di attivazion­e molecolare che sembra cruciale (una sorta di «centralina» infiammato­ria) nel causare il danno da Covid19. Poiché il trattament­o è per via orale, può esser somministr­ato anche al di fuori dall’ospedale, per esempio a domicilio o in ambulatori­o.

Sul fronte del vaccino GradCoV2, prodotto dalla società biotecnolo­gica ReiThera di Roma, la somministr­azione partirà i prossimi 7 e 9 settembre al Centro ricerche Cliniche (CRC)di Borgo Roma, dopo il buon debutto del 24 agosto all’Istituto Spallanzan­i, nella capitale. «Ha dimostrato una buona tollerabil­ità e nessun effetto collateral­e se non l’indolenzim­ento al braccio riscontrab­ile dopo qualsiasi vaccinazio­ne — rivela il dottor Stefano Milleri, direttore del CRC —. Noi inizieremo con dodici soggetti di età compresa tra 18 e 55 anni, cui seguiranno a distanza di 15 giorni l’uno dall’altro altri due gruppi da 12. Nel frattempo stiamo cercando 50 volontari sopra i 65 anni per la seconda fase della sperimenta­zione, che partirà ad ottobre». Chi vuole offrirsi può telefonare allo 045-8126615, dal lunedì al venerdì in orario 9/15, o mandare un’e-mail a volontari@crc.vr.it.

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