Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Lido, l’orgoglio sul red carpet e l’appello del Leone Tilda
Le star, il primo tappeto rosso, i direttori uniti sul palco: è partita l’edizione più coraggiosa
VENEZIA Le star, il primo red carpet, i direttori uniti sul palco: è partita al Lido la Mostra del Cinema più coraggiosa. L’appello di Tilda Swinton, che ha ricevuto il Leone d’oro alla carriera: «Che bella Venezia senza grandi navi».
Aperta e pronta a spiccare il volo. E se l’anno è quello che è, l’edizione è già stata definita un «miracolo» dalla presidente di giuria Cate Blanchett, arrivata ieri al Lido per illuminare con la sua presenza la 77esima Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia. Dal palco della cerimonia inaugurale, un messaggio di speranza al cinema (e al mondo) che riparte anche da qui. E un fendente in punta di fioretto di Tilda Swinton, premiata col Leone d’oro alla carriera, che nel discorso di ringraziamento ha scansato con un gesto le grandi navi: «Venezia è così bella, finalmente libera dalle navi da crociera». Lei, membro di Venetian Heritage, fondazione che cura e restaura il patrimonio artistico veneziano sotto la guida di Toto Bergamo Rossi, si è esposta così a lanciare il suo messaggio: «E, grazie per il mio leone con le ali. Il miglior dispositivo di protezione personale per l’anima che possa immaginare. Viva Venezia! Cinema cinema cinema! Wakanda forever!».
Il cinema riparte - anche da qui. Dal red carpet che non può essere il red carpet delle serate più glamour, ma che riserva qualche guizzo che esce furtivo da una mascherina, da un abito o dall’apparizione della coppia Marracash-Elodie: «È ora di ricominciare», dice il rapper. «Sono emozionata e orgogliosa», gli fa eco lei, in un tubino lamé. Ma il cinema riparte anche dalla foto dei sette direttori dei più importanti festival del cinema che per la prima volta sono saliti insieme sul palco di Venezia: oltre ad Alberto Barbera, Thierry Fremaux, del Cannes Film Festival, Lili Hinstin, del
Locarno Film Festival, Vanja Kaludjercic, dell’International Rotterdam Film Festival, Karel Och del Film Festival Karlovy Vary, Jose’ Luis Rebordinos del San Sebastian International Film Festival, Carlo Chatrian del Berlin International
Film Festival. insieme a Tricia Tuttle direttrice del London Film Festival (assente alla cerimonia), hanno redatto un documento in segno di supporto a tutte quelle manifestazioni cinematografiche che hanno dovuto cancellare l’edizione 2020, letto nel corso della cerimonia.
E che la Mostra sia da sostenere lo dicono anche i politici. Sia chi c’era, sia chi non c’era. Tra i presenti il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, secondo il quale «da Venezia riparte un segnale globale e internazionale sul cinema, un segnale importante. Come stiamo facendo qui, bisogna rispettare le distanze, usare tutte le precauzioni. È qualcosa di faticoso ma si può fare, ripartire si può ed è indispensabile». Come il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, sul red carpet con la moglie: «Dal Lido di Venezia un segnale di ripartenza per l’Italia e per il mondo intero». E lo fa anche il presidente della Regione, Luca Zaia, assente alla cerimonia ma presente nell’idea di supportare la Biennale: «Il protocollo per
mettere tutti in sicurezza l’ho fatto io. Va sostenuta perché è un evento unico nel suo genere, dobbiamo essere orgogliosi di questa Mostra che è una delle due più importanti al mondo». Parole che scorrono, come la serata, resa inevitabilmente più asciutta dalle mancanze (due sezioni in meno e la Vr senza giuria in presenza) dal protocollo sanitario e probabilmente dall’impronta del neo presidente Roberto Cicutto, uomo di cinema. Rientra in uno dei momenti più alti della cerimonia sicuramente l’inizio, con l’omaggio a Ennio Morricone della Roma Sinfonietta, diretta dal figlio, il Maestro Andrea Morricone che ha eseguito Il tema di Deborah, composta per la colonna sonora del film C’era una volta in America (1984) di Sergio Leone. Mentre i musicisti suonavano, sul palco scorrevano le immagini del film, da New York all’Excelsior, con la famosa cena organizzata da De Niro per conquistare il cuore di Elizabeth McGovern e inevitabile è arrivata la standing ovation per il maestro. Spigliata la madrina, Anna Foglietta, chiamata a misurarsi sul palco con due giganti della recitazione come Swinton e Blanchett. Dovuto il ringraziamento di Barbera all’ex presidente Paolo Baratta, «che ha fatto della Biennale una delle più prestigiose istituzioni al mondo». E al neo presidente, Cicutto, al quale ha augurato «di poter svolgere il suo ruolo con altrettanta lungimiranza e visionarietà». Un’ora esatta di discorsi e via col film d’apertura, Lacci di Daniele Luchetti, fuori concorso, una storia di famiglia nell’inferno di tradimenti e risentimenti con Laura Morante, Luigi Lo Cascio, Adriano Giannini e Linda Caridi presenti in sala. Due parole sulle mise: si è andati da Foglietta in blu e verde Armani privé, all’abito scultura dell’attrice Beatrice Schiaffino realizzato da Antonia Sautter. Un omaggio a Venezia che ha messo un po’ in difficoltà la security: «Ma come fa a sedersi in sala?». Tra gli ospiti anche Sandra Milo col compagno veneto Alessandro Rorato, che sul red carpet. Tutti ligi con le mascherine, anche se a qualcuno si è dovuto ricordare di metterla. La più anticonformista Swinton, che ha coperto il viso con una maschera d’oro. Non omologata.