Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

La procura indaga per omicidio colposo La tesi di Zaia confutata dagli avversari politici: «Nel 2018 il primo morto»

Acquisita la relazione della Regione, ma ancora nessun nome. Infuria la polemica politica sulle responsabi­lità

- A.Pri.

VERONA La procura di Verona, che coordina il lavoro dei Nas impegnati a far luce sulla vicenda del Citrobacte­r che avrebbe causato la morte di quattro bambini nel reparto di terapia intensiva neonatale di Borgo Trento, ha formalizza­to un’ipotesi di reato: ora si indaga per la violazione dell’articolo 590 sexies, che punisce la «responsabi­lità colposa per morte o lesioni personali in ambito sanitario».

In pratica si ipotizza un omicidio colposo (plurimo, visto il numero delle vittime) con responsabi­lità «per imprudenza o imperizia» che vanno ricercate tra il personale che - almeno all’epoca operava nell’ospedale di Verona.

Il procurator­e Angela Barbaglio spiega che al momento ancora nessuno è stato iscritto nel registro degli indagati. «Abbiamo acquisito la relazione della Commission­e ispettiva dalla Regione Veneto, con la quale siamo sempre stati in contatto. Le conclusion­i verranno confrontat­e con il materiale finora raccolto dai carabinier­i del Nas, che hanno già ottenuto le cartelle cliniche dei bambini». Il capo della procura scaligera ha affidato l’inchiesta alla sostituta Diletta Schiaffino. «Il nostro compito - conclude - è capire se ci siano delle responsabi­lità penali per quanto accaduto».

Ben diverso dal ruolo dei magistrati, è quello della politica. Ieri il governator­e Luca Zaia è intervenut­o molto duramente: «La Regione ha saputo di questa storia dagli articoli di giornale. Ufficialme­nte il dg dell’Azienda ospedalier­a Francesco Cobello è stato informato il 3 maggio, mentre l’assessore Lanzarin il successivo 11 giugno. In seguito ho scoperto che questa vicenda si trascinava da mesi. L’infezione negli ospedali possono capitare, ma è anomalo che non vengano risolte nell’arco di così tanto tempo».

Zaia ieri si è rivolto direttamen­te alle famiglie delle piccole vittime: «Non c’è modo di ripagarle per la tragedia che hanno vissuto, ma è giusto che abbiano giustizia».

Infine, il governator­e sembra anticipare la possibilit­à che scattino i primi provvedime­nti disciplina­ri: «Incontrerò il direttore generale e successiva­mente assumerò le decisioni che sono tra le prerogativ­e del presidente della Regione. Allo stesso tempo, però, con una lettera formale ho chiesto a Cobello di assumere tutte le iniziative dovute e che riterrà necessarie nei confronti dei dipendenti dell’azienda ospedalier­a».

Ma non si placa la polemica. La deputata veronese del Partito democratic­o, Alessia Rotta, attribuisc­e a Zaia «dichiarazi­oni surreali: nel tentativo di scaricare ogni responsabi­lità denuncia di aver scoperto la vicenda dai giornali e che non si tratta di dipendenti regionali. Come se i vertici della sanità veneta non avessero voce in capitolo nella gestione degli ospedali». Infine, l’affondo: «In due anni, l’amministra­zione non ha mosso un dito per capire cosa stesse accadendo e non è intervenut­a quando aveva il dovere di farlo. Adesso, dichiarare che la responsabi­lità è esclusivam­ente imputabile all’Azienda ospedalier­a è vergognoso».

Accuse anche dal movimento «Il Veneto che Vogliamo», che sostiene il candidato del centrosini­stra Arturo Lorenzoni: «Di fronte a 96 bambini contagiati non possiamo accettare l’ormai noto refrain di Zaia che “non sapeva”, “non era stato informato”... La responsabi­lità politica della sanità veneta è del presidente della Regione che non può esimersi dal dare risposta alle mamme dei bambini contagiati, agli utenti dell’ospedale e a tutti cittadini veneti».

E la consiglier­a del Pd Anna Maria Bigon, conclude: «Zaia dice che ha saputo della vicenda a giugno ma la prima vittima è del novembre 2018. Non è assolutame­nte credibile. E non può ogni volta alzare le mani e ripetere come un disco rotto lo stesso ritornello “Porto le carte in procura”».

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