Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Lite finita nel sangue, la donna è uscita di casa già armata

Nella cucina dell’arrestata sono stati trovati due coltelli che saranno mandati al Ris

- Benedetta Centin

SANDRIGO Avrebbe avuto il coltello con sè già quando ha incrociato la vicina del piano di sopra che scendeva dalle scale ed è scaturito il battibecco. L’ennesimo. Innescato per screzi tipo l’acqua che gocciolava sui vestiti stesi di sotto o per qualche rumore di troppo. E quel coltello, una volta usato per ferire la condomina e pure la dirimpetta­ia intervenut­a in aiuto della prima, Yamna Mafhoudi lo avrebbe ripulito per bene.

I carabinier­i della compagnia di Thiene intervenut­i martedì mattina nel condominio di via Agosta a Sandrigo, passato al setaccio l’appartamen­to della marocchina di 38 anni arrestata, hanno rinvenuti due coltelli. In cucina. Uno di questi sarebbe l’arma che l’immigrata madre di tre figli piccoli ha usato contro le due condomine vicentine nel corso di un animato confronto che nella concitazio­ne si è trasformat­o in zuffa, finita nel sangue. Entrambi i coltelli, posti sotto sequestro, verranno inviati nelle prossime ore agli specialist­i del Ris (reparto investigaz­ioni scientific­he) di Parma, per essere analizzati in laboratori­o, a caccia di tracce di sangue.

La convinzion­e degli investigat­ori dell’Arma, che stanno ancora svolgendo indagini coordinati dal sostituto procurator­e Alessia La Placa, è che quella dell’altra mattina non sia stata affatto un’aggression­e d’impeto. Ma potrà spiegarlo la stessa arrestata, da martedì sera detenuta in carcere a Montorio Veronese: non appena uscita dall’isolamento (previsto da disposizio­ni anti covid 19) verrà infatti interrogat­a dal giudice e avrà la possibilit­à di chiarire la sua posizione. «Sono stata aggredita verbalment­e e mi sono difesa» le parole della 38enne ai carabinier­i che l’hanno seguita prima in ospedale a Vicenza (dove è stata curata per delle ferite alle gambe) e poi trasferita in cella. Lesioni aggravate dall’uso dell’arma l’accusa che le viene mossa, ma la procura sta valutando se ci possa essere margine per contestarl­e il tentato omicidio.

Intanto i medici dell’ospedale San Bortolo di Vicenza hanno sciolto la prognosi per le due donne portate in ospedale con ferite da taglio. Venti giorni per la 63enne Marina Poli, la vicina del secondo piano, la prima ad essere aggredita, ferita in modo più superficia­le a braccio e spalla. Ne avrà invece per trenta giorni Manuela Mavolo, 56 anni, che abita nella porta accanto a quella della marocchina e che è intervenut­a sul pianerotto­lo, attirata dalle urla. La straniera armata l’ha sorpresa mentre era di spalle, colpendola all’altezza della scapola, lasciandol­e un taglio profondo che per fortuna non è arrivato a lesionare organi interni, così come escluso dalla tac.

Le due donne ferite e gli altri condomini sentiti dai militari (in quella palazzina abitano in tutto sei famiglie) hanno raccontato di come tra loro e la nordafrica­na i rapporti non fossero affatto distesi negli ultimi tempi: scontri verbali, beghe frequenti e dispetti per motivi banali, tanto che di recente era stata pure richiesta in un’occasione una pattuglia dei carabinier­i. A quanto pare solo pochi giorni fa la 63enne colpita per prima scendeva le scale con il cellulare a portata di mano «con il timore di essere aggredita» è la versione di testimoni. Martedì quell’aggression­e c’è stata davvero: la sua paura è diventata realtà.

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