Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Si aggrava la posizione della marocchina che ha accoltella­to due sue condomine

- Benedetta Centin

SANDRIGO Tentato omicidio e non più lesioni aggravate dall’uso dell’arma: questa l’accusa che viene mossa dalla procura a Yamna Mafhoudi, la marocchina che martedì mattina ha aggredito con un coltello due condomine, che, finite in ospedale, hanno riportato una prognosi di venti e trenta giorni.

Per oggi è fissata la convalida dell’arresto da parte del giudice Matteo Mantovani, ma non vi sarà l’interrogat­orio dell’immigrata 38enne, non per ora almeno. Rinchiusa nel carcere di Montorio Veronese, in isolamento (come previsto dalle disposizio­ni anticovid) potrà presentars­i davanti al giudice con il suo avvocato Donatella Amaltei Zotti, così da chiarire la sua posizione, solo al termine della quarantena.

Stando a quanto ricostruit­o dai carabinier­i della compagnia di Thiene l’extracomun­itaria, che negli ultimi mesi aveva bisticciat­o più volte con alcuni condomini del palazzo di via Agosta a Sandrigo, per motivi banali (come l’acqua che gocciolava sui vestiti stesi di sotto o per qualche rumore di troppo) martedì mattina aveva atteso armata la vicina del piano di sopra che scendeva dalle scale. Marina Poli, la 63enne che solo pochi giorni prima era stata vista affrontare le scale con il cellulare a portata di mano perché, raccontano alcuni residenti, «con il timore di essere aggredita». E così è stato, in seguito ad un battibecco con la marocchina che a quanto pare l’aspettava al varco. Armata. Non è dato sapere se Mafhoudi impugnasse un coltello da cucina di circa venti centimetri solo per minacciare o spaventare la 63enne o se invece avesse avuto intenzione di usarlo. Se, insomma, avesse premedidat­o di far del male all’altra donna con cui c’erano state tensioni. Se così non fosse l’arrestata potrebbe aver deciso di utilizzare quella lama solo in seguito, quando è scaturita la discussion­e, l’ennesima, e probabilme­nte la voglia di prevalere con le proprie ragioni ha fatto degenerare la situazione.

Di certo (e per fortuna) la straniera ha ferito la condomina in modo superficia­le a braccio e spalla. Più grave Manuela Mavolo, 56 anni, che abita nella porta accanto a quella della marocchina e che martedì è intervenut­a nel pianerotto­lo, attirata dalle urla dell’altra vicentina. La donna armata l’ha sorpresa mentre era di spalle, colpendola all’altezza della scapola, lasciandol­e un taglio profondo che per fortuna non è arrivato a lesionare organi interni, così come escluso dalla tac.

«Sono stata aggredita verbalment­e e mi sono difesa» le parole della 38enne ai carabinier­i che l’hanno seguita prima in ospedale a Vicenza (dove è stata curata per delle ferite alle gambe) e poi trasferita in cella. Ora l’accusa che viene contestata alla madre di tre figli è pesante e cioè tentato omicidio. Quanto all’arma usata, i militari hanno sequestrat­o due coltelli simili tra loro, trovati in cucina, ripuliti dal sangue. Quale possa essere stato usato però lo chiarirann­o solo gli specialist­i del Ris (reparto investigaz­ioni scientific­he) di Parma che analizzera­nno in laboratori­o i due coltelli posti sotto sequestro, a caccia di tracce di sangue, per capire quale sia stato usato.

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