Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
In 3500 per un futuro da infermiere
In 3500 ieri a Padova per il test d’ammissione Per quasi tutti il lockdown e le esperienze famigliari sono stati il motore della scelta: «Dovevo farlo»
PADOVA Sono 3.544 i candidati-infermieri (sui 4.040 iscritti iniziali) che ieri mattina hanno riempito i quattro padiglioni della Fiera di Padova per il test di amissione.
PADOVA «La passerò, glielo devo a mio zio Antonio: è morto ad aprile a causa del Coronavirus, ed era il mio primo sostenitore». La frase gli si strozza in gola, e non solo per il fiatone legato alla corsetta fatta dalla stazione a via Tommaseo: Luca è uno dei 3.544 candidati (sui 4.040 iscritti iniziali, nuovo record) che ieri mattina hanno riempito i quattro padiglioni della Fiera di Padova a loro dedicati per svolgere la prova di ammissione ai corsi di laurea delle Professioni Sanitarie.
La storia di questo aspirante infermiere commuove: «Mio zio se n’è andato in 72 ore, e non ho neanche avuto il tempo di salutarlo per l’ultima volta. Avevo già provato a superare il test l’anno scorso, e quando ha scoperto che non ci ero riuscito mi ha invitato a non mollare e a ritentarci. Sono qui per lui, e indirettamente anche per quei negazionisti che negli ultimi giorni sono scesi in piazza affermando che il Covid-19 non esiste: spero che capiscano l’assurdità delle loro azioni e che si ravvedano, perché non auguro a nessuno di soffrire quanto me e i miei parenti».
Non aggiunge altro, semplicemente si inserisce nella lunga ma ordinata fila indiana che si snoda all’esterno del padiglione 7 e in cui si trova anche Giulio, che indossa «i boxer portafortuna che mi ha regalato mia sorella Alessia: lei fa già l’infermiera, e so bene quanto ha dovuto correre e faticare nei mesi dell’emergenza. Mi telefonava appena finiva ogni singolo turno, era stravolta ma nella sua voce sentivo l’orgoglio di chi sapeva che stava facendo il massimo per salvare quanti più malati possibili. È il mio esempio, sarei onorato di poterne seguire i passi a livello lavorativo».
Tra le molte candidate folgorate dai tanto elogiati «angeli in divisa» c’è anche Moussinatou, 21enne originaria del Togo: «Ho sempre voluto fare l’infermiera, ora ancor di più. Non sbagliano a chiamarli eroi, lo sono in tutto e per tutto perché hanno affrontato qualcosa di sconosciuto con una forza di volontà incredibile». Timida ma determinata, la bassanese intende accaparrarsi uno dei 681 posti di Infermieristica messi a disposizione dall’Università di Padova e disseminati non solo all’ombra del Santo ma anche nelle sedi distaccate di Monselice, Mestre, Portogruaro, Rovigo, Treviso, Feltre e Montecchio Precalcino. Col passare dei minuti la coda di candidati aumenta, facendo quasi impallidire gli automobilisti che procedono a rilento sull’imbottigliata via Tommaseo, e tra tante facce tese e preoccupate spicca la voce squillante del vicentino Andrea: «Ho 41 anni e voglio cambiare vita. Ci avevo già provato con ingegneria meccanica e agraria, ora punto tutto sulle Professioni Sanitarie: vedendo all’opera medici e infermieri mi è salito il desiderio di aiutare chi soffre, anche attraverso il volontariato».
Al suo fianco c’è la pordenonese Martina, che ammette: «Il lockdown mi ha dato la possibilità di riflettere a lungo e di capire che dopo sette anni di attesa era giunto il momento di buttarmi: pensavo di non essere all’altezza di fare questo test, ma sono giunta alla conclusione che devo provarci. Lo faccio per salvare me stessa». Il suo obiettivo è quello di entrare a Fisioterapia, al pari del siciliano Federico. Arriva invece dalla Lombardia il 24enne Nicolò, lunghi capelli rasta e un desiderio: «Mi piacerebbe fare Logopedia, sia per passione personale che per gli sbocchi lavorativi. Perché proprio a Padova? È un’ottima università, e poi mi sono rotto di stare a Pavia». Curioso il caso di Zena, solare ragazza veronese che sogna di aggiudicarsi uno dei 30 posti di Dietistica («Ho uno zio obeso, vorrei poterlo aiutare di persona») ed è accompagnata dal suo border collie: «Si chiama Frida, e non ho trovato nessuno che potesse tenerla».
L’importante è che non abbia suggerito...
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Il candidato
Mio zio se n’è andato in 72 ore, e non ho neanche avuto il tempo di salutarlo per l’ultima volta. Sono qui per lui e anche per quei negazionisti scesi in piazza